Le startup e le diverse definizioni per il mercato mondiale. Perché si chiamano così ed in quale conviene investire?

Unicorni, conigli e scarafaggi. Non siamo nel set del nuovo film di Harry Potter, ma il processo di crescita e dei finanziamenti delle startup ha comunque qualcosa di magico. Ma facciamo un passo indietro, spiegando cosa si intende e da dove nascono questi nomi.

Chi sono gli unicorni?

La prima volta che è stato usato il termine unicorno è stato nel novembre del 2013 da Aileen Lee, una investitrice professionale statunitense. Viene definita come unicorno una startup che raggiunge un valore di un miliardo di dollari senza aver raggiunto ancora la quotazione in Borsa. In genere meno del 10% delle startup rimane in vita, e di questa piccola percentuale, forse una su mille diventerà miliardaria prima dell’IPO. Quasi come una visione magica: un unicorno, appunto. Dopo milioni e milioni di finanziamenti alla ricerca della creatura mitologica, qualcosa si è rotto dopo il 2015: durante i primi mesi gli analisti hanno cominciato a rivedere le proprie posizioni, lasciando scemare l’entusiasmo che si era venuto a creare attorno agli unicorni, complici le valutazioni troppo abbondanti di quelle appena messe sul mercato (Dropbox, ad esempio). Il tempo degli unicorni è finito. Dal sogno alla realtà fino alla concretezza: è il momento di conigli e scarafaggi.

“Oggi tutto si basa sulla capacità di affrontare la tempesta. L’unicorno è un animale mitico, mentre lo scarafaggio è capace di sopravvivere anche a una guerra nucleare”.

2016, Tim McSweeney, direttore di Restoration Partners

L’ascesa delle startup conigli

Il 2016 è stato l’anno dei conigli, in inglese rabbit: acronimo di Real Actual Business Building Interesting Tech. Corrispondono ad aziende più concrete, specialmente nell’immediato, e che non abbiano l’aspirazione di diventare il nuovo Facebook o Google ad ogni costo. La sensazione comune era che molti unicorni rischiassero di diventare una bolla e che non ci fosse molto spazio per una nuova serie di startup capaci di rivoluzionare il mercato. Da unicorni a conigli, il passo è breve. Poi arrivano gli scarafaggi, e la metamorfosi kafkiana è completa.

 

“La strada più sicura per il successo è essere gli scarafaggi del mondo aziendale”.

2008, Paul Graham, Y Combinator

Gli imprenditori preferiscono le startup scarafaggio?

Per una startup, così come nella vita, è necessario sapersi adattare ai cambiamenti il più velocemente possibile. Si cerca una nuova azienda che resista alle condizioni di mercato avverse ed agli scenari pessimisti. Come uno scarafaggio. Si spende meno, si risparmia di più. Non arriveranno a valere un miliardo di euro? Amen. I dipendenti non guadagneranno migliaia e migliaia di euro, ma crederanno fortemente nel progetto. Il passo più lungo della gamba non esiste per gli scarafaggi, hanno le zampe piccole: piccoli passi per la sopravvivenza. Umiltà e risparmio possono permettere ad una startup di superare periodi di magra e non cadere tra le braccia delle crisi economiche.

L’esempio di Airbnb

La pandemia ha colpito anche gli ex unicorni. La crisi del settore travel, causata dal Covid-19, ha messo in ginocchio Airbnb. L’azienda californiana, oltre a rimandare l’IPO, è stata costretta a licenziare circa 1.900 dipendenti, il 25% del personale. “Stiamo vivendo tutti una delle più drammatiche crisi della nostra vita e i suoi sviluppi hanno portato a uno stop dei viaggi internazionali”, ha scritto Chesky ai dipendenti. “L’attività di Airbnb ha subito un forte impatto e i ricavi di quest’anno, alle stime attuali, saranno meno della metà di quelli del 2019″.
Più è grande l’azienda, più fa rumore la caduta.