Il work life balance non è un “vezzo” dei lavoratori, ma innanzitutto un fatto di salute: per il 66% degli italiani l’equilibrio tra lavoro e vita privata è al primo posto tra gli aspetti più apprezzati in un’azienda
Prima che scoppiasse la pandemia era più raro sentir parlare di work life balance mentre oggi, dopo il lockdown e le esigenze di contenimento e distanziamento sociale, il tema è assolutamente all’ordine del giorno. Lo smart working, d’altronde, a partire dallo scorso anno e ancora oggi, ha contribuito ad alterare il fondamentale equilibrio vita privata-lavoro e reso sempre più labile quel confine tra tempo dedicato alle attività professionali e non.
In tanti casi, in effetti, quell’equilibrio è stato completamente distrutto, con diverse persone che hanno avuto seri problemi nello “staccare” e disconnettersi dai dispositivi tecnologici. In tanti altri, invece, quella dello smart working è stata una svolta in termini di flessibilità, con ricadute positive anche proprio sulla gestione del proprio privato.
Quella del lavoro agile è infatti una soluzione che piace a molti(ssimi), e c’è da dire che la chiusura degli uffici e questo ricorso alle tecnologie ha distribuito competenze digitali un po’ dappertutto – soprattutto lì dove il personale ne era meno fornito, come negli uffici delle PA – e che in tanti, oggi, non tornerebbero in ufficio ogni santo giorno.
Ad ogni modo, comunque, tra le esigenze più impellenti di un lavoratore, oltre che maggiormente ricercate, c’è proprio lui: il work life balance. L’indagine 2021 di Randstad sull’employer branding, addirittura, rileva che questo è l’aspetto prioritario nella scelta di un’azienda per ben il 66% dei lavoratori italiani. D’altronde questo equilibrio gioca un ruolo davvero molto importante – ma fin troppo spesso sottovalutato – per quanto riguarda la nostra salute: secondo alcuni recenti studi orari di lavoro prolungati sarebbero associati ad un più elevato rischio di insorgenza di patologie cardiache.
Work life balance: cos’è e perché è fondamentale per i lavoratori
Il work life balance, termine inglese, non è altro che la condizione quotidiana di equilibrio tra lavoro e vita privata: in poche parole, più riusciamo a far convivere felicemente e serenamente il tempo dedicato alle attività professionali con quello dedicato alle attività private, meglio stiamo. Fino a ieri – professionisti (parzialmente) esclusi – c’era un confine ben netto tra il proprio lavoro e il proprio privato: lo rappresentava bene la timbratura del cartellino, che segnava lo scadere dell’orario d’ufficio. Poi sono arrivate la pandemia e lo smart working, con le loro conseguenze proprio sull’equilibrio tra lavoro e vita privata: sia il tempo che lo spazio di lavoro hanno subito una vera e propria rivoluzione.
Una rivoluzione che è stata in buona parte positiva, ma le cui conseguenze negative hanno intaccato in primis proprio il work life balance. Questo è al primo posto tra gli aspetti più apprezzati in un’azienda per ben il 66% dei lavoratori italiani, i quali sono stati intervistati proprio in occasione dell’indagine 2021 di Randstad sull’employer branding. Ciò che ne è emerso è che l’equilibrio lavoro-vita privata è particolarmente caro a dipendenti e professionisti del Belpaese: la percentuale italiana è infatti superiore anche alla media europea (60%). Gli europei, in generale, prestano maggiore attenzione ad altri aspetti come una buona retribuzione e benefit interessanti (67%) e all’atmosfera piacevole sul posto di lavoro (64%): una differenza dovuta anche al fatto che, secondo gli ultimi dati elaborati dall’Ocse, l’Italia, subito dopo Grecia e Estonia, è il Paese dell’area Euro dove si lavora più ore alla settimana (33, tre ore in più rispetto alla media di 30 ore, e addirittura 7 ore in più rispetto alla Germania).
Ma tornando al report di Randstad, emerge che il work life balance è un aspetto determinante del lavoro soprattutto per le donne (70% di preferenze contro il 62% degli uomini), per i dipendenti con un livello di istruzione alto (laurea o titoli superiori) e per quelli della fascia 18-24 anni, 25-34 anni e 55-64 anni. D’altronde l’equilibrio lavoro-vita privata è innanzitutto importante per la salute: secondo uno studio pubblicato nel 2017 sull’European Heart Journal orari di lavoro prolungati sarebbero associati ad un più elevato rischio di fibrillazione atriale (la forma più comune di aritmia cardiaca).
L’European Journal of Preventive Cardiology, in seguito, ha appurato che esiste una correlazione tra stress da lavoro e patologie cardiache. Per non parlare dell’importanza di un buon work-life balance per la salute mentale: se manca il primo la seconda ne risente, come anche la produttività stessa del lavoratore.
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