Qual è il valore dell’ufficio oggi che, con il sempre più frequente e ordinario ricorso allo smart, hybrid e remote working, lo spazio di lavoro ha assunto connotazioni diverse? In che modo questo spazio, insieme alle diverse modalità con cui viene concepito e costruito, impatta sul benessere e la produttività dei lavoratori? Qual è il suo ruolo oggi, a seguito della rivoluzione post pandemica che ha reso tempo e spazio due dimensioni decisamente più fluide?
«Negli ultimi anni sono molto cambiate le modalità in cui svolgiamo le nostre attività, ma l’ufficio, inteso come luogo di condivisione, resta un punto di riferimento fondamentale, perché è importante per costruire relazioni e socialità tra le persone coinvolte in progetti e attività comuni». Lo spiega a Dealogando Mara Servetto, architetta e designer italiana riconosciuta a livello internazionale e co-founder di Migliore+Servetto, studio di progettazione con sede a Milano che dal 1997 ha sviluppato oltre 600 progetti in 21 differenti nazioni, ottenendo prestigiosi riconoscimenti come tre Compassi d’Oro e tredici Red Dot Design Award.
Lo studio si è recentemente occupato di realizzare i nuovi uffici di LUZ, agenzia di Content Marketing di Milano, che ha infatti da poco inaugurato i nuovi spazi in via Castel Morrone. Spazi che sono stati concepiti seguendo un’idea precisa e con un focus ben delineato: il benessere delle persone. Questo, in un’epoca in cui il dibattito sulla salute dei luoghi di lavoro è fervido e vivace, ma soprattutto si spinge verso limiti mai toccati in precedenza, è stato infatti il “leitmotiv” che ha accompagnato il lavoro degli architetti, oltre all’obiettivo ultimo per quanto riguarda il progetto assegnato da LUZ. Che sulla struttura e progettazione di quegli spazi aveva, fin dal principio, un’idea ben precisa: rendere l’ambiente fisico e sociale – dato che è fatto per le persone – un “terzo educatore” .
Sia il modo in cui viene disegnato un ambiente che i suoi arredi, infatti, suggeriscono e permettono determinati schemi di azioni e comportamenti: come sostiene LUZ, le strutture, la scelta dei materiali e il modo in cui vengono predisposti gli spazi costituiscono quindi un invito all’esplorazione e alla comunicazione con l‘ambiente, diventando parte integrante del processo di sviluppo tanto sociale quanto cognitivo, ma anche relazionale, emotivo e creativo di chi li vive.
Ed è proprio partendo da queste considerazioni che si apre una riflessione, ampia e lungimirante, sul (nuovo) ruolo dell’ufficio alla luce dei contesti – lavorativi, aziendali, sociali ed economici – attuali, e che è possibile maturare una differente visione del lavoro in presenza e una nuova importante consapevolezza: che non sono i luoghi a dare una direzione alle persone, ma sono le persone, con la loro unicità, a sfruttare in modo originale e univoco le potenzialità dei luoghi dando in ultima analisi una direzione a tutto, anche agli spazi.

Ridefinire lo spazio per creare ambienti più vicini alle persone
«La parola chiave è flessibilità: è questa che ci permette di accogliere esigenze specifiche e di cui siamo più coscienti. Come società oggi siamo più coscienti, ad esempio, dell’importanza delle persone: sono loro il perno delle attività delle aziende. Sono i team a contare, team diventati – appunto – molto più flessibili. Oggi non c’è più neanche una scrivania, ci si sposta: è tutto nel nostro portatile o nello smartphone, e la cosa centrale è quindi dare vita a spazi che possano accogliere team di dimensioni ed esigenze differenti». Mara Servetto descrive così questo cambio di prospettiva, e anche l’importanza di mettere a disposizione delle persone uno spazio multifunzionale e aggregabile, quindi un ambiente ricco di elementi che possano rispondere alle esigenze dei diversi processi e attività.
L’architetta è convinta che l’open space non debba aprirsi solo ad una democratizzazione dello spazio in senso strettamente individuale, quindi alla possibilità di tutti di gestirlo e farlo proprio, ma che la vera democratizzazione sia nella possibilità di modificarlo proprio in base alle diverse esigenze dei team e dei ritmi complessivi di lavoro; per questo è importante «disegnare una nuova accoglienza, una nuova ospitalità. Tanto per il singolo, quanto per il gruppo». «Questo concetto si lega al must della flessibilità e dà a quest’ultima qualità emotiva, di materiali, acustica. L’obiettivo è favorire concentrazione e benessere, ma anche stimolare la socialità». E sono state proprio queste, quindi, le linee guida che hanno portato alla definizione degli spazi di LUZ, ripensati in maniera più personale, ovvero come luoghi di lavoro capaci di mettere le persone al centro e di creare le condizioni adatte per stimolare l’innovazione, la creatività, il cambiamento e la crescita.
«Tra noi e LUZ – spiega Servetto – c’è stato un immediato incontro di visioni, come anche una grande sintonia e sinergia rispetto a quelli che avrebbero dovuto essere gli elementi imprescindibili di innovazione, capaci di accompagnare nuovi approcci per il lavoro in presenza e, perché no, una nuova era del management e del rapporto tra manager e dipendenti». È stato fondamentale, infatti, per il lavoro di Migliore+Servetto coinvolgere tutto il team dell’agenzia per capire a fondo esigenze ed aspettative, sia di team che individuali.
«Abbiamo pensato allo spazio di lavoro in maniera diversa, come un luogo di sperimentazione in cui prende vita la creatività e la libertà. Perché è proprio a partire dal contesto che dobbiamo stimolarle», afferma Alice Siracusano, CEO di LUZ. D’altronde lo spazio di lavoro oggi per un brand o una società è innanzi tutto il luogo della consapevolezza, dell’identità e dell’incontro: il posto in cui, anche se i dipendenti (o almeno, quelli a cui viene data la possibilità di farlo) non sono presenti e stanno svolgendo le loro attività da remoto, possono sentirsi al sicuro e ritrovare i valori dell’organizzazione. Se il tema più “inflazionato” e dibattuto negli ultimi tempi è la sostenibilità ambientale, sociale ed economica, di certo agevolare le persone, andare incontro alle loro esigenze e mettergli a disposizione uno spazio “ergonomico” è tra i primi e più importanti passi in questa direzione.
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