Ormai lo smart working, con la pandemia che non dà tregua, sembra non essere più l’opzione ma la regola: il lavoro intelligente, agile, da casa o come lo si voglia chiamare e relativi software sono entrati nella routine di lavoratori e aziende e potrebbero continuare ad esserlo anche quando si sarà ripristinata la tanto desiderata “normalità”. Ma il “lavoro da casa” nasconde delle insidie, come per esempio le modalità di controllo che potrebbero adottare i datori di lavoro. 

In molti apprezzano il lavoro da casa, ritenendolo più pratico e agevole e soprattutto un modello che permette di risparmiare stress e tempo libero, mentre altri pensano abbia portato più carico di lavoro per ciascuno di noi, cancellando la linea netta tra “dentro e fuori l’ufficio”.

In questo lungo periodo c’è stato tutto il tempo di ragionare sulle insidie dello smart working e, tra queste, c’è sicuramente il tema del controllo sul lavoratore da parte dell’azienda, cioè sul suo “monitoraggio” a distanza. Un recente studio legale ha indagato proprio sulle possibilità di controllo dei dipendenti da parte dei datori: l’indagine è stata portata avanti dallo studio Toffoletto De Luca Tamajo specializzato in consulenza e diritto del lavoro e sindacale per le imprese.

Monitorare i dipendenti in smart working, si può?

Nello studio sono state confrontate le normative di 34 Stati in tutto il mondo in tema di geolocalizzazione dei lavoratori subordinati, osservando come parametri le misure richieste dai vari Paesi per installare e usare un sistema di geolocalizzazione dei dipendenti; la possibilità o meno di analizzare quei dati; i rischi per il datore di lavoro in caso di uso illecito dei dati.

Ne emerge che i limiti per il monitoraggio del dipendente sono molto bassi in paesi come Canada, Argentina, Brasile, Cile e Regno Unito, più alti in Nord America, Portogallo, Turchia ed Emirati Arabi e “altissimi” in Italia e nella maggior parte dei paesi europei, oltre che in Israele e Svizzera.

Le principali evidenze dell’indagine registrano che:

  • nel 15% dei Paesi, la geolocalizzazione è possibile con la sola informativa ai dipendenti
  • nel 70% dei Paesi è necessario ottenere il consenso dei dipendenti e/o raggiungere un accordo sindacale (come in Italia)
  • nel 90% dei casi è possibile utilizzare i dati di geolocalizzazione per adottare azioni disciplinari
  • solo nel 26% degli Stati è obbligatoria la disconnessione fuori dall’orario di lavoro.

I software per controllare i dipendenti in smartworking

Di recente la Microsoft ha lanciato un software per il monitoraggio biometrico di chi lavora in smartworking. Sembrerebbe l’ennesima trovata del regime autoritario cinese in tema di controllo. E invece la novità arriva da Redmond, Stati Uniti. Ideato dalla Microsoft, AffectiveSpotlight (in italiano, “riflettore affettivo”) è il sistema di intelligenza artificiale in grado di analizzare i volti degli utenti per quantificare il loro livello di attenzione.

In un primo momento, AffectiveSpotlight potrebbe essere inserito su Teams, la piattaforma di comunicazione e collaborazione integrata di Microsoft. L’intento sarebbe quello di testarlo in occasione di teleconferenze, per consentire al relatore di tenere sotto controllo il grado di concentrazione del pubblico a cui si rivolge.

Il campo di azione di AffectiveSpotlight però è potenzialmente molto più ampio. Lo dimostrano i software di produttività già esistenti, adottati dalle aziende per controllare i dipendenti che lavorano da casa tramite cellulare e computer.

Cosa sono gli strumenti di monitoraggio biometrico

Questi sistemi di controllo altro non sono che sistemi informatici che hanno lo scopo di identificare una persona sulla base delle sue caratteristiche fisiologiche e/o comportamentali. Una delle applicazioni della biometria, cioè della scienza che studia le grandezze biofisiche per identificarne i meccanismi di funzionamento.

Quali caratteristiche esaminano questi strumenti?

  • Fisiologiche: impronte digitali, altezza, peso, iride, sagome della mano e dell’orecchio, tratti del volto.
  • Comportamentali: voce, scrittura, movimento del corpo, battitura della tastiera.

Come funzionano?

  • Confrontano i dati via via acquisiti nel database del sistema tramite algoritmi e sensori di acquisizione di input.
  • Il processo è articolato in 4 fasi: cattura, estrazione, comparazione, match/no match.

 

Come funziona AffectiveSpotlight

Il software della Microsoft quantifica il livello di attenzione di ogni partecipante a una videoconferenza; si basa sulle reti neurali, analizza i cenni del capo, i movimenti di labbra e sopracciglia, i corrugamenti della fronte

A ogni segnale è assegnato un punteggio compreso tra 0 (risposta emotiva nulla) e 1 (risposta emotiva massima). Nei test condotti da Microsoft, solo il 40% dell’audience è stato premiato dall’algoritmo.

 

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Tutto ciò solleva qualche lecito dubbio: fino a che punto il sistema interpreta correttamente le micro espressioni del viso? A un volto poco espressivo corrisponde sempre un grado di attenzione inferiore?

E infine, per monitorare la produttività di un dipendente che lavora da casa è necessario sottoporlo a un controllo così invasivo? Non è forse uno dei pregi dello smart working la possibilità di lavorare per obiettivi, slegandosi dal controllo del datore di lavoro sul tempo dei dipendenti?