Se l’insoddisfazione lavorativa diventa una “malattia”, è importante riconoscerne i sintomi. Cos’è la sindrome da Burnout (e come capire che ci siamo dentro fino al collo)

Non solo stress accumulato e stanchezza ma anche esaurimento emotivo, depersonalizzazione e un sentimento di ridotta realizzazione personale: la Sindrome da Burnout ha diversi volti e in quest’ultimo periodo, per via di tutti gli stravolgimenti di tante nostre abitudini (lavorative), se ne parla sempre più spesso.

Lo #smartworking, d’altronde, ha messo a dura prova tanti professionisti e dipendenti che, chiusi in casa davanti ad un pc, hanno visto le proprie attività triplicare e il proprio orario di lavoro allungarsi fino a non avere più un limite ben definito. Uno studio recente condotto da Sodexo (multinazionale operante nel settore dei servizi per le imprese) in partnership con Harris Interactive su quasi 5mila dipendenti in 8 nazioni – tra cui l’Italia – vede infatti un aumento del 44% di persone che hanno provato sulla propria pelle cosa voglia dire burnout.

Si tratta di una condizione di disagio psico-fisico che, sempre secondo l’indagine, porta ad un calo della produttività per l’85% dei lavoratori: le cause che la fanno scattare possono essere molteplici, come anche le conseguenze. C’è chi viene travolto da un esaurimento nervoso per via dell’impossibilità di portare a termine i numerosi compiti entro le scadenze, chi viene letteralmente “divorato” dall’incertezza della propria condizione lavorativa o, peggio, dall’insoddisfazione.

Sicuramente, però, le fasi di insorgenza di questo disturbo, come anche i suoi sintomi, sono comuni e riconoscibili. Il burnout, infatti, tende a manifestarsi attraverso 4 fasi e si “nasconde” dietro determinati sintomi.

Cos’è il burnout e come si manifesta

Il Burn out, dall’inglese spegnersi-incendiarsi, indica una specifica situazione di esaurimento emotivo che colpisce i lavoratori e che conduce ad una diminuzione delle capacità professionali, oltre ad un forte disagio psicofisico.

Tendenzialmente, questa sindrome insorge soprattutto nelle strutture mal gestite a livello organizzativo, dove il carico di lavoro è maldistribuito, le retribuzioni economiche sono scarse e c’è un’alta conflittualità interna. In quest’ultimo periodo si è sentito più spesso parlare di burnout, soprattutto per via dello stravolgimento delle nostre abitudini lavorative post emergenza sanitaria: i casi, infatti, sempre secondo lo studio Sodexo, sono aumentati del 44%.

Secondo gli esperti, nel suo insorgere il Burnout segue 4 fasi ben precise:

Prima fase: entusiasmo idealistico verso il lavoro. Il lavoratore è motivato e investe molte energie nelle sue attività, desidera ottenere successo e riconoscimenti, sia economici che relativi alle sue capacità.

Spesso, pur di raggiungere questi obiettivi, il lavoratore sacrifica la vita personale e familiare, oltre agli interessi extra lavorativi.

Seconda fase: stagnazione. Il lavoratore inizia ad accorgersi che le attività non soddisfano i suoi bisogni e i suoi ideali e si scontra con le difficoltà e gli inevitabili insuccessi professionali reagendo in modo passivo o negativo.

Si passa così da un super-investimento iniziale a un graduale senso di delusione.

Terza fase: frustrazione. Il lavoratore inizia a sentirsi avvolto da una sensazione di inutilità, conseguenza spesso dello scarso apprezzamento da parte di superiori e colleghi, della convinzione di non essere adeguatamente formati per la mansione svolta o che questa non sia corrispondente alla propria specializzazione.

È qui che iniziano gli atteggiamenti aggressivi verso se stesso o verso gli altri e comportamenti di “fuga dal lavoro” (pause prolungate, assenze per malattia).

Quarta fase: disimpegno. Si tratta di un graduale disimpegno emozionale e pratico, il quale conduce ad uno stato di distacco apatico, fino ad arrivare alla morte della professione.

Il lavoratore prova disaffezione per le attività, diventa deluso, insofferente, intollerante, e indifferente. Come se non bastasse, non mancano sensi di colpa e una pervasiva sensazione di fallimento.

Una volta insorta, la sindrome si manifesta con dei sintomi (forti e chiari). Innanzitutto vengono a mancare quelle energie psichiche essenziali allo svolgimento delle attività: iniziamo a sentirci stanchi fin dal mattino, apatici, irritabili, ansiosi. E iniziamo a darci dei falliti. Perdiamo la motivazione e ci sentiamo distaccati emotivamente, perdendo le nostre capacità empatiche nei confronti dei colleghi.

Poi c’è il crollo dell’autostima, che sconfina le capacità lavorative per raggiungere il nostro privato: iniziamo a sentirci di non essere all’altezza delle situazioni, mai e da nessuna parte, e che l’insoddisfazione lavorativa arriva a condizionare le relazioni personali.

 

View this post on Instagram

 

Un post condiviso da Dealogando (@dealogando)