Le proposte riguardo allo sblocco dei licenziamenti stanno passando al vaglio del Governo, ma i partiti di maggioranza hanno idee molto diverse. L’ultima parola sarà quella del premier Draghi, ma bisogna decidere in fretta. Gli italiani hanno posizioni diverse: il 51% si dichiara contrario allo sblocco, ma il 28% pensa che il nostro Paese sia in ripresa e quindi, ritengono che non ci sia più bisogno di ammortizzatori sociali
A fine mese inizierà lo sblocco, seppur parziale, dei licenziamenti: in base alla normativa in vigore, infatti, dal 1° luglio, per industria ed edilizia, torna la cassa integrazione ordinaria ma scontata (non si pagano cioè le addizionali fino a dicembre). Le aziende che utilizzeranno questo “sconto”, non potranno licenziare nessuno, mentre le realtà industriale che, invece, non hanno più bisogno di questo ammortizzatore scontato, perché in fase di ripartenza, potranno tornare a licenziare.
Questa soluzione è stata il frutto di un’equilibrata mediazione tra le diverse forze politiche, portata avanti direttamente dal premier Mario Draghi, e inserita nel decreto Sostegni bis. Ma le forze di maggioranza continuano a discutere, proponendo nuove ipotesi di normative sui licenziamenti. Proposte distanti, a volte anche molto, l’una dall’altra.
Al ministero del Lavoro non si nasconde la preoccupazione anche perché i tempi per un intervento sono davvero ristretti, e anche se il lavoro sulla riforma degli ammortizzatori sociali va avanti, vedrà la luce solo entro la fine di luglio.
La proposta del Pd sullo sblocco dei licenziamenti
Il Pd ha proposto di mantenere il blocco dei licenziamenti fino a settembre per le aziende dei settori ancora in crisi, individuati con decreto dai ministeri del Lavoro e dello Sviluppo economico, e previa sottoscrizione di un accordo con le organizzazioni sindacali.
La capogruppo Pd alla Camera, Debora Serracchiani, ha dichiarato in merito che «non tutti i comparti produttivi sono stati colpiti allo stesso modo ed è giusto che vengano mantenute forme di sostegno ai lavoratori. Tutelare l’occupazione e aiutare le aziende in questa fase delicata è l’obiettivo che ci siamo dati».
La proposta di Lega e Fi
Il sottosegretario all’Economia, Claudio Durigon sembra essere in linea con il pensiero Dem, dal momento che, nei giorni scorsi, ha detto che sul nodo licenziamenti sarebbe «meglio fare un blocco selettivo per le aziende più in difficoltà». Nuove proroghe, allo scadere del 30 giugno, «sarebbero un segnale sbagliato», ha aggiunto Durigon: «Non ha senso tenere questo vincolo per le aziende che stanno bene e non sono in crisi in una fase di rilancio dell’organizzazione».
Forza Italia, invece, è più rigorista: sono tra i più freddi, insieme ad Italia Viva, rispetto all’ipotesi di prorogare il blocco dei licenziamenti.
M5s frena la proposta del Pd
Il Movimento è intervenuto sul tema dello sblocco dei licenziamenti, criticando la proposta Pd: «La proroga selettiva non è la soluzione», dicono i grillini, dopo che anche l’ex premier, Giuseppe Conte, aveva criticato la proposta Dem.
Il M5S ha quindi presentato un emendamento al decreto Sostegni bis che prevede la proroga della cassa integrazione Covid-19 gratuita nel periodo 1° luglio – 1° settembre 2021 senza alcun contributo addizionale, a cui viene agganciato il blocco dei licenziamenti in scadenza il prossimo 30 giugno.
Ma in tutto questo, cosa ne pensano gli italiani? Un sondaggio realizzato da Ipsos, che ha analizzato le risposte di un campione rappresentativo della popolazione italiana, ha rilevato che a fine maggio, il 61% delle persone alla domanda «qual è il problema principale del Paese?» ha menzionato il lavoro.
Cosa pensano gli italiani sul blocco dei licenziamenti
Il 59% degli italiani ha espresso un parere favorevole al blocco dei licenziamenti introdotto lo scorso anno dopo lo scoppio della pandemia; al contrario il 18% ritiene che sia stato dannoso per la competitività delle imprese e, quindi, anche per gli stessi lavoratori. Ad essere più critici sono: gli imprenditori (34%), gli autonomi (28%), gli elettori della Lega (31%) e quelli di FdI (29%).
Nonostante si stiano facendo progressi con la campagna vaccinale e con le conseguenti riaperture, l’ipotesi di porre fine al blocco dei licenziamenti vede prevalere i contrari (51%) rispetto ai favorevoli (28%): i primi ritengono che la crisi economica sia ancora forte e per questo c’è ancora bisogno che lo Stato tuteli tutti i lavoratori, mentre i secondi sono del parere che l’economia stia già ripartendo e, di conseguenza, è necessario ritornare alla situazione pre-pandemica.
Indipendentemente dall’orientamento politico degli intervistati, quasi un italiano su due (47%) prevede che verrà adottata una soluzione di buon senso, cioè pensano che il blocco verrà tolto nella maggioranza dei settori e verrà mantenuto solo per quelli che si trovano ancora in difficoltà, mentre il 16% ritiene che verrà prorogato per tutti e il 14%, di contro, pensa che verrà eliminato per tutti.
I sindacati scendono in piazza contro lo sblocco dei licenziamenti
Cgil Cisl e Uil fanno sapere che saranno organizzate tre manifestazioni nazionali, sabato 26 giugno, in tre piazze diverse: a Torino, Firenze e Bari.
Così le tre organizzazioni sindacali proseguono il percorso di mobilitazione – iniziato circa un mese fa – per cercare di ottenere la richiesta della proroga del blocco dei licenziamenti almeno fino al 31 ottobre, accompagnata dalla riforma degli ammortizzatori sociali e da nuove politiche attive per il lavoro. La partita è ancora tutta da giocare.