Il governo ha aperto un “cantiere” per correggere lo strumento di sussidio (500 euro mensili) attraverso l’istituzione di un’apposita commissione di esperti. Le modifiche si concentreranno principalmente su tre aspetti: le politiche attive del lavoro, il sostegno alle famiglie numerose e l’estensione del reddito agli immigrati

Lo scorso 18 ottobre è stato spedito a Bruxelles il Documento programmatico di bilancio – il primo del governo Draghi – con la griglia delle misure che finiranno nella nuova Legge di bilancio. Sul tavolo del governo sono stati tanti i temi divisivi e il primo tra tutti ha riguardato la revisione del reddito di cittadinanza: il Movimento Cinque Stelle non voleva che la sua “misura bandiera” venisse toccata, ma il fronte di chi intendeva metterci mano era più ampio e abbracciava Lega, FI, Italia Viva e Pd.

Così il premier Draghi ha deciso di “riorientarlo”, eliminando tutti quegli ostacoli che le famiglie numerose e con minori si trovano di fronte. E anche per rendere meno rigidi i parametri per assegnarlo agli immigrati, portando il periodo di residenza in Italia, come requisito per ricevere il Rdc, da 10 a 5 anni.

Ad ogni modo, il Reddito di Cittadinanza, martedì 9 novembre, è stato confermato al 2022 con una decurtazione non automatica dell’assegno per chi rifiuta la prima offerta di lavoro. A confermarlo sono il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, a margine della presentazione del Rapporto del Comitato scientifico per la valutazione del Reddito di cittadinanza, e quello delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli.

Come cambierà il Reddito di cittadinanza

Per evitare attriti di governo, Palazzo Chigi ha infatti aperto un “cantiere” per correggere lo strumento di sussidio (500 euro mensili) attraverso l’istituzione di un’apposita commissione di esperti. Le modifiche saranno introdotte in legge di Bilancio e si concentreranno principalmente su tre aspetti: le politiche attive del lavoro, il sostegno alle famiglie numerose e il rapporto con il territorio.

Le politiche attive sul lavoro

Orlando e Giorgetti discutono sul reddito di cittadinanzaUno dei punti deboli del reddito di cittadinanza è rappresentato dal mancato collegamento tra chi lo ha percepito e l’effettiva ricerca del lavoro; per questo motivo, il ministro del Lavoro Andrea Orlando sta lavorando ad un progetto per potenziare le politiche attive, rafforzando i centri per l’impiego (anche se da questi passa meno del 5% delle assunzioni).

La proposta del ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, invece, sarebbe quella di trasformare la misura in lavoro di Cittadinanza: cioè porre in collegamento l’aiuto dello Stato al fatto che molte aziende lamentano al Mise di non riuscire a trovare manodopera non specializzata.

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Il sostegno alle famiglie numerose

Ad oggi, le famiglie numerose sono le più penalizzate dalla misura per via del sistema di equivalenza che assegna valore 1 al primo componente, 0,4 ai maggiorenni della famiglia e solo 0,2 ai minorenni. Si sta lavorando ad una modifica della scala parametrale, dando più valore proprio ai minorenni per evitare il paradosso finora riscontrato: una madre con tre figli piccoli a carico ha un valore di 1,6 mentre due adulti e un figlio maggiorenne hanno valore 1,8.

Il rapporto con il territorio

Sull’assegno dovrebbe poi incidere anche dove si vive; il reddito di cittadinanza infatti non tiene conto di tutti i criteri Istat secondo i quali si è considerati poveri e, tra questi, ci sono proprio la residenza e il comune nel quale si abita.

Nessuna notizia, invece, sulla soglia dei 500 euro. Si teme, infatti, lo scontro tra le parti politiche, con il M5s che chiede di riconfermare la somma simbolo. Finora il reddito di cittadinanza è costato allo Stato quasi 17 miliardi di euro, di cui quasi 9 solo nel 2021, oltre 700 milioni al mese.

Meno vincoli di spesa sulla carta gialla

Le regole attuali sulle modalità di utilizzo del reddito, infine, vanno riscritte: da una parte – osserva la Commissione – è obbligatorio spendere l’intera somma entro il mese successivo alla sua erogazione (pena: la decurtazione), dall’altra la Carta, oltre a limitare l’utilizzo all’acquisto di certi beni, limita il prelievo massimo di contante a 100 euro al mese per un singolo.

L’obbligo di spendere tutto impedisce alle famiglie di risparmiare, anche a scopo precauzionale, in vista di spese future. Per questo motivo, la Commissione propone di abolire il vincolo di spesa totale entro una scadenza predefinita. E di ridurre i vincoli sull’utilizzo.

Che fine faranno i navigator?

C’è poi un importante nodo ancora da sciogliere: i navigator saranno riconfermati oppure lasceranno spazio alle agenzie di lavoro interinali? Ancora non ci sono risposte certe. Ma nella maggioranza si spinge sulla seconda ipotesi, visti soprattutto i risultati deludenti che hanno caratterizzato l’operato dei navigator. Nell’immaginario collettivo, infatti, i navigator hanno spesso rappresentato l’emblema dell’inefficacia delle politiche attive e il governo vorrebbe evitare ulteriori intoppi.

Un’analisi condotta dalla Corte dei Conti ha gettato luce sul lavoro svolto dai navigator tra settembre 2019 e febbraio 2021, quando hanno accompagnato oltre 1 milione di persone nel loro percorso verso la ricerca di un impiego.

Di questi, però, sottolinea l’indagine, solo il 34% ha trovato lavoro. La restante parte, circa 248 mila persone pur percependo ancora il reddito di cittadinanza, è stata coinvolta in percorsi di formazione, apprendistato o in corsi di vario genere (compreso “come fare un curriculum”), che non sono però riusciti ad assicurargli un impiego. Dati troppo bassi per non essere posti al vaglio della commissione tecnica, che sarà chiamata a dare un giudizio prima dell’approvazione della Legge di Bilancio – si spera – entro questo dicembre.

 

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