Il futuro del reddito di cittadinanza è appeso a un filo. Così come quello dei navigator rimasti ancora in carica. I contratti scadranno a breve, ma la possibilità di un rinnovo si fa sempre più labile dopo la vittoria alle elezioni del partito di Giorgia Meloni. Le criticità non riguardano solo il reddito, ma anche le figure dei tutor chiamate a accompagnare i percettori del beneficio verso un impiego. Mansioni poco definite, per un meccanismo che non ha mai funzionato fino in fondo

Al punto nove del programma elettorale di Fratelli d’Italia si parla di “sostituzione del reddito di cittadinanza con misure più efficaci”. All’indomani del voto del 25 settembre, con Giorgia Meloni pronta all’incarico da premier, il rischio è che venga cancellato. Stessa sorte toccherà forse ai navigator, al momento ancora operativi, seppure – con tutta probabilità – destinati a tramontare. “Abbiamo il contratto in proroga fino a fine ottobre” spiega a Dealogando Barbara Romani, navigator romana 51enne che opera ad Albano Laziale, in provincia di Roma. “Ma del futuro non si sa nulla”. In più, aggiunge, “le regioni vanno in ordine sparso, per cui mentre alcune hanno previsto proroghe, da altre parti i rinnovi sono saltati”.

 

Il reddito senza navigator

In Campania per esempio, dove i contratti sono scaduti ad aprile e non sono mai stati rinnovati. “Con De Luca, che li ha osteggiati da sempre, i navigator non sono mai neppure entrati in un centro per l’impiego” riporta Romani, che è in contatto con colleghi di tutta Italia grazie ai gruppi Facebook. E dire che la Campania “conta il numero maggiore di percettori di reddito”. Ma buona parte del Nord è nelle stesse condizioni, “con contratti scaduti ormai da mesi: parliamo di Lombardia, Piemonte, Veneto e Valle D’Aosta”. Poi “l’Umbria e la Sicilia, anche questa in stallo”. Nel Lazio le cose sono andate diversamente: “I soldi sono stati stanziati e per questo si è andati avanti con le proroghe, anche se ogni volta di soli due mesi”.

 

Criticità non solo per il reddito di cittadinanza ma anche per i tutor ‘navigator’

Difficile però che con il nuovo governo arrivino i rinnovi contrattuali sperati. Anche perché sono tante le criticità per queste figure nate con l’obiettivo di traghettare verso un lavoro i percettori di reddito. “La prima è che non esiste nessun controllo su quello che facciamo, e tutto dipende dall’organizzazione dei singoli centri per l’impiego a cui siamo stati assegnati” spiega Romani. Si contattano i percettori del reddito, li si sprona a seguire corsi di formazione, “ho convinto in molti a rimettersi a studiare” assicura Romani. Ma non c’è traccia reale del percorso di ognuno. Oltre al fatto che “spesso il personale dei centri per l’impiego non ci sostiene, anzi”.

 

Il compito principale è la profilazione

Romani e i suoi colleghi in questi anni si sono occupati di “profilare le persone, compilare moduli, farli firmare”. Mera burocrazia insomma. In più “si va a parlare con le aziende, che chiedono personale specializzato che però quasi mai si trova”. Alla fine “quello che facciamo è pubblicare noi stessi gli annunci di lavoro sul sito della Regione”. Perché quando si lavora in territori di provincia (Romani lavora nella zona di Albano laziale), “le situazioni sono le più disparate, c’è chi per esempio deve rifiutare un’offerta perché non ha la patente e non può spostarsi”. E i meccanismi si inceppano perché a mancare è l’infrastruttura di base, le competenze dei centri per l’impiego e la formazione. “Così il matching non si ottiene e le persone restano lontane dal mondo del lavoro”.

 

La solo annunciata sospensione del reddito dopo tre rifiuti

Per non parlare della formula iniziale con cui il reddito venne lanciato, che prevedeva che al terzo rifiuto di un’offerta di lavoro il beneficio fosse sospeso. “Un bluff”, perché “non esiste un controllo né un monitoraggio in tal senso”. Le cancellazioni ci sono, ma “per chi magari non si presenta se convocato”. O talvolta anche rinunce, spesso “da persone che percepiscono poche decine di euro e preferiscono non prendersi l’impegno di presentarsi agli appuntamenti”.

 

Tutto è iniziato con il concorso del 2019

La storia dei tutor nati per traghettare i percettori di reddito di cittadinanza verso un lavoro era iniziata nel 2019, con l’introduzione di questa forma di sostegno economico per volontà del Movimento Cinque Stelle. L’annuncio iniziale parlava di un concorso per assumere 10mila navigator, nei fatti passati a meno di 3mila. “Un concorso che poi in realtà tale non era perché non prevedeva nessuna stabilizzazione” ribatte Romani. Una selezione, dunque, per individuare “collaboratori” da inserire nei centri per l’impiego. Peraltro ben pagati, con uno stipendio “di circa 1900 euro netti”, fa sapere la navigator. A fronte però di risultati modesti. Dagli ultimi monitoraggi di Anpal – che risalgono a circa un anno fa – si evince come a essere preso in carico dai cpi (centri per l’impiego) sia stato meno del 40% dei beneficiari occupabili. E come una posizione lavorativa sia stata ottenuta solo da una media di uno su sette dei beneficiari.

 

Cinquecento milioni il fondo iniziale

Lo stanziamento per l’intera misura del reddito è stato all’inizio di 500 milioni, con coperture estese fino al 2021. Ulteriori 61 milioni sono invece arrivati con il decreto Sostegni a marzo 2021. Ma mentre il reddito continua a essere erogato a chi ne ha diritto, i navigator si sono via via ridotti, fino a rimanere in poche centinaia. “Circa cinquecento in totale” spiega Romani. Oltre a chi si è visto scadere il contratto ed è rimasto a spasso, “in molti hanno partecipato a concorsi pubblici per essere stabilizzati”. Chi resta “come me” continua Romani, “continua a lavorare, ma solo per etica del lavoro perché in realtà non c’è nessuno a vigilare”.

 

Leggi anche >> Perché sempre più aziende pretendono che i lavoratori tornino in ufficio