Le pmi devono saper affrontare le sfide della Open Talent Economy e hanno sempre più bisogno di professionisti con competenze specifiche. LinCo crea il perfect match tra consulente e impresa e punta ad eliminare lo skill shortage

Questo periodo sta riservando diverse sfide alle imprese, che sono costrette a fare i conti con una importante crisi economica innescata dalla pandemia ma anche con l’accelerazione che proprio questa ha impresso al mondo dell’imprenditoria, del business e del lavoro. In un contesto del genere, in cui è fondamentale anche fare i giusti investimenti con un occhio più attento al risparmio di tempo e risorse, riuscire ad arrivare rapidamente alla soddisfazione di un proprio bisogno è molto importante per un imprenditore che sta cercando un professionista con una competenza specifica. Competenza che, sempre più spesso, è davvero difficile da trovare già all’interno dell’azienda (skill shortage)  o nella “giungla” della Open Talent Economy; ed è per questo che Diego Tremolizzo e Davide Lecchi hanno creato una piattaforma in grado di creare il “perfect match” tra azienda e consulente/professionista. Si chiama LinCo e i suoi founder hanno spiegato a Dealogando come funziona e in che modo rappresenta uno strumento indispensabile per imprese e lavoratori. Oltre che, potenzialmente, il futuro del recruiting.

Quali sono le nuove sfide a cui le pmi devono prepararsi, soprattutto in un contesto economico profondamente trasformato dalla crisi post Covid?

In questo contesto, che gli esperti caratterizzano con il termine VUCA – Volatility, Uncertainty, Complexity and Ambiguity – a nostro avviso, le pmi si trovano a dover fronteggiare diverse sfide. Da un lato vi è la difficoltà di reperire sul mercato alcune figure chiave, che sono fondamentali nell’ambito della trasformazione tecnologica cui devono far fronte in questo momento per rimanere competitive sul mercato. Ci riferiamo soprattutto a figure legate alle competenze STEM, ossia legate alle seguenti aree: Science, Technology, Engineering e Mathematics.

Quindi, per dirla in parole povere, diverse analisi dimostrano come manchino profili legati all’informatica, all’analisi dei big data, alle scienze attuariali e così via. Dall’altro lato, se le pmi hanno la necessità di rafforzare le competenze, allo stesso tempo non possono non badare alla gestione della loro cost base, evitando di ingessare i costi ove possibile e cercando di mantenere delle strategie di sourcing (anche delle risorse umane) quanto più flessibili e possibilmente legate ai propri risultati di business. Da qui nasce un importante trade off per le pmi, per le quali una delle sfide principali è rappresentata appunto dall’ottenere, sul mercato delle risorse umane, le competenze necessarie, anche quando scarse e difficili da trovare.

Il futuro è nel digitale e le aziende hanno sempre più bisogno di personale con competenze peculiari. L’obiettivo di LinCo, che dal 2019 si occupa proprio di far incontrare una domanda specifica con un’offerta specifica, è quello di essere una realtà innovativa per quanto riguarda il settore recruiting?

LinCo vuole rappresentare un modo nuovo di ingaggiare professionisti indipendenti in Italia. Con la sua piattaforma, che ad oggi conta circa 200 professionisti preselezionati nel network e con appropriata seniority nel loro ambito di competenze, vuole fornire un’alternativa per l’ingaggio rapido e di qualità di professionisti indipendenti sul mercato. Anche da una nostra recente survey, condotta su più di 100 professionisti HR, è infatti emerso come in gran parte (per circa il 55% del campione intervistato), l’ingaggio di tali professionisti avvenga tramite modalità non strutturate e non efficienti (es. passaparola).

LinCo vuole evolvere la strategia di ingaggio di professionisti indipendenti verso forme più digitali ed efficienti. Nello specifico, tramite la sua piattaforma digitale, mette in relazione aziende, in cerca di competenze, con consulenti indipendenti (freelance, liberi professionisti, …), con competenze in ambiti ben definiti e legati al mondo dell’innovazione e della consulenza manageriale. La differenza tra LinCo e altre realtà che oggi svolgono in maniera tradizionale questo tipo di attività sul mercato italiano, sta nel fatto che si vuole quindi portare tutto il processo di ingaggio su un piano del tutto digitale, dalla richiesta del candidato tramite un apposito form da compilare a cura dell’azienda cliente, alla selezione del candidato nel nostro network (supportata da un algoritmo ad hoc) alla messa in relazione tra consulente e azienda.

Voi che mettete in contatto le imprese con i professionisti, quanto è importante oggi l’aspetto personale e umano per chi assume?

L’aspetto umano è fondamentale. È importante per il recruiter essere accompagnato in tutto il processo di ingaggio, dalla selezione di una rosa di candidati più adatti al supporto nell’organizzazione di un colloquio, fino alla possibilità di avere un contratto standard già disponibile su cui far leva per l’ingaggio del profilo selezionato. Allo stesso tempo, per i candidati è importante essere guidati in tutta la fase di selezione, ad es. con il consiglio di un compenso adeguato ed in linea con il mercato, ove il candidato non abbia riferimenti; o indirizzando il candidato stesso, soprattutto quando non particolarmente abituato a far colloqui con frequenza, nella gestione di una possibile interview.

Questo accade molto spesso quando ci si trova davanti a candidati in età avanzata, fuoriusciti non volontariamente da un’azienda, che si trovano costretti a riaggiornare il proprio cv dopo molti anni di assenza dal mercato del lavoro e a dover imparare a ripresentarsi e ripresentare le proprie competenze ad eventuali recruiter. Per sintetizzare è fondamentale la digitalizzazione in ambito HR, favorita da molte startup HRTech, ma allo stesso tempo è importante l’aspetto ‘human’, ossia l’accompagnamento ‘personalizzato’ di aziende e candidati in tutti gli step del processo.