A fine agosto è stata approvata la bozza di una nuova indennità di discontinuità per i lavoratori dello spettacolo. Lo scopo è offrire coperture per i periodi in cui si è senza reddito. Ma così come formulata non aiuterebbe davvero chi lavoro nello spettacolo, dicono da Acta: “Si sovrappone alla Naspi e verrebbe erogata mesi dopo rispetto al periodo di inattività”. 

Tutta da rifare l’indennità di discontinuità per i lavoratori dello spettacolo, misura ideata per tutelare i periodi di inattività di chi lavora nel comparto. Non passa infatti al vaglio di Acta, l’associazione dei freelance, la formulazione della misura prevista dal ministero della Cultura e inserita in uno schema di decreto approvato lo scorso 28 agosto. “Non risponde in maniera efficace alle esigenze di chi lavora nel settore”, scrivono in un comunicato congiunto Acta e C.re.S.c.o., associazione portavoce degli artisti. Una delle principali criticità individuate è “la sua incompatibilità con altre indennità analoghe come la Naspi” spiega a Dealogando Giulio Stumpo, presidente di Acta. I lavoratori dello spettacolo, qualora la misura andasse in porto e risultassero percettori di Naspi, dovranno decidere se proseguire con l’indennità di disoccupazione oppure fare richiesta per la nuova indennità.

I lavoratori dello spettacolo non rinunceranno alla Naspi

E per Stumpo non vi è dubbio su dove cadrà la scelta: nessun lavoratore dello spettacolo opterà per la nuova indennità, se si considera come “secondo i calcoli del Sole24ore il massimo a cui si potrà aspirare saranno 1500 euro”. Da intendersi al pari di un bonus, quindi una tantum. Un importo che, visti i requisiti di accesso, “non sarà mai così elevato per la maggioranza degli aventi diritto”. Secondo il decreto l’indennità si calcolerebbe come il 60 per cento del valore della media delle retribuzioni imponibili relative all’anno solare precedente la presentazione della domanda. Ma attenzione, perché – come anticipato – non si potranno considerare i periodi contributivi già calcolati per altre prestazioni per il sostegno al reddito come la Naspi. Una delle misure più diffuse tra i lavoratori del comparto: va da sé, conclude Stumpo, “che non ci sarà nessuno a richiederla”.

Per accedere all’indennità di discontinuità servono corsi di formazione

C’è poi il tema della formazione, che il decreto renderebbe obbligatoria per avere accesso all’indennità. Tradotto, significa che i lavoratori dello spettacolo dovranno dimostrare di seguire corsi di formazione prestabiliti, per lo più indetti dai centri per l’impiego. “Ma non è che un artista magari tra una tournée e l’altra ha bisogno di seguire un corso di informatica” obietta Stumpo. Secondo Acta così si persiste poi nell’equivoco di fondo di “interpretare la discontinuità lavorativa come alternanza di periodi di occupazione e disoccupazione e non come modalità atipiche di lavoro”. Un artista, prosegue Stumpo, “si forma di continuo e ciò è parte del suo lavoro,  anche se in quel momento non sta percependo un reddito”.

Coperture in ritardo per i lavoratori dello spettacolo

Anche le tempistiche sono sbagliate secondo l’associazione dei freelance. “Le modalità di erogazione dell’indennità sono tardive” scrivono da Acta, “in quanto erogate nell’anno successivo a quando la discontinuità lavorativa si è verificata”. L’assegno sarebbe corrisposto con molti mesi di ritardo rispetto al periodo di inattività; assegno che sarà per di più a carico di imprese e lavoratori del comparto dello spettacolo, tramite aumento di tasse e contributi. “Non tenendo conto” aggiunge Acta, “del già alto costo del lavoro per le imprese, soprattutto quelle più fragili, e delle ritenute per i lavoratori”.

Il ministero della Cultura a formulare l’indennità di discontinuità

A lanciare il sussidio è stato per ora il ministero della Cultura, “e non si capisce perché a farlo non sia stato quello del lavoro, a cui spetterebbero invece provvedimenti simili” è l’ennesimo appunto di Stumpo. Ma per vedere cosa ne sarà della misura bisognerà aspettare. “Per ora è tutto in standby”, afferma. “Viene sbandierato come obiettivo raggiunto ma la realtà è che dovrà essere istituito un tavolo e ci saranno delle trattative”. C.re.S.c.o. e Acta auspicano di parteciparvi, “per rispondere più efficacemente alle esigenze peculiari delle persone del settore”. E anche per la definizione, dicono, “di uno Statuto speciale per i lavoratori dello spettacolo”.