Oggi le aziende non sono alla ricerca di un lavoratore, bensì di una persona con competenze e abilità ben precise. A dover cambiare è il rapporto tra imprese e formazione, in modo tale che le nuove generazioni possano comprendere le esigenze di un mondo del lavoro che sta vivendo una grande rivoluzione, mentre le vecchie possano lasciare la loro eredità di conoscenze, da declinare nei nuovi mestieri e con l’alfabeto del digitale e dell’innovazione
Il mondo del lavoro ricerca nuove professioni a seguito della pandemia di Covid-19, aumentano le necessità di conoscere il digitale, cresce l’esigenza dell’innovazione tecnologica. Il paradigma del XXI secolo predilige competenze specifiche mentre si registra una profonda crisi nel settore dell’artigianato. Il mondo del lavoro non riesce a trovare un equilibrio passando dalla difficoltà nel trovare professionalità con forte competenze nel digitale, fino ad arrivare alla frenetica ricerca di autisti per le società di trasporto. È bene ricordare che durante la pandemia abbiamo assistito a un deciso stravolgimento delle modalità dei consumi degli italiani. Se a questa rivoluzione aggiungiamo la mancanza di visione economica come nazione Italia, registriamo un’ulteriore instabilità perché molti nuovi mestieri non sono tutelati da norme specifiche.
Il ruolo del digitale e della tecnologia
«Il mondo del lavoro è radicalmente cambiato. Quando pensiamo alla figura dell’operaio, oggi dobbiamo immaginare un professionista esperto e formato, che svolge attività specifiche ma con la capacità di poter concretizzare un dinamismo delle scelte, grazie alla creatività frutto della formazione. Possiamo favorire l’occupazione giovanile a partire da strumenti innovativi e digitali che in gran parte già sono presenti, migliorabili e perfettibili, riconoscendo che è l’assenza di capacità di utilizzo di questi mezzi, insieme all’insistenza degli attori sociali nel voler trovare scorciatoie più veloci, rappresenta il vero punto scoperto della situazione attuale», ha spiegato a Dealogando Sabrina Zuccalà, CEO della società 4ward360, fortemente convinta del ruolo delle nanotecnologie per la conservazione e la salvaguardia del patrimonio storico italiano rappresentato dai beni culturali e artistici. «Inutile nascondersi – prosegue – il tema occupazionale chiama in causa anche quello formativo e le enormi incapacità dei professori attuali, ancorati a vecchie dinamiche e senza passione nello svolgere tale occupazione. Le imprese non sono alla ricerca di un lavoratore, bensì di una persona con competenze, abilità e conoscenze precise. È da una buona formazione a scuola, nella vita e in azienda, che si decide un’importante fetta del futuro professionale, sia esso da dirigente o da operaio, e quindi della possibilità di avere un lavoro equamente retribuito e tutelato, nonché soddisfacente. Dobbiamo mutare anche l’ambito della formazione dando dei patentini ai professori che spesso pensano di aver trovato un lavoro ben pagato e statico, generando danni enormi per il futuro delle prossime generazioni. La conoscenza dell’innovazione, della digitalizzazione, delle più elementari capacità di organizzazione della produzione e dei processi occupazionali deve rigorosamente appartenere alla vita degli insegnanti. La mia società ha fatto dell’innovazione e della sperimentazione continua un pilastro fondante della vita d’impresa».
Non dimentichiamo un altro tassello – da sempre poco valorizzato – che lavoro e formazione scolastica devono dialogare per evidenziare quei profili professionali in grado di rispondere opportunamente alle esigenze delle imprese. Tutto ciò diventa un valore aggiunto per i giovani, costantemente alla ricerca di un’occupazione adeguata alla personale formazione scolastica. È arrivato in maniera prepotente il momento storico nel quale rinnovare il mondo del lavoro, al fine di cambiare la modalità della scelta dei profili professionali e renderli decisamente più inerenti alle esigenze della produzione. Questa necessità si trasforma in una buona occasione per aumentare la crescita economica.
Le imprese non sono alla ricerca di un lavoratore, bensì di una persona con competenze, abilità e conoscenze precise. È da una buona formazione a scuola, nella vita e in azienda, che si decide un’importante fetta del futuro professionale, sia esso da dirigente o da operaio, e quindi della possibilità di avere un lavoro equamente retribuito e tutelato, nonché soddisfacente.
Conviene ricordare che soltanto con la scelta di risorse umane competenti è possibile ottenere una maggiore efficienza del ciclo produttivo delle imprese. La crescente globalizzazione agevola la conoscenza con i mercati esteri, valorizza produzioni e culture differenti, promuove un costante scambio economico.
«Le risorse umane hanno un ruolo fondamentale nel mercato del lavoro – commenta Antonio Signorello, HR Recruiter Service, HR Specialist e psicologo del lavoro – perché nell’attuale momento storico vive la cultura post fordista, nella quale la formazione delle competenze non era fondamentale. Ed è proprio per questo motivo che oggi, solo per citare un esempio, per la ricerca di profili professionali come tecnici di produzione si continua a individuare il requisito dell’esperienza. La ricerca del personale deve parlare il linguaggio del digital, promuovendo prioritariamente un avvicinamento alle scuole e all’università».
È questa l’esigenza prevalente del XXI secolo a beneficio dei giovani, a cui è necessario garantire una risposta: maggiore avvicinamento tra formazione e mondo del lavoro.
Imprese e formazione, il modello di Ivo Mancini
Un esempio di dialogo a favore delle nuove generazioni è quello di Ivo Mancini, 87 anni, imprenditore di Fucecchio, in provincia di Firenze, che ha l’obiettivo di realizzare una scuola/impresa. Ivo Mancini organizza corsi di meccanica conciaria all’interno della sua azienda Futura Lavorazioni Meccaniche, segnala alla giunta regionale della Toscana i migliori esempi per concretizzare il suo sogno: creare una “cantera” per il settore della meccanica, al fine di sopperire all’assenza cronica di tecnici specializzati. È necessario pensare a un percorso che fornisca una normativa del settore, con la quale tutelare e garantire questa tipologia di rapporto.
Se riflettiamo su questi modelli occupazionali notiamo che l’Italia è molto indietro rispetto agli altri paesi europei. Il modello della Germania è stato attuato da molto tempo nel sistema duale della nazione tedesca. Ivo Mancini conduce da anni una battaglia affinché i mondi della scuola e del lavoro siano sempre più vicini, crede nella sua filosofia di impresa orientata a coinvolgere i giovani sin dalla formazione.
Dopo aver fondato nel 1962 l’azienda C.M. Tannery Machines di Santa Croce sull’Arno (Pisa), specializzata in macchine per il settore conciario esportate in tutto il mondo e dove oggi sono presenti anche i figli Antonio e Federico, l’imprenditore di Fucecchio nel 2018 fonda l’azienda Futura Lavorazioni Meccaniche con l’intento di creare all’interno una scuola per tecnici professionisti del settore. Ivo Mancini ha investito alcuni milioni di euro, guadagnati in decenni di lavoro, per dare agli studenti strumenti d’avanguardia con i quali apprendere il mestiere. Mancini è preoccupato della mancanza, nel giro di un decennio, del ricambio generazionale a causa dell’assenza di giovani formati nel settore della meccanica e nell’artigianato di qualità in generale. Per questo motivo ha intrapreso negli anni varie azioni, realizzando convegni e incontri in azienda con politici, scuole e imprenditori e ospitando corsi di giovani studenti.
Si tratta di un esempio, auspicabile e concreto, della direzione che dovrebbe prendere la formazione finalizzata all’ingresso nel mondo del lavoro dei più giovani, spesso sprovvisti di strumenti e conoscenze che possono essere date tramite un incontro intergenerazionale, in modo tale che vecchi e nuovi “saperi” possano aprire la strada ad un futuro che guarda al digitale e all’innovazione, ma che non dimentica il passato, con le sue eccellenze.