La flat tax appena entrata a regime non agevolerà tutte le partite Iva, ma solo quelle con i redditi più elevati. Ne è certa Anna Soru di Acta, che ha calcolato le disparità di trattamento che subirà un lavoratore autonomo con guadagni intorno ai 20mila euro annui.
Governo Meloni amico delle partite Iva? Non certo di quelle a basso reddito, secondo Anna Soru, presidente dell’associazione Acta, che rappresenta i freelance. La flat tax, entrata in vigore con la legge di Bilancio 2023, ha infatti innalzato da 65 a 85mila il tetto entro cui sarà possibile aderire al regime forfettario che consente di usufruire di una tassazione sul reddito con una aliquota pari al 15%. Ma i lavoratori autonomi con le entrate minori ci andranno a perdere, afferma convinta Soru, rispetto per esempio a un lavoratore dipendente. Gli unici veri beneficiari saranno autonomi e dipendenti con redditi medi. “La flat tax gioverà il reale target del governo: artigiani e commercianti e pochi altri”, ha spiegato Soru a Repubblica.
La flat tax non conviene a chi guadagna 20mila euro all’anno
Prendiamo ad esempio un lavoratore con un imponibile da 20mila euro. Già da prima, afferma Soru sul sito di Acta, “pagava più tasse rispetto a un dipendente, nello specifico 740 euro”. Con la nuova legge di Bilancio, un dipendente che guadagna 20mila euro andrà a pagare 1600 euro di tasse, mentre secondo i calcoli di Soru un autonomo “verserà il doppio, ovvero 3mila euro, nel caso aderisca alla flat tax, e 4mila nel caso rimanga senza la tassa piatta”. Su livelli così bassi il nuovo regime non conviene ai meno benestanti perché si vanno a perdere le varie “detrazioni e deduzioni, come le spese per mutui, sanità, bonus edilizi”. Chi se ne avvantaggia sono invece i redditi più alti.
Per i più poveri ancora più svantaggi dalla flat tax
Senza contare chi ha livelli ancora più bassi di reddito, intorno ai 12mila euro. Sempre secondo il ragionamento di Soru in questo caso un dipendente arriva a non pagare tasse tra bonus Renzi e no tax area più ampia. L’autonomo invece è obbligato a pagare l’Irpef dai 5500 euro di guadagno, scegliendo tra 23% di Irpef con detrazioni annesse oppure la flat tax al 15%. Messa così “la flat tax agevola solo il reale target governativo che sono artigiani e commercianti a reddito elevato, che avranno un vantaggio di 7-8mila euro annui”. Si tratta, secondo Soru, di una platea di appena 100mila persone, su un totale di 3,7 milioni di contribuenti dotati di partita Iva.
Freelance universo di invisibili
I freelance a basso reddito, commenta Soru, sono un universo composito che spesso sfugge alle statistiche e ai tavoli di concertazione: si tratta di partite Iva non iscritte alle casse private, cococo, lavoratori occasionali e talvolta senza la partita Iva stessa. Nel 2021 secondo i dati della Gestione separata Inps erano 434862, con un reddito medio di 15700 euro lordi annui. La metà ha invece entrate che non arrivano a 10mila euro. Se fossero stati lavoratori dipendenti, ragiona Soru, avrebbero almeno giovato del taglio del cuneo fiscale del 3% sempre previsto nella Legge di Bilancio. “Una iniquità e una incoerenza” dice Soru, “difficilmente spiegabili”.
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