Fare un passo indietro sul lavoro per farne uno verso il proprio benessere: se la filosofia del downshifting può cambiarci la vita semplicemente rallentandola
Il termine downshifting è stato coniato dal Trends Research Institute di New York nel 1994 e fa riferimento ad un approccio che oggi, insieme anche alle conseguenze delle trasformazioni innescate dalla pandemia, sta lentamente rivoluzionando il modo di intendere e gestire il lavoro, tanto da essere inserito nel New Oxford Dictionary con il significato di “libero scambio di una carriera economicamente soddisfacente ma evidentemente stressante, con uno stile di vita meno faticoso e meno retribuito ma più gratificante”. Di che si tratta?
Dal business oriented al life oriented: cos’è il dowshifting
“Ho sempre l’ansia”, “ho troppe cose da fare e mi sembra di non riuscire mai a staccare davvero la testa dal lavoro”, “a volte vorrei solo avere più tempo per la mia vita”. Quante volte, solo nell’ultimo anno, ci siamo trovati a pronunciare almeno una di queste frasi? Ritmi di lavoro insostenibili e sempre più spesso irragionevoli, una routine quotidiana che ci fa sentire come in prigione, incapaci di evadere oppure su una macchina in corsa senza freno, stanno letteralmente logorando le nostre esistenze.
Una condizione che sta portando sempre più persone a dire: “Ma sai che c’è? Non ce la faccio più. Less is more”, e a riconsiderare in toto la propria vita e le priorità: sono gli stessi presupposti che hanno originato il più che consistente fenomeno delle Grandi Dimissioni, che dagli Stati Uniti ha attraversato l’oceano per giungere in Europa e coinvolgere tantissimi lavoratori, i quali hanno deciso in massa di abbandonare il proprio impiego, anche la certezza di un contratto a tempo indeterminato, perché stanchi di uno stile di vita che lascia poco spazio alla propria felicità, realizzazione e soddisfazione personale. Secondo McKinsey, tra aprile e settembre 2021, 19 milioni di americani si sono dimessi, mentre qui in Italia secondo i dati delle comunicazioni obbligatorie del ministero del Lavoro ci sono state 524.417 dimissioni tra luglio e settembre del 2021, in aumento dell’8% rispetto al secondo trimestre, quando le uscite volontarie sono state 484mila.
Su questa stessa scia il downshifting, in Italia spesso tradotto con “semplicità volontaria” o “semplicità consapevole”, è una filosofia che si basa sull’idea di staccarsi dalle pretese di un materialismo ossessivo e consumistico e di riappropriarsi di ritmi di vita più umani.
Semplicità è la parola chiave: è su di essa che questo approccio spinge ad orientare le proprie scelte, dato che viviamo immersi in una cultura che induce bisogni spesso non reali, ma indotti dalle stesse cultura e società, che vedono le alte performance e il successo personale come un dogma e l’unica via “giusta”. Approcciando al downshifting, l’obiettivo è riuscire a godersi la vita giorno per giorno e momento dopo momento, anziché focalizzare la propria attenzione sempre sul futuro, su ciò che potremmo e dovremmo fare per garantirci un percorso di vita di successo, basato su standard che ogni giorno ci vengono proposti e che siamo quasi obbligati a ritenere migliori.
Sostenibilità e più attenzione alle persone: questi due importanti temi, sempre più discussi da quando è iniziata la pandemia, si sposano perfettamente con un approccio che vuole far tornare le persone attaccate a quei valori che una volta erano il vero collante sociale, mentre oggi vengono considerati quasi d’ostacolo in una società che ci vuole lavoratori infaticabili e consumatori ingordi. E, soprattutto, sempre pronti a “riattivare” lo schema “lavoro-produco-guadagno-pago- pretendo-consumo” e di nuovo, da capo.
Il downshifting è quindi una sorta di sospensione, un mettere in pausa l’esistenza così come la società l’ha strutturata per riappropriarsi di sé stessi come esseri umani con pochi e semplici bisogni. Questa filosofia consente di depennare dalla lista di priorità quelle che effettivamente non lo sono e di rimettere al centro ciò che abbiamo di più prezioso: il tempo e il nostro benessere psico-fisico. Il percorso per abbracciare il downshifting deve essere lento e graduale affinché possa divenire reale e permanente: si tratta di un cambiamento culturale ad altissimo impatto ambientale, capace di rendere il “vivere slow” l’unica scelta davvero sensata che possiamo fare per noi stessi, gli altri e le generazioni future.
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