Sulla doppia laurea non pende più il divieto dello scorso secolo, così gli studenti potranno iscriversi a due corsi accademici in contemporanea. Per Alessandro Fusacchia, relatore del provvedimento, è stato “abolito un divieto obsoleto” che darà maggiori opportunità agli studenti. Per l’Unione degli studenti invece “si va verso una formazione efficientista”

Un regio decreto del 1933 vietava la doppia laurea. Lo scorso sei aprile è stato invece approvato in via definitiva al Senato il disegno di legge che consente agli studenti la contemporanea iscrizione a due corsi di laurea. D’ora in poi si potrà così arricchire il libretto di studi di quanti esami si voglia, ampliando l’iter di studi a piacimento. Un traguardo raggiunto dopo un percorso iniziato con un primo testo presentato a ottobre alla Camera da Alessandro Fusacchia, deputato del gruppo Misto, con il sostegno di 19 parlamentari di vari schieramenti politici, e infine approvato in Senato. “Siamo riusciti a rimuovere questo divieto obsoleto che risaliva a oltre 90 anni fa” ha dichiarato Fusacchia in un video Facebook.

Tante opzioni praticabili

Le combinazioni possibili saranno molteplici, spiegano le faq sul sito ‘Doppia Laurea‘, nato per sostenere la campagna per l’approvazione della legge: l’iscrizione contemporanea, si legge, può verificarsi rispetto a “due diversi corsi di laurea, di laurea magistrale o di master, anche presso più università, scuole o istituti superiori a ordinamento speciale”. In più è possibile frequentare insieme “un corso di laurea o di laurea magistrale e un corso di master, di dottorato di ricerca o di specializzazione” oppure “un corso di dottorato di ricerca o di master e  un corso di specializzazione medica”.

Resta fuori invece la doppia immatricolazione “a due corsi di laurea o di laurea magistrale appartenenti alla stessa classe o allo stesso corso di master, neanche presso due diverse  università” specifica il testo della legge. E, altro paletto, non sarà possibile seguire due corsi di laurea nell’ambito della specializzazione medica.

Le altre novità della riforma sulla doppia laurea

Da segnalare anche le altre novità della riforma sulla doppia laurea. La prima in materia di diritto allo studio, per cui si dispone che lo studente che si iscrive contemporaneamente a due corsi e che “beneficia di una borsa di studio potrà avere un esonero dal versamento delle tasse per entrambe le iscrizioni”. In più, per il settore dell’alta formazione artistica, musicale e coreutica Afam, “decade il limite di frequenza contemporanea di un corso universitario e uno di perfezionamento di impegno inferiore a 1500 ore per complessivi 60 crediti”. Lo studente non dovrà più dunque “presentare i piani di studio previsti dai due ordinamenti per la verifica della compatibilità”.

Mancano ancora i decreti attuativi

Dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, il provvedimento resta però tutt’altro che definitivo perché – sebbene in vigore dal 13 maggio – mancano i decreti attuativi che specifichino i dettagli organizzativi. Per predisporli la ministra dell’Università e della ricerca Maria Cristina Messa ha tempo sessanta giorni. A quel punto si conosceranno le modalità con cui gli studenti potranno accedere alla contemporanea iscrizione ai corsi di laurea, “con  particolare attenzione a quelli che richiedono la frequenza obbligatoria”, si legge in Gazzetta Ufficiale.

Più opportunità agli studenti

Scopo della nuova misura sulla doppia laurea è “dare maggiori opportunità ai giovani” ha dichiarato la ministra Messa. E ancora – è scritto sul sito – “adeguare la normativa italiana a quella europea, favorendo la formazione interdisciplinare e nuove figure professionali che rispondano alle richieste del mercato del lavoro”. Non limitarsi insomma a un percorso ordinario, ma spaziare tra le competenze per essere più appetibili per le imprese. E anche guadagnare una percentuale di laureati maggiori, in Italia tra le più basse in Europa, ferma al 27 per cento al di sopra della sola Romania contro una media Ue del 40.

Adeguare le competenze al mercato

Numeri snocciolati all’interno del disegno di legge depositato dal Cnel a giugno 2019 (di testi ce ne erano diversi ancora prima di quello approvato a aprile). È qui che si fa riferimento alla “skill economy, caratterizzata da costante innovazione digitale e adattamento continuo delle conoscenze”. Servono, si aggiunge, “competenze trasversali”, che “mettano insieme conoscenze tecniche e umane indispensabili a gestire il progresso tecnologico”. Se si seguono più percorsi in contemporanea, spiega il Cnel, “si dà a studenti particolarmente capaci e volenterosi la possibilità di acquisire più rapidamente le conoscenze, e di presentarsi con più competenze sul mercato occupazionale”.

Percorsi troppo rigidi

Non tutti sono d’accordo. A non vedere di buon occhio la riforma è per esempio Andrea Mariuzzo, professore di Storia della pedagogia presso l’università di Modena e Reggio Emilia, che nella rivista online Il Mulino afferma che “la proposta è stata presentata per affrontare un problema effettivo, ovvero l’eccessiva rigidità che caratterizza i curricoli di molti corsi”. Ma “Il risultato è solo quello di giustapporre percorsi distinti e reciprocamente isolati, se non per l’eventuale impegno di chi li segue a farli comunicare tra loro”. Si va, sostiene, nella direzione di “un’istruzione superiore come un’accumulazione di crediti validi in sede lavorativa”.

Doppia laurea invece di intervenire “nell’accesso al mondo del lavoro”

Dello stesso parere l’Unione degli Studenti. “La doppia laurea” scrivono su Facebook, “viene giustificata con la necessità di fornire agli studenti l’opportunità di conseguire competenze nuove e trasversali in un mondo in continua evoluzione”. Solo un modo per scaricare “sull’università e le carriere degli studenti i mancati interventi a favore dell’accesso al mondo del lavoro”. Si risolve il problema dello skill mismatch “con una formazione non prettamente accademica, ma competitiva e efficientista”.

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