Mentre l’Italia torna in zona gialla, fatica la ripartenza del settore dello spettacolo. Un problema su tutti è sicuramente la formazione. Secondo Alessandro Costantini, industry advisor e startupper, agli addetti ai lavori servono corsi di aggiornamento e masterclass. Ma a pesare è soprattutto l’avvento dell’on-demand che è cresciuto per via del lockdown dello scorso anno
Sono diversi i settori dell’economia che, quando sarà terminata la fase pandemica, non saranno più gli stessi e il cinema e l’audiovisivo non fanno eccezione. Basti pensare alla notte degli Oscar 2021 che, complice l’assenza del red carpet, è stata una delle meno seguite degli ultimi anni.
Centrale anche il tema dei teatri, con i lavoratori dello spettacolo da settimane in mobilitazione e che sperano, ora, con l’Italia verso la zona gialla, di poter ritornare in scena. Stessa cosa vale per gli spettacoli musicali e la cosiddetta protesta dei bauli ha animato le grandi piazze italiane, mostrando a tanti cittadini come i lavoratori dello spettacolo vogliano far ripartire la macchina culturale il prima possibile e in totale sicurezza.
L’on-demand minaccia i cinema
Un timido accenno di normalità l’abbiamo avuto con la riapertura dei cinema, sebbene il numero dei posti a sedere sia ancora dimezzato. Ma c’è un problema: è un dato di fatto che durante il lockdown, come è accaduto per il settore del food e della ristorazione, quando gli italiani hanno scoperto il delivery, parallelamente, nel settore dell’entertainment, hanno scoperto l’on-demand.
Alcuni dati relativi alla fine del 2020 vedevano le piattaforme in crescita di quasi il 30% su scala mondiale, con Netflix a campeggiare sopra i competitor. Invece, quasi inaspettatamente, Disney+ ha registrato numeri da capogiro, complici anche le nuove proposte che arrivano dall’universo Marvel e da NatGeo: si è trattato del più alto numero di nuove iscrizioni in assoluto, con quasi 218 milioni di nuovi iscritti nel 2020 su 21 piattaforme di video in abbonamento.
Con queste cifre, risulta quindi difficile pensare che cinema e teatri possano tornare alla normalità. Le abitudini degli italiani sono state stravolte dalla pandemia, ma sicuramente il 60% degli italiani vede come un vantaggio l’on-demand: usufruire di contenuti sempre nuovi e disponibili direttamente sul proprio televisore è una comodità di cui non si riesce più a fare a meno. Ma a parte questo, per far ripartire la macchina culturale, ci sono anche altri aspetti da considerare. Uno su tutti è la formazione del personale dello spettacolo.
La difficile ripartenza delle attività culturali
Luigi Lonigro, direttore di 01 Productions e presidente dei distributori dell’associazione di categoria Anica, ha recentemente dichiarato: “Nulla sarà più come prima anche per il cinema. Questa accelerazione di piattaforme si traduce in una crescita industriale con una conseguente evoluzione del mercato, meno monocorde, più maturo“.
“Bisogna poi distinguere nell’ambito del mercato delle piattaforme tra chi detiene anche i diritti, come Disney, e chi invece paga i diritti di noleggio – continua Lonigro – ma in ogni caso i film trovano un pubblico che in sala non è detto che troverebbero e questo anche per la produzione e i registi è un fatto nuovo. Immaginiamo un futuro con meno film in sala ma con repliche di una rappresentazione più lunghe, proprio perché gli affollamenti all’uscita dei cinema saranno probabilmente un ricordo“.
Puntare sulla formazione per combattere la crisi
Una trasformazione del genere impone un ripensamento globale delle professioni della filiera del cinema. Alcuni operatori se ne sono già accorti: CinemaLive è una startup guidata dall’industry advisor Alessandro Costantini, che punta sulla formazione offrendo a tutti gli addetti ai lavori “masterclass di altissimo livello, una newsletter, un servizio di business meeting, una videoteca per rivedere le lezioni e una piattaforma per essere costantemente informati su tutte le novità”.
Oggi, spiega Costantini a Dealogando, “non basta aver studiato produzione o regia ma bisogna capire le nuove dinamiche della filiera. Il produttore ieri era un professionista che rischiava in proprio, oggi è un soggetto che smista e organizza fondi di livello nazionale, comunitario e sa utilizzare il tax credit. Chi conosce i bandi e le specificità di ogni film commission, sa che il cinema ormai è deromanizzato”.
“Serve allora aggiornamento continuo su questi argomenti – continua Costantini – infatti, se si vuole produrre per le piattaforme, bisogna sapere che molte di esse chiedono i diritti esclusivi. In questo scenario oggi il produttore rischia di essere meramente esecutivo, ovvero di obbedire a degli ordini e nulla più. A CinemaLive puntiamo sulla formazione e diamo strumenti agli operatori affinché possano giocarsela in questo strano mondo contemporaneo”.
Non resta che aspettare di capire come si giocherà la partita finale sul Recovery plan, che oggi include i finanziamenti per l’audiovisivo principalmente nel campo del turismo.
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