È quasi un paradosso: dopo la pandemia da Covid-19 le dimissioni dal lavoro sono cresciute dell’85%. Ma quali sono le motivazioni che spingono molti italiani a decidere volontariamente di abbandonare il posto di lavoro?
Secondo la definizione di uno dei più noti vocabolari della lingua italiana, con il termine “dimissione” intendiamo l’atto volontario del lavoratore di recedere in maniera unilaterale da un contratto a tempo indeterminato. Erroneamente e nella sua forma riflessiva, per descrivere una simile situazione viene anche usato il verbo “licenziare” (o “licenziarsi”).
Un’espressione molto comune, ma in ogni caso poco corretta. Ultimamente la questione – non soltanto da un punto di vista linguistico – è diventata particolarmente calda e sicuramente in tanti si saranno accorti che nell’anno in corso molti studi, ricerche e opinionisti hanno sottolineato come le dimissioni dal lavoro siano un tema attualissimo e al centro del dibattito sociale, politico e anche culturale.
Sono soprattutto i numeri a rivelare l’entità del fenomeno.
Dimissioni dal lavoro in Italia nel 2021: è arrivata anche qui la «Great Resignation»
Nell’ultimo anno in Italia abbiamo assistito a un vero e proprio boom di dimissioni. Un cambiamento epocale per la cultura del lavoro nel nostro Paese. Ovviamente molto è dipeso dagli ultimi 24 mesi che, inevitabilmente, con l’utilizzo sempre più frequente e diffuso dello smart working hanno cambiato il modo di approcciarsi al lavoro e di vivere la propria vita durante le ore lavorative.
La pandemia, fra i suoi diversi effetti, ha accelerato la voglia di cambiamento di tanti italiani insoddisfatti del proprio impiego lavorativo. Oggi infatti chi si trova di fronte alla richiesta di tornare in ufficio a tempo pieno, o anche solo per metà giornata, non esclude di dare le dimissioni. È l’era della «Great Resignation», ovvero delle dimissioni di massa: termine coniato da Anthony Klotz, professore di Management alla Mays Business School del Texas, e che si può tradurre con “grande dimissione”.
In effetti, da diversi mesi il numero di lavoratori che abbandonano il proprio impiego volontariamente è in forte aumento (+85%) rispetto agli anni passati. Nello specifico, tra aprile e giugno si sono registrate 484mila dimissioni (292mila da parte di uomini e 191mila da parte di donne) su un totale di 2,5 milioni di contratti cessati. L’America è stata la prima ad essere colpita da questa ondata di dimissioni di massa, ma anche i Ceo, gli imprenditori e le aziende del nostro Paese sono in forte difficoltà.
Il World trade Index 2021 di Microsoft ha messo a fuoco il fenomeno: in Italia il 33% della forza lavoro intende lasciare l’impiego attuale entro il 2021. L’asticella si alza tra i lavoratori della generazione Z (i nati dopo il 1980): 1 lavoratore su 2 vuole licenziarsi. Anche i dati più recenti sul numero di partite Iva aperte nel 2021 confermano il trend: il 47,5% riguardano giovani fino ai 35 anni. A fare da detonatore di questo boom di dimissioni ci sono la scarsa motivazione nel fare un lavoro giudicato poco stimolante (e anche poco remunerativo) o non al passo con le attuali rivoluzioni digitali: la crisi da Covid-19 potrebbe infatti aver accelerato un fenomeno di “ricollocamento” dei lavoratori, i quali hanno potuto migrare da settori in difficoltà (ristorazione e turismo) a settori in crescita (salute e nuove tecnologie).
C’è poi chi decide di lasciare la sicurezza del posto fisso per mettersi in proprio, ricercando maggiori soddisfazioni personali: si tratta della YOLO economy, acronimo di You Only Live Once (Si vive una volta sola), una sorta di grido transgenerazionale di tutte quelle persone che oggi hanno voglia di sentirsi piene e soddisfatte e che, proprio a tal fine, non vogliono più chiudersi in un ufficio a gratificare il capo durante giornate dagli orari rigidi e, magari, una totale assenza di valorizzazione personale. Del resto, il 64% dei lavoratori in pandemia ha imparato ad usare meglio le nuove tecnologie, sviluppando maggiore autonomia e responsabilità. Qualità che hanno contribuito alla volontà di imbarcarsi in una nuova avventura professionale. Ma se da un lato le aziende sono preoccupate per la mancanza di manodopera, l’Ocse rassicura che questo fenomeno può portare ad una significativa ripresa dell’economia: una riallocazione più “elevata” dei lavoratori e verso i settori emergenti è correlata a una maggiore crescita della produttività e ad uno svecchiamento di modelli di business ormai obsoleti.
Dimissioni dal lavoro: le motivazioni
Come anticipato, le ragioni dell’aumento delle dimissioni in Italia sono diverse. Ciò che emerge con evidenza è che la pandemia ha fatto conoscere a molti i vantaggi della flessibilità nell’organizzazione del lavoro e di poter svolgere le proprie mansioni da qualsiasi luogo purché si abbia una buona connessione Internet.
Si pensi al fenomeno quasi esclusivamente italiano del South Working in cui si sono svuotate le città a vantaggio di piccoli centri nel Sud del Paese. Questi trend spiegano in parte anche l’aumento del numero di Partite Iva e di consulenti. Un piccolo esercito che in un momento di incertezza ha saputo trovare una nuova soluzione per tornare a impossessarsi della propria vita iniziando da una semplice, ma coraggiosa, azione: dimettersi.
Come capire se è il momento giusto per dimettersi
Ma come capire se è il momento giusto per presentare le dimissioni dal lavoro? Ci sono degli indicatori da considerare per capire se quello che si sta svolgendo può diventare un lavoro a rischio di assuefazione. Se il lavoratore inizia a vivere ogni momento difficile con negatività, se smette di vedere sfide come opportunità e non trova nel capo e nei colleghi delle risorse da cui ottenere arricchimento e insegnamenti probabilmente il suo corso in quella precisa azienda è giunto al termine.
I rischi di passare da una situazione di stabilità ad una di incertezza possono essere limitati. Spesso proprio i salti nel buio sono salutari, purché siano frutto di ragionamenti ben ponderati e non di azzardo. Lasciare un’azienda con una rete di contatti già avviata è ad esempio un modo intelligente per rimettersi in gioco, come lo è contattare il proprio network per raccontare il passo che si è deciso di compiere. In altre parole: occorre mettere tutti in allerta.
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