Questo contenuto è stato realizzato in partnership con: IDCERT, azienda che intende migliorare l’alfabetizzazione digitale di persone e lavoratori producendo certificazioni informatiche riconosciute dal MIUR, il ministero dell’Istruzione.
L’innovazione digitale sembra essere la nuova scommessa della nostra società: un mondo che porta con sé una lunga serie di opportunità – alcune delle quali sono soprattutto economiche – aperte a tutti. Ma quello della tecnologia è un settore ancora a “misura di uomo”
In un momento in cui le donne si fanno strada con le unghie e con i denti negli studi, nella politica e nel lavoro, le carriere digitali sembrano mantenere una certa disuguaglianza e favorire un sistema in cui gli uomini sono ancora in maggioranza: si tratta del digital gender gap.
Ad evidenziarlo è la Commissione Europea nella sua Strategia per la Parità di Genere, in cui ha messo in evidenza che il gender gap è ancora forte in molti ambiti e che ancora troppe donne faticano ad accedere a pari opportunità in termini di istruzione, formazione digitale, retribuzione e crescita professionale.
D’altronde, quella dell’equità di genere è una vera e propria priorità per l’Europa e per tutti gli Stati membri: in una società che corre veloce e che ambisce ad una transizione digitale ed ecologica, garantire l’equità di genere è un dovere di tutti.
I dati relativi al digital gender gap
Secondo quanto emerge dalla EU Gender Equality Strategy, in Europa solo il 17% delle donne intraprende studi e percorsi universitari in ambito ICT e solo il 22% degli sviluppatori specializzati in Intelligenza Artificiale è di sesso femminile.
A preoccupare è l’accesso delle donne ad una buona formazione digitale, da cui dipende l’acquisizione delle digital skills necessarie per poter entrare nel mondo del lavoro, partecipare attivamente alla società e cercare di diminuire il digital gender gap.
In Europa, le competenze digitali di base sono possedute solo dal 54% delle donne (rispetto al 58% degli uomini). In Italia, invece, solo l’1,4% delle donne è composto da specialiste ICT (rispetto al 5,3% degli uomini).
E se il divario di genere fosse nel nostro DNA?
Tante sono ancora le azioni da compiere per garantire alle donne un maggiore accesso all’istruzione e alla formazione digitale e tante sono le azioni da compiere per fornire loro eque opportunità di crescita professionale, capaci di diminuire – o quanto meno assottigliare – il digital gender gap.
Ciò che spaventa, però, è che la cultura patriarcale, ovvero il pensiero che le donne debbano essere in simbiosi con la casa e i figli, è ancora presente nelle radici di molti, in parecchi Stati europei. Se quello del divario digitale di genere è un gap da risolvere, infatti, è certo che alla base vi sia un divario più profondo in termini di retribuzione, possibilità di avanzare nella propria carriera e amministrare imprese.
Dalle indagini contenute nella Strategia Europea per la Parità di Genere, infatti, emerge che il 43% dei cittadini europei sostiene che quella di guadagnare denaro a sufficienza per provvedere alla famiglia sia una mansione esclusivamente maschile; il 44% dei cittadini ritiene che la funzione più importante per una donna sia quella di occuparsi della casa e della propria famiglia. Il tutto con un divario retributivo tra uomo e donna che, in Europa, è attualmente pari al 15,7%.
Per l’opinione di una fetta di pubblico ancora troppo ampia, lavorare nell’agricoltura o nei trasporti è senza dubbio una prerogativa maschile, diversamente dagli impieghi nel mondo dell’istruzione e dell’assistenza che, stando al pensiero comune, sono più aderenti al mondo femminile. Questo significa che tante donne devo prima superare le barriere che impediscono loro di farsi strada in diversi campi e dopo devono “fare i conti” con il digital gender gap che fa parte di una identità culturale in cui ancora in molti si rispecchiano.
Le conseguenze
Oltre a limitare le opportunità lavorative, di formazione e sociali delle donne, la loro esclusione digitale genera un impatto negativo che riguarda tutti: se quest’ultime continueranno ad essere impossibilitate a usare internet, il mondo continuerà a perdere contributi sociali, culturali ed economici.
Ad oggi, tuttavia, sono ancora pochi i governi che hanno implementato politiche specifiche per diminuire il divario digitale di genere e alcuni, addirittura, non hanno ancora sviluppato programmi dedicati ad espandere l’accesso a internet per le donne.
Negli ultimi 10 anni, si legge nel rapporto condotto da World web foundation e da Alliance for affordable internet, i Paesi a basso e medio reddito hanno perso circa 1000 miliardi di dollari a causa del divario digitale di genere e, senza azioni specifiche di contrasto a questo fenomeno, le perdite potrebbero aumentare di altri 500 miliardi entro il 2025.
Le iniziative della Commissione Europea
Per questo motivo, ridurre il digital gender gap (e non solo) è diventata una delle priorità assolute dell’Europa, che ha presentato strategie ed iniziative per promuovere l’equità tra i cittadini e garantire alle donne pari opportunità di formarsi e realizzare i propri progetti.
Tra le misure più importanti, troviamo:
- Strategia per la parità di genere 2020-2025
- Piano d’azione per l’Istruzione Digitale 2021-2027
- Pilastro europeo dei Diritti Sociali
- Digital Compass 2030
Ognuna di queste misure mira a ridurre il gap delle Competenze Digitali.