Con l’abbandono dei codici Ateco, la platea dei beneficiari del bonus, previsti nel Decreto Sostegni, si è ampliata. Lo stanziamento previsto è di circa 32 miliardi di euro, ma ci sono già state delle polemiche. Partite Iva e lavoratori autonomi, infatti, sono scesi in campo per protestare contro l’entità davvero esigua dei contributi.

Lo scorso venerdì, Il Consiglio dei Ministri, ha approvato un decreto-legge che introduce misure urgenti in materia di sostegno a tutti i lavoratori che hanno riscontrato delle perdite economiche, connesse all’emergenza da Covid-19.

Con il Decreto Sostegni, l’esecutivo diretto da Mario Draghi ha dato il via libera allo stanziamento di contributi a fondo perduto, destinati ai soggetti titolari di partita Iva, che svolgono attività d’impresa, arte o professione, nonché agli enti non commerciali e del terzo settore.

Con il relativo abbandono dei codici Ateco, poi, la platea dei beneficiari del bonus si è ampliata. Lo stanziamento previsto è di circa 32 miliardi di euro e gli interventi si articolano in 5 grandi ambiti: sostegno alle imprese e agli operatori del terzo settore, contrasto alla povertà, sostegno agli enti territoriali, salute e sicurezza.

Ma ci sono già state delle polemiche. Partite Iva e lavoratori autonomi, infatti, sono già scesi in campo per protestare contro l’entità davvero esigua dei contributi a loro destinati: in media mille euro, per sanare un anno intero di perdite di reddito.

Ecco i punti chiave previsti del Decreto Sostegno per lavoratori e imprese

Al bonus potranno accedere tutti quei soggetti che abbiano subito perdite di fatturato, tra il 2019 e il 2020, pari ad almeno il 30 per cento, calcolato sul valore medio mensile. Ugualmente, potranno usufruire dei ristori anche le imprese con ricavi fino a 10 milioni di euro, a fronte del precedente limite di 5 milioni di euro. L’importo in qualunque caso non può essere inferiore a 1.000 euro per le persone fisiche e a 2.000 euro per gli altri soggetti e non potrà essere superiore a 150mila euro.

Viene previsto, inoltre, un taglio dei contributi per professionisti e autonomi da 3.000 euro. La misura riguarderà circa 820mila soggetti – di cui, 330mila sono iscritti alle casse private e 490mila sono artigiani, commercianti e professionisti iscritti alle gestioni Inps – con redditi entro i 50mila euro e perdite del 33%.

Il motivo delle proteste

Partite Iva e lavoratori autonomi sono già scesi in campo per protestare contro questi bonus, ritenendo l’entità dei ristori troppo esigui. Ecco infatti alcuni esempi:

Se il titolare di un bar ha fatturato 100 mila euro nel 2019 e 50 mila euro nel 2020, è evidente che la perdita del fatturato è pari al 50%. Ma, se applichiamo l’algoritmo del calcolo del sostegno, il titolare del bar potrà percepire solo una cifra di circa 2.500 euro, ovvero il 5% della perdita annuale di fatturato.

Se un esercizio commerciale ha fatturato, invece, 390 mila euro nel 2019 e 300 mila euro nel 2020, sempre secondo la stessa modalità di conteggio, il sostegno ammonterà a 3.750 euro.

Diverso è il discorso dei franchising. Infatti, un’attività commerciale in franchising, con 5 dipendenti, se nel 2019 ha fatturato 1 milione di euro e nel 2020 650 mila euro, senza possibilità di riduzione del personale, il sostegno sarà pari a 11.666 euro.

Ad ogni modo, i potenziali destinatari della misura dovrebbero essere tre milioni di persone. Nel complesso l’indennizzo medio che andrà ai soggetti coinvolti sarà di circa 3.700 euro, ha spiegato il ministro dell’economia Daniele Franco.

I bonifici saranno erogati sempre dall’Agenzia delle Entrate, ma per accedere al fondo perduto bisognerà presentare una autocertificazione attraverso una apposita piattaforma messa a punto da Sogei. Per le domande ci saranno 60 giorni. Gli aiuti dovrebbero coinvolgere anche start-up e le imprese nate tra il 2019 e il 2020.