Competenza trasversale molto richiesta sul lavoro, il decision making fa leva sulla capacità di scelta dell’essere umano, cioè sul processo mentale che consente di individuare la strategia di azione migliore tra le alternative possibili

Il decision making è un oggetto di studio interdisciplinare: dalla statistica, alla psicologia all’economia. I ricercatori di questi diversi campi concordano sull’importanza che hanno due motivazioni nei processi decisionali: il desiderio di ridurre l’incertezza e quello di ottenere un vantaggio.

Cos’è il decision making?

È la capacità di prendere decisioni attraverso un processo in cui valutare e selezionare diverse possibilità. Ogni decisione complessa, infatti, è un comportamento volontario risultante da un ragionamento.

In ambito professionale è una competenza trasversale sempre più richiesta. Richiede la capacità di controllare i fattori emozionali e di mettere in discussione i pregiudizi.

Le strategie con cui prendiamo una decisione sono riconducibili a due categorie principali. Nella prima rientrano le strategie “compensatorie”, come il modello dei pro e contro (la valutazione degli aspetti positivi e negativi di ciascuna alternativa) e il modello delle differenze (il confronto tra le opzioni che si hanno di fronte). La seconda categoria di strategie raggruppa i modelli “non compensatori”, cioè quelli che analizzano i vari aspetti secondo un criterio restrittivo ed eliminatorio. In concreto, un primo elemento negativo comporta l’eliminazione dell’intera alternativa.

Un fattore in grado di influenzare il processo decisionale è il contesto sociale. In psicologia è un fenomeno noto come “conformismo nei gruppi”: l’individuo è spinto a uniformarsi alle decisioni del gruppo a cui appartiene, anche se non sono allineate alle proprie idee o attitudini.

Un altro fattore che influisce sul processo di decision making è lo stress emotivo. Gli individui adottano dei comportamenti diversi a seconda del grado di pressione a cui sono sottoposti. Per esempio, se lo stress è intenso, l’individuo può attuare un evitamento difensivo (abbandona il processo decisionale, rimandandolo a un altro momento), oppure può assumere atteggiamenti ipervigilanti.

I 7 step del decision making

  1. Individua la decisione. Circoscrivi il problema da risolvere o la domanda a cui rispondere.
  2. Ottieni le informazioni rilevanti. Sia da fonti interne (valutazioni sulle esperienze della tua azienda), sia da fonti esterne (studi, ricerche di mercato, consulenze).
  3. Cerca le alternative. Di solito ci sono diversi modi per raggiungere un obiettivo. Prendili tutti in considerazione.
  4. Procedi alla valutazione. Soppesa i pro e i contro di ogni alternativa.
  5. Scegli l’alternativa migliore. Individua la strada più promettente sulla base delle conoscenze che hai raccolto. È il cuore del processo, il momento in cui prendi la decisione.
  6. Agisci. Pianifica il modo in cui rendere effettiva la decisione che hai preso.  Calcola i tempi e assicurati di avere la collaborazione di tutte le figure professionali necessarie.
  7. Rivedi la decisione. Rifletti in modo franco sulla tua decisione: hai raggiunto l’obiettivo prefissato in modo efficace? Prendi nota di ciò che ha funzionato e degli eventuali errori che hai fatto. Ti tornerà utile nelle decisioni future.

 

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