Le competenze digitali si possono ricondurre a due macro categorie: le digital hard skill e le digital soft skill. Saper sviluppare queste competenze è fondamentale anche perché, entro il 2030, 9 lavori su 10 richiederanno competenze digitali
Le competenze digitali sono un universo di abilità tecnologiche che spaziano da quelle di base come l’uso del computer, fino alle più specifiche ed evolute come lo sviluppo software per l’intelligenza artificiale. Queste competenze non sono una scatola chiusa, ma cambiano a seconda di come evolve lo scenario lavorativo, grazie soprattutto all’avvento di nuove tecnologie.
Secondo il report The future of Jobs 2020 del World Economic Forum (Wef) nel 2030 nove lavori su dieci richiederanno competenze digitali avanzate: si tratta di nuove competenze e professionalità che interessano ormai tutti i settori e funzioni aziendali, un giusto mix tra conoscenze tecnologiche e “soft skill”.
Com’è cambiata nel tempo la definizione di competenza digitale
Nel 2006 la definizione data dal Parlamento Europeo era:
La competenza digitale consiste nel saper utilizzare con dimestichezza e spirito critico le tecnologie della società dell’informazione (TSI) per il lavoro, il tempo libero e la comunicazione. Essa è supportata da abilità di base nelle TIC [Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione, ndr]: l’uso del computer per reperire, valutare, conservare, produrre, presentare e scambiare informazioni nonché per comunicare e partecipare a reti collaborative tramite Internet.
Tuttavia, con le nuove regole date dall’Industria 4.0, una definizione delle competenze digitali aggiornata e più calzante sui nuovi modelli di vita e di impresa suggerisce di dividerle in tre macrocategorie:
Competenze base: dall’utilizzo di hardware (tastiere, schermi touch) e software (gestione basilare di file), fino alle più semplici operazioni online, come l’uso della posta elettronica e la ricerca di informazioni.
Competenze intermedie: la creazione di contenuti e la valutazione critica delle tecnologie, competenze generiche non tarate su professionalità specifiche.
Competenze avanzate: digital skills specifiche e in costante aggiornamento, fondamentali nella generazione di professionalità: dal cloud computing alla programmazione di app, dall’Internet of Things ai big data alla cybersecurity.
Differenza tra digital hard skill e le digital soft skill
In generale le Competenze Digitali si possono ricondurre a due macro categorie: le digital hard skill e le digital soft skill.
Le digital soft skill sono quelle competenze digitali tecniche di base, specifiche, che definiscono una figura professionale. Si possono acquisire a scuola, all’università, con master e corsi di perfezionamento, ma anche sul posto di lavoro, attraverso corsi di formazione mirati.
Le digital hard skill sono, invece, competenze digitali quantificabili e rientrano tra le competenze da mettere nel curriculum vitae, come per esempio il saper usare programmi e pacchetti informatici, la conoscenza di linguaggi di programmazione e la capacità di utilizzare specifici macchinari e strumenti relativi alla produzione. In particolare, in questa categoria rientrano le competenze tecniche che riguardano l’area SMAC (Social, Mobile, Analytics, Cloud), cui si aggiungono quelle su Intelligenza Artificiale, Robotica, IoT, Cybersecurity.
Le abilità trasversali
A queste Competenze Digitali fanno capo le abilità trasversali, che riguardano relazioni e comportamenti delle persone in qualsiasi contesto lavorativo. Ad esempio, fanno parte di questa categoria: le capacità di problem solving e di risoluzione dei problemi tecnici, il knowledge networking che consente di recuperare e capitalizzare le informazioni che si trovano in rete; il new media literacy inteso come il grado di alfabetizzazione rispetto ai nuovi media, ai loro linguaggi e ai loro formati; la capacità di gestire i flussi comunicativi online.
I dati sulle Competenze Digitali
L’importanza delle competenze digitali riguarda ogni settore. Tuttavia, in Europa come nel resto del mondo esiste ancora un gap tra mercato della domanda e dell’offerta di “talenti digitali”.
Secondo le stime della Commissione Europea: solo il 3,5% degli studenti universitari frequenta un corso di laurea in ICT, e 1 lavoratore su 3 non possiede competenze digitali di base. Questa carenza si riflette sulle performance aziendali: 4 aziende su 10 hanno dichiarato un calo nella produttività e nella retention dei clienti a causa della mancanza di abilità digitali.
Guardando all’Italia, secondo il rapporto DESI 2020, il nostro Paese è all’ultimo posto per la digitalizzazione dell’area Capitale Umano nella classifica dei Paesi dell’UE. L’Osservatorio delle Competenze Digitali ha messo in luce come gli effetti della digitalizzazione vadano ben oltre la creazione di nuove professioni: il peso delle competenze digitali cresce, infatti, in tutte le aree aziendali di tutti i settori con un’incidenza media del 13,8%, con punte che sfiorano il 63% per le competenze digitali specialistiche nelle aree “core” di Industria e il 41% nei Servizi.
L’analisi dell’Osservatorio ha riscontrato anche una forte correlazione tra competenze digitali e soft skill, inteso come l’insieme di tutte quelle abilità trasversali, che riguardano tutti i mestieri e che connotano una più evoluta professionalità: apertura al cambiamento, conoscenza dell’inglese, team working, pensiero creativo, capacità di parlare in pubblico e di negoziare accordi, gestire il tempo e comunicare con i clienti.
Le professioni digitali più richieste nei prossimi anni
Come anticipato, secondo il report The future of Jobs 2020 del World Economic Forum (Wef), nel 2030 nove lavori su dieci richiederanno competenze digitali avanzate e nel prossimo decennio molti lavori scompariranno in favore di nuove professioni che, inevitabilmente, richiederanno nuove competenze.
I lavori con domanda crescente saranno quelli che richiedono un alto impiego di tecnologia (analisti di dati, sviluppatori di software e applicazioni, esperti di social ed eCommerce, specialisti in machine learning e intelligenza artificiale, esperti di automazione, designer di interazione uomo-macchina, ingegneri robotici, esperti di big data) o lavori in cui sono richieste doti specificamente umane (addetti al servizio clienti, venditori, specialisti di marketing, training, cultura, organizzazione e innovazione).
Non meno del 54% dei lavoratori, quindi, avrà bisogno di essere aggiornato o di aumentare significativamente le proprie competenze e capacità. Tra questi, nei prossimi cinque anni, il 35% necessiterà di un training aggiuntivo di 6 mesi, il 9% di un training da 6 a 12 mesi, mentre al 10% servirà aggiornarsi per più di un anno.