Dopo una misura durata 15 mesi, il Governo potrebbe decidere di tornare alla “normalità”, lasciando alle aziende in difficoltà la libertà di licenziare o ricorrere alla Cassa. A rischio 600 mila posti di lavoro, ma in molti settori è tornata la ricerca di personale
Ormai è solo questione di giorni. Il 30 giugno scadrà il blocco dei licenziamenti, stabilito nel corso del primo lockdown dal Governo Conte e poi prorogato dall’esecutivo Draghi per un totale di 15 mesi. Il mantra rassicurante “nessuno perderà il lavoro”, purtroppo si è rivelato solo una chimera. Ma l’obiettivo dei due governi che hanno gestito e stanno gestendo la pandemia era arginare il più possibile un’emorragia occupazionale che avrebbe devastato la tenuta sociale del nostro paese.
Ora il Parlamento è chiamato a prendere una decisione: prorogare ancora il divieto di licenziare oppure no. La strada più probabile è quella di lasciare la scelta alle aziende a partire dal 1° luglio. Si teme per il posto di lavoro di oltre 600mila persone. Ed il bilancio rispetto a febbraio 2020 è già severo: sono 800 mila gli occupati in meno come scrive Il Sole 24 Ore e comunque i licenziamenti nel 2020 sono stati 558mila. Le ipotesi in campo, di cui sta discutendo il governo, sono due: prorogare il blocco dei licenziamenti in settori selezionati, quelli ritenuti più fragili, e modificare il sistema di ricorso alla cassa integrazione, come sostiene anche il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti.
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Blocco dei licenziamenti, Giorgetti: “Necessario assistere chi esce dal circuito produttivo”
«Dal blocco dei licenziamenti si deve uscire con un sistema di ammortizzatori sociali che permetta a chi esce dal circuito produttivo di avere comunque un reddito ed essere assistito e riaccompagnato all’ingresso del mondo del lavoro non appena questo lo permetterà» ha sottolineato il ministro intervenendo al think thank “Made in Italy: setting a new course”. Allo stato attuale, dal primo luglio, le aziende potranno licenziare, ma avranno accesso anche alla cassa integrazione ordinaria, senza dover pagare le addizionali fino a fine 2021, ma impegnandosi a non licenziare per tutto il periodo in cui ne usufruiranno.
L’economia cresce e le imprese cercano personale
Per contro, le previsioni per i prossimi mesi sulla ripresa dell’economia e la crescita del Pil sono positive: l’Istat prevede una crescita del prodotto interno lordo sia nel 2021 (+4,7%) che nel 2022 (+4,4%), alla quale si accompagnerà un’evoluzione dell’occupazione, sempre se la pandemia non tornerà a mordere. Secondo l’ultimo aggiornamento del bollettino mensile del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal, le 560mila offerte di lavoro previste a giugno nel trimestre giugno-agosto raggiungeranno quota 1,3 milioni. I settori coinvolti da questa “ondata occupazionale” saranno soprattutto il manifatturiero, con alimentare, metalmeccanica, elettronica, servizi, turismo, commercio e costruzioni a fare da traino.