La piaga dei bassi salari colpisce anche chi meno dovrebbe meritarla, ovvero i laureati. A un anno dal titolo guadagnano appena 1300 euro, per arrivare a 1600 dopo cinque anni. E la perdita del potere d’acquisto che registra Almalaurea rispetto allo scorso anno è di cinque punti percentuali. 

Mentre maggioranza e opposizione si danno battaglia sul salario minimo, si scopre che neppure la laurea preserva dal problema dei bassi salari. In Italia, a un anno dalla laurea, secondo l’ultimo rapporto Almalaurea sulla condizione occupazionale dei laureati, si guadagna in media 1300 euro. “Purtroppo, l’Italia è il Paese dove i salari negli ultimi 30 anni sono diminuiti in luogo che aumentare come invece è accaduto in tutti gli altri Paesi secondo l’Ocse” commenta con Dealogando la deputata M5S Valentina Barzotti, membro della commissione Lavoro alla Camera. Il rapporto annuale del consorzio Almalaurea mette in luce come il valore reale delle retribuzioni di chi esce dall’università sia diminuito del cinque per cento rispetto allo scorso anno. E questo nonostante si riscontri una crescita dei salari in termini nominali, sottolinea il report.

Bassi salari e inflazione anche per i laureati

Il perché è presto spiegato: va tenuto in conto, spiega l’analisi, “il mutato potere d’acquisto”. Dunque “l’analisi della retribuzione deve necessariamente tener conto degli elevati livelli di inflazione rilevati nell’arco del 2022” si legge. Così “il quadro restituito si modifica in modo sostanziale: infatti, in termini reali i livelli retributivi hanno subìto nel 2022 una consistente contrazione in tutti i collettivi analizzati, interrompendo l’andamento di crescita registrato fino allo scorso anno”.

Il calo dei salari e del potere d’acquisto

Ecco allora che a tre anni dalla laurea la retribuzione mensile netta raggiunge i 1.535 euro per i laureati di primo livello e i 1.544 euro per i laureati di secondo livello, segnando un calo nell’ultimo anno del 3 e del 3,8 per cento rispettivamente. Dopo cinque anni dalla laurea la retribuzione mensile netta passa a 1.635 euro per i laureati di primo livello e a 1.697 euro per quelli di secondo livello. Ma anche dopo il quinquennio “si osserva una riduzione delle retribuzioni reali rispetto all’analoga rilevazione del 2021: -2,4 per cento per i laureati di primo livello e -3,3 per cento per quelli di secondo livello”.

Per i laureati di secondo livello i salari sono più alti

Studiare continua però a ripagare. Basta vedere come sempre secondo Almalaurea una laurea di secondo livello garantisca in media “un premio retributivo stimato pari a 99 euro mensili netti rispetto a chi raggiunge solo il primo livello”. Senza contare le differenze dovute al settore scelto, per cui ad esempio rispetto ai laureati del gruppo politico-sociale e comunicazione, percepiscono, in media, “retribuzioni significativamente superiori i laureati dei gruppi medico-sanitario e farmaceutico (+272 euro mensili netti), informatica e tecnologie ICT (+207 euro), ingegneria industriale e dell’informazione (+204 euro), economico (+109 euro), nonché scientifico (+71 euro), educazione e formazione (+62 euro) e scienze motorie e sportive (+46 euro)”.

“Mai accettare retribuzioni al ribasso”

La realtà, afferma Barzotti, “è che il mercato del lavoro presenta gravi distorsioni”. Le soluzioni passano attraverso “politiche attive di qualità e un miglioramento delle condizioni sociali della generalità dei cittadini”. Senza mai, almeno nelle speranze, “accettare offerte di lavoro al ribasso”. Una possibilità spesso non concessa ai laureati che nel nostro Paese faticano perfino a trovare opportunità di lavoro. Quello che secondo la deputata dei Cinque Stelle “è un problema culturale: spesso i giovani non sono valorizzati solo per il fatto di essere giovani”. In Italia “è difficile vedere un giovane in posizioni più importanti rispetto a quelle ricoperte da una persona anagraficamente più anziana”.

Salari bassi determinanti anche per i cervelli in fuga

Una delle motivazioni che li spinge a cercare fortuna all’estero. I salari così bassi “sono un aspetto determinante” dice Barzotti. “Capisco la frustrazione di vedere persone che in altri paesi per lo stesso lavoro guadagnano il doppio”. Per farli restare servirebbero dunque retribuzioni accettabili, tali almeno da rendere conveniente la decisione di iscriversi a una facoltà dopo il diploma (in Italia, vale la pena ricordarlo, il tasso di laureati è tra i più bassi in Europa). Un possibile importo da considerare adeguato “potrebbe essere 1800 euro”. Secondo la deputata sarebbe “una buona base di partenza che permetterebbe di essere un minimo autonomi tra vitto, alloggio, spese varie ed extra”.

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