Roma riparte dal coworking. Negli ex Mulini Biondi ha appena inaugurato Wire, un nuovo spazio pensato per aggregare talenti e incoraggiarne la crescita

Un ex mulino dei primi del Novecento e un nuovo progetto di coworking. Sono gli ingredienti di Wire, coworking space appena inaugurato a Roma negli ex Mulini Biondi, caduti in disuso negli anni Cinquanta e rientrato da poco nel progetto di riqualificazione dell’area del Porto Fluviale.

Wire nasce con lo scopo di aggregare talenti e favorirne la crescita e il successo professionale, mettendo in contatto tra loro realtà e idee diverse. Gli spazi sono stati riqualificati e resi funzionali al lavoro, alla socialità e al tempo libero con 120 postazioni, 10 uffici privati e 9 sale riunioni, oltre che palestra, spogliatoi, un’area relax, una kids room e due caffetterie.

Insomma, uno spazio che vuole accogliere lavoratori e studenti che non solo hanno bisogno di un luogo in cui lavorare, ma che desiderano anche incontrare nuove persone per scambiarsi le idee, presentare i propri progetti e avere consigli. Uno spazio aggregante per i lavoratori e un luogo aperto per la città di Roma.

Abbiamo intervistato Riccardo Mittiga, uno dei fondatori di Wire, che ci ha presentato il progetto.

“Wire è un progetto nato quest’ultimo anno. Ci abbiamo lavorato un anno intero per creare un posto che, come dice il nome Work and inspire, possa portare aziende, imprenditori, professionisti e studenti a scambiare le loro idee e cercare di creare una sinergia positiva per lanciare nuovi progetti e nuove aziende che diano un aiuto a Roma e a tutta la sua comunità lavorativa.”

 

Perché la scelta è ricaduta su Roma e su questo quartiere in particolare?

Quando abbiamo visto questo spazio è stato amore a prima vista. Qua si creava pane, che è un bisogno primario.  Come azienda digitale qui funziona nella stessa identica maniera: all’interno arriva connessione internet, arriva energia, arriva la fibra…

E questi sono gli elementi primari per una nuova azienda. Lo spazio è unico nel suo genere e si trova in un quadrante eccezionale: siamo vicini alle stazioni ferroviarie, abbiamo due grandi vie di comunicazione della capitale e quindi è assolutamente un posto unico.

Il tema della riqualificazione urbana a Roma è ancora agli albori. Quali sono state le sfide che avete affrontato da questo punto di vista?

Le sfide della riqualificazione urbana sono capire qual è la storicità del posto. Bisogna capire cosa si può innestare pensando al futuro, quindi la sfida è non stravolgere quello che si ha, e proiettarlo in qualcosa che serva.

Dovevamo semplicemente trovare un connubio tra esigenze del passato e cosa ci servirà nel futuro. La sfida è tutta là. La sfida è mettere insieme queste idee e confrontarsi perché ci sono tanti aspetti da considerare.

La pubblica amministrazione ha i suoi aspetti da tutelare, noi imprenditori ne abbiamo altri, e le aziende che ci lavorano dentro ne hanno altri ancora. Però si è trovata una sinergia giusta.

Quali sono i consigli che dareste alla città di Roma per svilupparsi?

Semplificazione. La semplificazione è quello che noi dobbiamo avere come parola d’ordine. Deve essere tutto più semplice: fare un lavoro, fare un progetto, aprire un’azienda, trovare dei contatti, trovare le condizioni necessarie per far fiorire qualsiasi idea e qualsiasi progetto.

Questo spazio di Wire non è soltanto aziende e startup, o mondo digitale. Qua dentro porteremo anche eventi sociali e culturali, daremo spazio a chi oggi non ne trova tanto. Se qui ho degli artisti che espongono, la loro idea potrebbe diventare un imput per un’idea imprenditoriale. Succede tante volte.

Succede all’estero. Confrontarsi con persone e idee diverse ha portato tantissimo fervore e anche tantissime possibilità di creare nuovi progetti.

 

Wire si pone l’obiettivo di adeguarsi alle nuove esigenze dei lavoratori e degli studenti. Quali pensate che saranno le nuove esigenze da qui a cinque anni?

Intanto dobbiamo superare questo periodo di crisi dove tutti abbiamo lavorato in emergenza. Io sono un papà, ho due figlie, e smart working per me voleva dire avere le bambine che mi correvano dietro. E l’ho vissuta un po’ in emergenza, come penso anche tante mamme e tanti papà.

Quindi la prima è creare le condizioni per poter lavorare e studiare meglio. Qui gli studenti avranno la possibilità di connettersi, usare la nostra fibra, usare le aule per fare progetti e innovare… E nel futuro quello che ci serve è usare queste nuove individualità e metterle a fattor comune.

Noi abbiamo un paese che crea tantissime individualità e dobbiamo cercare di creare un sistema per cui posso facilmente interfacciarmi con la pubblica amministrazione, con altri imprenditori, con altre aziende, senza grossi patemi d’animo. La sfida è quella: connettersi tra le varie individualità.

Oltre Wire quali sono i progetti per il vostro futuro?

Wire è uno dei progetti che abbiamo. L’altro più grande è Condexo, una piattaforma digitale per la gestione dei condomini.

Noi lavoriamo sia in Inghilterra che in Italia e abbiamo provato questo particolare software per mettere in condivisione amministratore, condomini e fornitori, e fare in modo che tutto quello che gira intorno alla nostra realtà quotidiana possa essere semplificato.

D’altronde Condexo ha come slogan Life made simple, quindi vogliamo semplificare la vita. Poi abbiamo un altro progetto, questa volta pensato per gli studenti universitari che si chiama Questiones. È un portale per gli universitari che li aiuterà a studiare meglio.

E poi vediamo… Da imprenditori si colgono opportunità, si vede cosa c’è in fermento. E noi siamo pronti!