“Gli imprenditori non devono essere responsabili solo della loro azienda, ma anche dello sviluppo della società”. Roberta Faraotti, figlia del padron di Fainplast Srl, spiega a Dealogando l’importanza del welfare aziendale e dell’implementazione di iniziative e politiche per il benessere dei dipendenti. E non solo

Dialogando ha parlato in un recente articolo dell’importanza del welfare aziendale e del vantaggio per un’impresa di introdurre delle politiche e dei benefit che, aumentando la soddisfazione e il benessere dei dipendenti, aumentano di conseguenza sia la sua reputazione che la produttività. Roberta Faraotti, figlia del fondatore di Fainplast Srl, storica azienda di Ascoli Piceno impegnata nella produzione di compound, ha creato al suo interno la divisione Socially Fainplast per dedicarsi proprio allo sviluppo e promozione di progetti di welfare per i suoi dipendenti. Roberta attualmente è responsabile della comunicazione istituzionale e della responsabilità sociale di Fainplast e ci ha raccontato di alcune iniziative portate avanti nell’ambito di questo innovativo branch aziendale, che mirano anche e soprattutto all’inclusione sociale.

Quanto è importante il welfare aziendale per la crescita di un’azienda?

Roberta Faraotti e suo padre Battista

Il welfare aziendale rappresenta una colonna portante per un’azienda sia in termini di benessere per il lavoratore sia per la crescita dell’azienda. Quando una persona è soddisfatta del proprio lavoro e del contesto lavorativo, ciò avrà ripercussioni sia nel lato privato ma soprattutto in ambito aziendale perché lavorare in serenità spinge ognuno di noi a lavorare meglio e di più. 

Si tratta di uno strumento ancora troppo poco utilizzato in Italia…

Forse negli ultimi anni l’interesse da parte delle aziende al settore welfare è aumentato. È bene che si parli e si discuta ma è ancora più importante che ogni azienda, nella propria dimensione, intraprenda realmente la strada del welfare non solo ai fini comunicativi ma soprattutto perché ogni imprenditore diventi, quello oggi viene definito, “imprenditore sociale”. Abbiamo il compito e il dovere di considerare “la persona al centro dell’azienda”. Questo è il nostro motto.

Quali sono, secondo la tua esperienza, gli stimoli migliori che può dare un’azienda ai suoi dipendenti?

Essere ascoltati e coinvolti. Far si che ogni lavoratore senta l’azienda come sua e che si consideri un piccolo imprenditore. Per questo in azienda abbiamo istituito ormai da diversi anni il progetto “la cassetta delle idee”, attraverso il quale ogni nostro collaboratore può proporre un’idea su qualsiasi argomento. Queste idee vengono esaminate ogni trimestre, valutate da una commissione e le più interessanti vengono premiate. Ma, soprattutto, vengono realizzate.

Voi avete pensato a degli incontri di formazione sull’intelligenza emotiva…

Sì, abbiamo iniziato questo percorso diversi mesi fa con un incontro sull’intelligenza emotiva per i nostri collaboratori e abbiamo riscontrato un grande entusiasmo. Questo nuovo approccio non solo favorisce le relazioni interpersonali sul luogo di lavoro, ma aiuta anche nella gestione delle emozioni. Quest’ultima è ormai diventata una delle soft skills da allenare soprattutto quando si rivestono ruoli di responsabilità.

Con lo smart working, modello che si è imposto in questi mesi per via della pandemia ma che con tutta probabilità perdurerà anche alla fine dell’emergenza sanitaria, non si mettono a rischio le relazioni tra dipendente e dipendente e tra questo e l’azienda?

Sicuramente lo smart working si è rivelata un’alternativa utile e concretamente applicabile in occasione di determinati eventi. Molte aziende che guardavano con diffidenza a tale strumento si sono rese conto che invece il lavoro agile costituisce un vantaggio per tante persone, rendendo più facile ad esempio la convivenza della condizione di genitori con quella di lavoratori.

Ovvio che le relazioni interpersonali ne abbiano risentito ma, anche in questo caso, le aziende devono adattarsi per un coinvolgimento diverso del dipendente. La filosofia del benessere del lavoratore non si ferma con uno schermo.

Su quali temi, riguardanti il mondo del lavoro e quello aziendale in particolare, pensi che debba accelerare la sensibilizzazione in Italia?

Sicuramente uno dei temi sui quali è necessaria maggiore attenzione da parte degli imprenditori è proprio il welfare. Va visto come una responsabilità sociale dell’azienda verso i propri collaboratori ma anche verso la società. Come diceva Aristide Merloni “non c’è valore  nel successo economico se non c’è anche l’impegno nel progresso sociale”.  

Questa frase piena di significato ci porta a riflettere anche su un altro tema importante: quello del gender gap in ambito lavorativo. La donna deve essere messa di fronte allo stesso ventaglio di opportunità di carriera di un uomo, quindi devono essere create le condizioni affinché lei possa gestire sia il lavoro che una famiglia.