Vita Lenta è un progetto artistico ideato da Gianvito Fanelli, designer, rientrato nella sua città natale dopo dieci anni “milanesi”. Ci ha raccontato la sua idea di lentezza e di come non vada confusa con “semplicità”

Un bambino in costume da bagno si affaccia da una terrazza sul mare azzurrissimo, mentre un’anziana signora, forse sua nonna, lo raggiunge senza fretta; delle lenzuola sventolano languide a una finestra, mentre suonano le campane domenicali. Un gruppo di genitori siede in attesa sulle panchine davanti all’autoscontro mentre i figli scivolano nelle macchinine giocattolo di un luna park.

Video brevissimi, non più di una manciata di secondi, che racchiudono un mondo, un’estetica e una filosofia: quella della Vita Lenta, pagina Instagram che conta, al momento, oltre 120 mila follower, creata da Gianvito Fanelli, originario di Conversano, in Puglia, cittadina di poco più di ventimila anime in cui Gianvito è tornato dopo aver lasciato Milano, dove ha vissuto anni lavorando come designer. Una storia simile a quella di tanti. La pandemia, come sappiamo, ha fatto nascere in tantissime persone una nuova consapevolezza: il modo in cui abbiamo lavorato fino a questo momento non funziona più. Il lavoro è diventato una gara, vince chi vi dedica più ore, chi vi sacrifica più tempo possibile. E alla vita è destinato ciò che resta.

La “Vita Lenta” di Gianvito Fanelli è un progetto artistico che racchiude non solo un’estetica ma anche un’etica politica. Contrappone il valore della lentezza al principio cardine del tardo-capitalismo, quello del tempo che è denaro. Per Fanelli, invece, il tempo è prima di tutto nostro.

 

Cos’è la lentezza, secondo te?

Gianvito Fanelli

La lentezza, per come la intendo io e per come cerco di comunicarla sulla pagina di Vita Lenta, è il tempo che dedichiamo a goderci la vita e le sue piccole cose. I video sulla pagina mostrano istanti quotidiani che hanno però un potere quasi taumaturgico: comunicano pace, serenità, raccontano un’alternativa alla vita vissuta con l’acceleratore.

 

I soggetti dei video sono quasi sempre anziani, più raramente bambini. Quasi mai si vedono adulti o ragazzi. La Vita Lenta, quindi, non è per loro?

È una domanda che mi viene fatta spesso, insieme a un’altra: la Vita Lenta si può fare solo al sud? Rispondo prima a questa: la gran parte dei video che mi arrivano sono girati al sud, è vero, ma non è sempre così, arrivano video anche dal nord e persino dalle città. La Vita Lenta non è necessariamente legata a un luogo fisico, quanto piuttosto a un luogo dell’anima: si vive lentamente solo se si è disposti a farlo.

Riguardo ai soggetti dei video: è vero, gli anziani sono i protagonisti principali, perché i paesi e i borghi dove sono girati i video sono abitati da pochissimi giovani. Eppure, la pagina non ha certo anziani come target principale, ma trentenni che abitano soprattutto a Milano. Questo ci dice qualcosa, racconta un disagio che onestamente, quando ho aperto Vita Lenta, non mi aspettavo ma che ora è evidente.

 

Questo disagio lo percepisci anche nei commenti e nei messaggi che ricevi?

Sulla pagina ho messo in evidenza alcuni dei commenti ai video. Quasi tutti parlano del grande senso di serenità che comunicano, altri raccontano di quanto la velocità richiesta nella vita di ogni giorno li faccia soffrire. Io ho vissuto a Milano, conosco questa sensazione: il lavoro ci costringe alla performance a ogni costo e questo si riflette in ogni ambito della nostra vita. Paradossalmente, persino durante le vacanze: stare senza fare nulla, oziare, godere del lento scorrere delle cose è in controtendenza alla doppia velocità con cui mostriamo le nostre vite sui social. Dobbiamo sempre far vedere che siamo impegnati, che non stiamo “sprecando” il tempo e la vita. Ma lo spreco c’è quando usiamo “male” il tempo, sacrificandolo per qualcosa che non porta alcun beneficio. E non è un discorso che riguarda solo la velocità. Esiste anche una lentezza “tossica”.

 

In che senso?

La Vita Lenta per me ha a che fare con la qualità del tempo, quindi non tutta la lentezza è positiva. Penso al tempo perso dietro alla surreale burocrazia italiana, per esempio. Quello non è tempo ben speso, non è una lentezza che vale la pena ammirare. In questo senso, la tecnologia può paradossalmente aiutare a vivere la vita più lentamente. Automatizzare certi processi può aiutare a risparmiare tempo. Certo, come in tutte le cose, va trovato un equilibrio: il “modello Amazon” è basato su una tecnologia che ha plasmato le nostre vite e i nostri desideri intorno al concetto che velocità sia sinonimo di performance e quindi di efficienza. Desideriamo tutto e lo vogliamo subito, non lasciamo che un desiderio metta radici in noi, non aspettiamo che maturi. Il risultato è che consumiamo a un’enorme velocità e voracità, senza sapere se vogliamo veramente ciò che acquistiamo o se è invece frutto di un impulso momentaneo, reso immediatamente realizzabile dalla tecnologia. In questo senso, la lentezza fa ritrovare il valore delle cose, ci dà chiarezza su cosa vogliamo e su cosa possiamo fare a meno.

 

Una domanda un po’ provocatoria: non c’è il rischio che la Vita Lenta si trasformi in Vita Noiosa?

Durante l’inverno può capitare: l’estate è sicuramente il periodo in cui ricevo più video e di maggior varietà, ma vorrei chiarire che Vita Lenta non è un’associazione, non persegue obiettivi “politici”, non vuole capovolgere un sistema sostituendone un altro. Vita Lenta è un’ispirazione. È uno sguardo su un’alternativa. Io sono contrario alle visioni manichee della vita, per cui esistono il Bene o il Male, il Nero o il Bianco. Io, personalmente, ho sempre puntato all’equilibrio. È ovvio che la Vita Lenta che si vede nei video non è per tutti. Non è nemmeno una scelta che si fa per tutta la vita. Parlo della mia esperienza: io ho vissuto dieci anni a Milano, ho sperimentato la vita ad alta velocità. E non è una vita che ricordo malvolentieri. Milano mi ha dato tanto, mi ha insegnato a lavorare, a gestire il mio tempo. Non avrei creato Vita Lenta senza quei dieci anni a Milano. La curiosità, l’andare via, viaggiare, fare esperienze, sono tutte condizioni essenziali per desiderare di tornare. Non vorrei mai che passasse il messaggio, cosa che purtroppo vedo che inizia a succedere, che la Vita Lenta sia una vita semplice.

 

Non è così?

Assolutamente no: essere in grado di gestire il tempo è una competenza che si apprende con fatica. Ci vuole tempo per avere più tempo. Ecco perché non credo molto alle soluzioni come la “settimana corta” o la giornata lavorativa di poche ore o anche al lavoro agile distribuito in maniera acritica, senza un’adeguata formazione. Faccio un esempio: se lavori solo quattro ore al giorno, tu in quelle quattro ore devi comunque riuscire a portare a termine i tuoi obiettivi. Ma saper gestire quattro ore in modo da fartele bastare non è una capacità che si acquisisce naturalmente. Serve disciplina, serve allenamento. Il mondo del lavoro sta cambiando, è vero, e servono soluzioni perché fenomeni come il burnout sono realtà evidenti, ma il cambiamento deve venire anche da noi. Per questo dicevo che la Vita Lenta è un luogo dell’anima. Ripeto: si vive lentamente solo se si è disposti a farlo.

 

Che progetti ci sono per il futuro di Vita Lenta?

Ho tante idee in mente, ma devo vedere quando potrò realizzarle. Io sto continuando il mio lavoro come designer, aiuto nella gestione dell’attività familiare e in più amministro la pagina, ricevendo centinaia di video ogni giorno. Video che guardo tutti, anche se devo cominciare ad accettare la realtà che non potrò continuare a farlo e mi dispiace, perché sicuramente perderò delle vere e proprie perle. Vita Lenta per me deve mantenere una sua coerenza estetica, quindi sono severissimo nella selezione dei video che compariranno sulla pagina. Con alcuni dei Creator più prolifici si parlava dell’idea di creare una mostra di video arte: sarebbe un modo per riconoscere anche il grandissimo lavoro che fanno questi ragazzi, che mandano tantissimo materiale. Ma al momento, penso sarò costretto a rimandare. Altrimenti, non mi rimarrebbe più il tempo.

 

Un po’ paradossale, dopo tutti i discorsi sul tempo…

È vero, ma con una differenza: io svolgo dei lavori che mi piacciono e Vita Lenta l’ho creato e l’ho visto crescere. Il tempo scorre in modo diverso quando lo dedichi a un progetto a cui tieni. E anche questa è una forma di lentezza.

 

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