“Ormai è diventato molto difficile per istituzioni, aziende e per gli stessi cittadini ignorare le esigenze del pianeta e non ragionare in termini di sostenibilità”. Il Country Manager italiano della app contro lo spreco alimentare che permette ai commercianti di non gettar via l’invenduto spiega il motivo del successo della startup e la mission di Too Good To Go
Greta Thunberg, l’attivista che ha sollecitato la comunità mondiale a considerare l’urgenza di adottare delle politiche volte a contrastare il cambiamento climatico e i suoi effetti, è svedese, mentre Too Good To Go è nata in Danimarca. Potremmo dire che il vento dell’ambientalismo e della sostenibilità soffia dai Paesi nordici, anche se il successo di questa app contro lo spreco alimentare si è esteso in poco tempo in tutta Europa e il suo Country Manager italiano ci racconta di come l’Italia, insieme anche alla Francia, sia tra i Paesi europei “più consapevoli” per quanto riguarda la lotta allo spreco alimentare.
TGTG è l’applicazione per smartphone che permette ai commercianti e ai ristoratori di mettere in vendita a prezzi ridotti il cibo invenduto a fine giornata, in modo tale che non finisca nella spazzatura. Le persone possono acquistarlo in delle curiose “Magic Box” e scoprire cosa mangeranno a pranzo/cena solo una volta aperta la scatola, con un originale effetto sorpresa. La app – che ha tra i suoi scopi quello di ridurre le emissioni di gas serra, le ricadute sociali ed economiche dello spreco alimentare e al contempo sensibilizzare le persone su questo tema – è presente in 14 Paesi d’Europa e negli Stati Uniti con oltre 27 milioni di utenti e più di 45mila negozi aderenti. In Italia è attiva dal 2019 ed è stata lanciata ufficialmente in quasi 40 città con 6mila negozi aderenti e un milione di box vendute.
Too Good To Go è riuscita a realizzare una crescita davvero esponenziale in pochi anni. Quale strategia c’è dietro a questo successo?
La strategia più semplice e più efficace possibile allo stesso tempo: il modello implementato di Too Good To Go è il segreto del suo successo, che gli ha permesso di scalare facilmente in ogni mercato in cui l’app è stata lanciata. Questo perché risponde a un’esigenza e ad un problema concreto per gli esercenti commerciali, lo spreco alimentare derivato dagli invenduti, con una soluzione semplice sia per i consumatori (che scaricano gratuitamente l’app, si geolocalizzano, scelgono il proprio posto preferito e con pochi click prenotano la Magic Box da ritirare nell’ora indicata) che per gli esercenti commerciali.
Infatti, proprio per incentivare la lotta contro gli sprechi, alla base di Too Good To Go ci sono le Magic Box, dei sacchetti a sorpresa: l’esercente non deve fare altro che mettere all’interno quello che effettivamente gli resta in negozio, aggiornando la disponibilità sull’app, anche in questo caso, con pochi semplici click. Riassumendo, il segreto di Too Good To Go è racchiuso in tre parole: semplicità, flessibilità ed efficacia.
La vostra è una vera e propria mission e state creando un esercito di Waste Warriors in Europa e negli Stati Uniti.
Sì esatto, i dipendenti di Too Good To Go sono prima di tutto Waste Warriors, che facciano sales, customer care o marketing il loro obiettivo in primis è quello di eliminare lo spreco alimentare. Portano avanti con passione il proprio lavoro e questa passione la riescono a trasmettere, come è evidente dai risultati in tutti i Paesi in cui finora è arrivata Too Good To Go. L’ultimo è stato proprio gli Stati Uniti e per il prossimo anno ci concentreremo su questo enorme e variegato mercato… ovviamente l’obiettivo è quello di diffondere Too Good To Go e la lotta contro lo spreco alimentare in più contesti (e Paesi) possibili.
Quali altri sprechi potrebbe aiutare a combattere una app?
Gli sprechi ci sono per tutte le categorie e a tutti i livelli, potrebbero nascere tendenzialmente altrettante startup che gestiscono il problema. L’aspetto importante è mettere a punto un modello che sia davvero efficace e antispreco per tutti gli stakeholders coinvolti.
Avete dei progetti nel prossimo futuro o intenzione di allargare il vostro business ad altri settori?
No, il problema del food waste è talmente grande – consideriamo che un terzo del cibo al mondo viene sprecato, per una perdita anche economica di 1.3 triliardi di dollari – che vogliamo concentrarci prima di tutto sull’obiettivo “Zero spreco alimentare”.
La sensibilità nei confronti delle tematiche ambientali e della sostenibilità è senza dubbio cresciuta negli ultimi anni, ma a suo vedere sta attecchendo in modo omogeneo o disomogeneo fra i vari Paesi europei?
È importante considerare che ogni Paese ha i propri obiettivi strategici, le proprie necessità e i propri punti di forza: ci sono Paesi che sono avanti anni luce nelle energie rinnovabili, altri nel riciclo, altri ancora nell’eliminazione della plastica. L’Italia, ad esempio, insieme alla Francia, è uno dei due Paesi dell’Unione che ha una vera e propria legge che cerca di combattere gli sprechi, non solo alimentari: la legge Gadda 166/16 (che regola le donazioni degli alimenti invenduti con misure di semplificazione, armonizzazione e incentivazione, ndr).
Quello che è certo è che da parte di tutti si va sempre di più verso modelli virtuosi: ormai è diventato molto difficile per istituzioni, aziende e per gli stessi cittadini ignorare le esigenze del pianeta e non ragionare in termini di sostenibilità.
Di quali politiche per l’ambiente e la sostenibilità, secondo lei, ha più bisogno l’Italia?
Come accennavo sopra, in Italia, in termini di spreco – ad esempio – abbiamo già una legislazione consapevole, è fondamentale continuare a lavorare in questa direzione a 360 gradi per diventare il più virtuosi possibile.