Con la cultura non solo si mangia, ma si scoprono anche mondi meravigliosi: Paolo Fatone – Regional Director Central, Southern Europe, Germany e Poland di Tiqets – ha raccontato a Dealogando la storia della piattaforma che si occupa della vendita di biglietti per musei, parchi a tema e altre attrazioni

«La cultura non è il superfluo: è un elemento costitutivo dell’identità italiana». Possono sembrare parole scontate ma è il contesto a fare la differenza: a usarle è stato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel suo discorso di giuramento. Un messaggio volto a sottolineare la centralità della cultura nelle nostre vite, che sta a noi cercare di coltivare ogni giorno. E a quanto pare ci sono realtà imprenditoriali che da tempo fanno esattamente questo.

Mettere al centro la cultura per essere alla portata di tutti è la mission di Tiqets, piattaforma di prenotazione online che si occupa di vendere biglietti per musei o altre attrazioni cittadine. Nata come startup in Olanda, dall’inizio del 2014 collega milioni di turisti a musei e attrazioni con biglietti istantanei – anche last minute – acquistabili e gestibili via cellulare.

Di recente ha ricevuto un finanziamento da 60 milioni di dollari da Airbnb e oggi impiega oltre 200 persone in tutto il mondo, tra cui Amsterdam, Seattle, Las Vegas, Orlando, Filadelfia, Londra, Copenaghen, Parigi, Barcellona, Roma, Vienna, Bangkok, Tokyo e Osaka. Abbiamo chiesto a Paolo Fatone, Regional Director Central, Southern Europe, Germany e Poland, nonché titolare dell’unica sede italiana dell’azienda, di raccontarci meglio questo progetto.

Paolo Fatone
Paolo Fatone, Regional Director Central, Southern Europe, Germany e Poland

Con oltre 3000 partner in tutto il mondo, “Tiqets ha biglietti per tutti i gusti”, si legge sul vostro sito internet. Ci racconta come nasce e quali sono i vantaggi per chi sceglie i vostri servizi?

Nel 2014 Tiqets è nata come una startup con un modello di business B2B. Non c’era ancora l’idea di sviluppare un’applicazione o un sito internet: dovevamo essere un fornitore di servizi per le biglietterie delle principali attrazioni, come musei, aree archeologiche ed eventi. Ma il progetto non stava decollando, il mercato ci diceva altro e allora abbiamo subito pensato di “cambiargli pelle”, trasformando il nostro progetto da B2B in B2C, rivolgendoci proprio al consumatore ultimo.

Il nostro obiettivo è stato quello di semplificare dei procedimenti ancora troppo obsoleti nella fornitura di biglietti digitali e istantanei per le persone che volevano accedere ad un museo o fare altre esperienze culturali.

Il vero valore aggiunto di Tiqets, poi, è sempre stato quello di fornire un accesso privilegiato per chi acquista i biglietti sui nostri circuiti e che si traduce con il saltare le lunghe file. Nulla di rivoluzionario: abbiamo solo pensato di semplificare tutti i passaggi di accesso e acquisto biglietto.

Quanto è stato difficile puntare su un progetto che ha al centro la cultura? Ci sono state delle resistenze o delle perplessità iniziali?

Fare business sulla cultura in Italia è estremamente difficile, ma non impossibile, dipende sempre da come lo si fa: se l’idea originale è quella di creare legami tra le attrazioni, gli enti pubblici e le persone, sicuramente il progetto sarà apprezzato perché volto a creare valore. Tutte le idee, anche quelle vincenti, riscontrano sempre delle difficoltà: all’inizio è stato complicato permeare il tessuto economico del sistema culturale italiano, in un certo senso svecchiandolo.

Nel 2015 c’erano da parte di alcuni poli museali perplessità e resistenze: tra tutte, la difficoltà di comprendere che un biglietto digitale poteva alleggerire di gran lunga molti processi, sia per il museo sia per le persone che lo acquistavano. In quei momenti cercavamo sempre di far leva sul turista medio per permettere ai nostri partner di capire a piano la situazione: nel 99% dei casi gli stranieri non viaggiavano certo con una stampante portatile nella valigia e quindi sarebbe stato più semplice attrarli con la possibilità di comprare biglietti in formato digitale da conservare comodamente sul cellulare.

In generale, per chi vuole fare business, si deve tenere presente che l’approccio proattivo è essenziale: porsi sempre in modo da sollevare un problema e risolverlo insieme. Così la crescita non è solo economica e non è solo di una singola azienda, ma anche di tutti i partner che decidono di puntare su un determinato progetto.

 

Tutte le idee, anche quelle vincenti, riscontrano sempre delle difficoltà: all’inizio è stato complicato permeare il tessuto economico del sistema culturale italiano, in un certo senso svecchiandolo

 

Tiqets è un’azienda che ha sempre creduto nel digitale e nella sua importanza, rendendolo uno dei suoi punti cardine. In che modo?

La digitalizzazione è un elemento imprescindibile per chi vuole fare impresa. Quando abbiamo cominciato il settore della cultura aveva ancora molte resistenze, dal sistema delle biglietterie sopra accennato, alle audioguide o alle offerte dedicate ai visitatori.

Con molta umiltà abbiamo fatto capire ai nostri partner che grazie al nostro aiuto potevamo attrarre moltissime persone e – dal momento che io vedo sempre un lato positivo – anche la pandemia ha “aiutato” determinati settori a puntare sulla digitalizzazione, dove possibile.

A mio avviso, puntare sul digitale significa anche creare contenuti di facile comprensione. Per esempio, i nostri portali –  dall’app al sito internet – sono stati progettati per essere immediati sia per i nativi digitali sia per le persone più anziane. E devo dire che i numeri ci stanno dando soddisfazione: la fascia principale dei nostri utenti è quella che va dai 25 ai 45 anni (circa 60% dell’audience) ma c’è anche un buon 13% che è occupato dalla fascia degli over 65.

Quanto ha pesato la pandemia in questi ultimi due anni in cui i cittadini di tutto il mondo hanno stravolto le loro abitudini, smettendo anche di viaggiare?

La pandemia da un punto di vista economico è stata disastrosa: l’Italia è stata colpita duramente dal virus e la decisione di chiudere tutti i luoghi di aggregazione era l’unica scelta responsabile, seppure triste. Come società abbiamo sofferto, ma abbiamo deciso di sfruttare questo tempo più lento per poter ottimizzare i nostri servizi. Se non ci fosse stata la pandemia probabilmente non avremmo mai fatto questa auto-analisi sui nostri prodotti, prima nel cercare e poi nel risolvere determinate criticità. Il concetto di ottimizzazione è stato il concetto chiave per rimanere resilienti in questo periodo di difficoltà e, paradossalmente, rafforzarci.

Avere, poi, uno sguardo vigile sulle esigenze del mercato ci ha fatto anche capire che dovevamo puntare a lavorare non solo con i turisti stranieri, ma dovevamo promuovere soprattutto il turismo nostrano, quello che si chiama “turismo domestico”. C’è stata immediatamente una risposta positiva: quando il governo ha riaperto i confini tra le regioni, molti italiani hanno cominciato ad esplorare borghi limitrofi e altre città che magari non avevano mai visitato.

 

Come società abbiamo sofferto la pandemia, ma abbiamo deciso di sfruttare questo tempo più lento per poter ottimizzare i nostri servizi.

 

Durante i vari lockdown i musei sono stati chiusi. Avete avuto mai il pensiero di “gettare la spugna”?

Fortunatamente Tiqets era un’azienda florida prima della pandemia. Sicuramente abbiamo subito delle perdite e le difficoltà ci sono state, ma non erano tali da farci dubitare della nostra sopravvivenza.

Penso sempre che un’azienda non sia un semplice luogo fisico o un modo per fare soldi, un’azienda è composta soprattutto da persone: nelle zoom call fatte con i colleghi, soprattutto quando eravamo in lockdown, ci siamo sempre concentrati sullo stimolarci a vicenda e questo è servito a rimanere concentrati anche e soprattutto sui progetti che volevamo ancora sviluppare. “Gettare la spugna” non è nella nostra natura, tutti noi ci siamo concentrati sul resistere.

E adesso che le misure restrittive piano piano stanno scomparendo cosa vi aspettate?

Uno dei nostri ultimi progetti, per esempio, è stato fornire un esempio di contingentamento delle entrate su fasce orarie nei poli museali. In generale, in questi ultimi due anni abbiamo deciso di puntare molto sulla programmazione dei nostri obiettivi: siamo una tech company è il nostro motto è proprio quello di non fermarci. Fortunatamente non abbiamo mai fatto un giorno di cassa integrazione e questo ci ha permesso di dedicarci a nuovi progetti: quello che oggi è il futuro, domani è passato.

 

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