Tra i settori che hanno registrato le maggiori perdite in questo 2020 così sconvolgente e drammatico, in cui l’epidemia di Covid-19 ha messo a soqquadro la nostra quotidianità prima che l’economia mondiale, c’è senza dubbio il turismo. I contagi e le conseguenti restrizioni sugli spostamenti delle persone hanno imposto un duro stop a viaggi e vacanze, ripresi in parte solamente la scorsa estate e con l’allentamento delle misure di sicurezza. Proprio i mesi estivi, per forza di cose, sono stati quelli in cui le strutture dell’hospitality hanno sofferto di più il calo di turisti stranieri, calo oggi più profondo con la seconda ondata di contagi e le nuove difficoltà per quanto riguarda viaggi e spostamenti. Diego Furlani, co-founder & COO di Salabam e Vadobay, entrambe piattaforme per la prenotazione online di soggiorni e vacanze in Italia e nel mondo, ha spiegato a Dealogando, dati alla mano, le attuali problematiche e sofferenze di questo comparto.
Quanto ha perso e sta continuando a perdere il settore turismo, dati alla mano?
Molto. Fare una stima in termini quantitativi è abbastanza difficile per me. Lavoriamo in una particolare area del turismo (welfare, incentive e loyalty) con clientela italiana che viaggiava già prima principalmente in Italia. Con la pandemia ancora in corso e in piena seconda ondata, è abbastanza complesso individuare l’orizzonte di questa emergenza.
Detto questo sono completamente azzerati alcuni settori come quello del turismo di medio/lungo raggio, del turismo d’affari e del turismo legato a eventi aziendali e sportivi. In questo periodo dell’anno anche il turismo domestico è pressoché azzerato. Tutto il periodo di Natale – Capodanno è molto a rischio. Anche per quanto riguarda il turismo leisure quest’anno è stato terribile anche per i ponti e gli short break: Pasqua, 25 aprile, Primo maggio e in ultimo il ponte di Halloween e Sant’Ambrogio, si sono vissuti in periodi di lockdown o di “forte tensione sanitaria”.
Questa estate le mete del Bel Paese sono state molto gettonate, ma davvero si sono riscontrate differenze sostanziali rispetto agli altri anni? Si potrebbe parlare di una rinnovata affezione dei cittadini nei confronti del turismo “Made in Italy”?
I nostri dati confermano che le mete italiane sono state la prima scelta per molti. Se nel 2019 l’Italia era scelta per il 69% delle prenotazioni, quest’anno la preferenza per il Bel Paese è salita al 94%. Oltre all’Italia un grande afflusso di vacanzieri c’è stato verso Francia, Spagna, Grecia, Croazia e Inghilterra. Pressoché pari a zero, invece, il turismo extra UE, anche per via delle restrizioni che interessavano le aree extra Scheghen.
Qualcosa è cambiato poi anche relativamente alla tipologia della struttura ricettiva preferita, con gli hotel che vengono scelti molto meno in favore di appartamenti, anche se non si osservano variazioni sostanziali. Ad aprile-maggio si pensava che il vacation rental sarebbe stato preponderante, ma così non è stato. Una variazione più sensibile ha invece caratterizzato la booking window, cioè quanto prima prenoto un soggiorno rispetto al giorno di inizio dello stesso: a maggio-giugno era molto più alta rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, mentre da luglio a metà settembre è scesa di molto (a settembre e ottobre è risultata circa la metà rispetto allo scorso anno).
Il dato di questi giorni è molto particolare: da un lato abbiamo prenotazioni a 2-3 giorni, da un lato abbiamo prenotazioni a 6-8-10 mesi ed esclusivamente in Italia. Un altro dato emerso durante lo scorso periodo è la diminuzione del turismo verso città d’arte, a favore di mare e montagna nei mesi estivi e dei borghi a settembre/ottobre.
In Cina e in Europa, una volta terminato il lockdown, si è scatenato il fenomeno del “revenge shopping”, con le persone che sono corse in negozi e centri commerciali perché con le chiusure non potevano farlo. A suo vedere assisteremo ad una sorta di revenge tourism quando usciremo da questa situazione?
È possibile. Già la scorsa estate abbiamo avuto un incremento del prenotato dal 3 giugno in avanti, quando finirono le restrizioni sul territorio nazionale. Luglio 2020 è stato per noi il mese record per numero di prenotazioni, mentre agosto 2020 lo è stato per quanto riguarda i soggiorni.
Su come si viaggerà l’anno prossimo, dipenderà molto da quando avremo le riaperture. È probabile che, se l’allentamento delle restrizioni avverrà nella tarda primavera/inizio estate, le destinazioni saranno comunque domestiche o vicine.
Quali sono le tempistiche per un recupero delle perdite dovute all’assenza di turisti stranieri in Italia?
Per riavere numeri consistenti di turisti stranieri di lungo raggio, temo che la stagione buona possa essere quella del 2022. Si tratta di prenotazioni che hanno una “incubazione” lunga: un viaggio negli Stati Uniti lo prenoto e organizzo con 6-9 mesi di anticipo e ciò significa che oggi si dovrebbe già essere in fase di prenotazione, ma allo stato attuale delle cose risulta difficile.
Sono proprio i turisti stranieri, e in particolar modo quelli provenienti da USA, Cina, Giappone, Australia e Russia, i principali ospiti delle strutture di lusso italiane, che infatti hanno registrato grandissime perdite…
Purtroppo sì. Noi non lavoriamo con clientela straniera, ma diversi hotel di livello medio/alto ci hanno confermato di avere numeri fortemente negativi. In particolare nelle città d’arte, mentre alcune strutture delle località marittime si sono comunque riuscite a difendere. Altre hanno scelto di chiudere alcune loro sedi e convogliato tutto il loro prenotato in quelle rimaste aperte.
Quali sono i servizi che cercano la maggior parte degli italiani che partono per le vacanze? È sulle loro esigenze, in questo periodo, che devono concentrarsi il settore turismo e quello dell’hospitality. In molti dicono che questa sarà comunque un’occasione per il rilancio del turismo in Italia, con questa crisi che stimolerà molti luoghi a rendersi più attrattivi per viaggiatori e vacanzieri. Cosa ne pensi?
Flessibilità e sicurezza sono le parole chiave di questo periodo per gli addetti ai lavori: essere flessibili significa comprendere cosa è accaduto e cosa sta accadendo e mettersi a disposizione dei propri utenti e assisterli in caso di necessità, magari attivando sempre più opzioni di prenotazioni a cancellazione gratuita e rimborsabili.
Per quanto riguarda la sicurezza, oggi è fondamentale fornire quante più informazioni agli utenti: sin da metà aprile, ad esempio, abbiamo attivato l’area protocolli Covid sulle pagine delle strutture ricettive prenotabili tramite la nostra piattaforma, contenenti tutte le azioni intraprese da hotel, b&b e appartamenti relativamente a sanificazioni e a tutte le regole anti-contagio.
Per quanto riguarda gli interventi statali, il bonus vacanze è stata una misura sufficiente? Quali strumenti o provvedimenti servono nel futuro?
Il bonus vacanze è stato uno strumento che ha avuto un impatto bassissimo, per diverse ragioni: è complesso da richiedere per l’utente e ha contribuito a mettere in difficoltà le strutture ricettive, le cui casse avevano già risentito del lockdown in primavera e che hanno poi in seguito dovuto fare i conti con la mancanza di clientela straniera. Ora, invece, quelle stesse strutture devono fare i conti con la seconda ondata di contagi.
Penso che alle condizioni pre Covid, per quanto riguarda il settore, si tornerà solo con un vaccino: già da metà settembre, con l’aumento dei contagi, avevamo notato una flessione nelle prenotazioni, e questo ben prima che arrivassero le restrizioni governative. Difficile pensare a degli altri strumenti che possano veramente servire nel prossimo futuro: il modello Ristori, per intenderci, può permettere ad alcune aziende di sopravvivere, ma non ha certo il potere di far tornare le persone a viaggiare.