“Abbiamo ereditato un modo di fare impresa che è quello dei nostri padri – o addirittura dei nostri nonni – ma oggi non è più attuale e i giovani hanno il dovere di sovvertirlo”. La pensa così Valeria Pindilli, fondatrice di Pocket manager, una società di consulenza che aiuta i giovani professionisti a fare impresa 

Dopo essersi laureata nel 2014 in economia e management per arte, cultura e comunicazione alla Bocconi di Milano, Valeria Pindilli si è buttata a capofitto nel mondo del lavoro, trovando però delle enormi difficoltà. Infatti, per alcuni ruoli era “troppo qualificata“, per altri, invece, “le esperienze maturate sul campo non erano sufficienti” per inquadrarla in un lavoro a tempo pieno. Così, complice un’innata passione per il mondo della piccola imprenditoria e la volontà di mettere in pratica gli anni di studio teorico “matto e disperatissimo”, Valeria ha aperto la sua Partita Iva e, come ha raccontato a Deaologando, ha cominciato a fare consulenze.

Valeria Pindilli, founder di Pocket manager

Quando e com’è nato Pocket Manager?

Nel 2014 ho letto un libro riguardo la ‘small business strategy’ che ha cambiato la mia visione rispetto al mondo del lavoro e ho capito che dovevo concentrarmi sulla piccola imprenditoria, aprendo una mia società di consulenza.

L’intenzione era inserirmi in un mercato del tutto nuovo: offrire consulenze per permettere l’apertura di nuove attività in un periodo di crisi economica fortissima. Il progetto Pocket Manager, quindi, nasce nel 2014 ma il suo lancio effettivo è stato nell’ottobre del 2016.

Il primo anno avevo pochi clienti e ovviamente ho sfruttato quel periodo di tempo per fare dei test, ovvero, ho cercato di capire come far funzionare le idee e i prodotti dei miei clienti. Alla fine dell’anno, il loro fatturato è cresciuto parallelamente alla mia credibilità e professionalità nel mercato delle consulenze.

Secondo la tua esperienza, quali sono gli strumenti necessari per avviare un’impresa?

Chi si affaccia sul mondo della piccola impresa deve tener presente una cosa fondamentale, ovvero, la sostenibilità. Quest’ultima ha diverse declinazioni: sostenibilità economica, ovvero, bisogna sempre ricordare che ogni azienda per poter sopravvivere ha bisogno di generare profitto.

Sostenibilità ambientale, ovvero, bisogna sempre pensare che ogni azienda non è un’isola, quindi puntare su temi ecosostenibili o sull’innovazione tecnologica non è sbagliato. Infatti, prima si comincia ad investire, prima si ammortizzano i costi che una spesa del genere comporta.

Infine, c’è la sostenibilità personale, ovvero, la capacità di saper collocare le persone giuste al posto giusto. Se si seguono questi esempi, sicuramente una piccola e media impresa avrà un andamento economico positivo.

In che modo i piccoli professionisti possono diventare imprenditori?

La cosa migliore che un piccolo professionista può fare è prendere atto di essere piccoli per sfruttarlo a proprio vantaggio. Infatti, le piccole realtà hanno la peculiarità di essere veloci e flessibili, cosa che i “Big” non potranno mai essere, proprio per il numero elevato di persone che si occupano degli aspetti gestionali. Inoltre, non avendo costi strutturali elevati, possono arrivare per primi, soprattutto nel mondo dell’innovazione e dello sviluppo.

Di cosa hanno bisogno i giovani che vogliono avviare un’attività da libero professionista?

Una delle cose più importante è imparare a gestire il business in maniera strategica, perché, purtroppo, sono convinta che in Italia manca una vera cultura nel fare impresa, soprattutto per quanto riguarda le imprese piccole. Abbiamo ereditato un modo di fare impresa che è quello dei nostri padri – o addirittura dei nostri nonni – che non è più attuale. Questi modelli non funzionano più in uno scenario così globalizzato e così competitivo come quello di oggi, che sfrutta delle tecnologie che già solo 30 anni fa non c’erano.

Quindi il consiglio che mi sento di dare ai giovani è quello di imparare il prima possibile a muoversi nel mondo dell’impresa con consapevolezza, conoscendo le dinamiche del business e del mercato. Un’altra cosa da non sottovalutare sono le persone: sapere, cioè, cosa vogliono i clienti, i tuoi soci, il tuo capo o i tuoi collaboratori.

I giovani imprenditori hanno, secondo me, l’opportunità e anche il dovere di cambiare le cose, di cambiare lo status quo. Per questo motivo è utile ricordarsi di non aver paura di alzare la voce e di dire quello che secondo noi è importante. Questo è proprio il momento giusto per farlo, proprio perché sta nascendo una nuova forma di imprenditoria, basata anche sul valore delle persone. Il famoso “capitale umano”.

Quali caratteristiche devono avere le aziende di successo?

L’equilibrio. Le aziende di maggior successo a cui mi ispiro sono quelle che hanno un equilibrio a tutti i livelli: dalla gestione, alla pianificazione, dalle proposte ai prodotti, dall’esigenza del cliente all’esigenza dell’azienda. Su questo modello, cerco di traghettare i miei clienti verso questa direzione.

In più bisogna sempre tenere a mente che il metodo è tutto: non bisogna lanciarsi in progetti poco realistici o avendo degli obiettivi poco concreti.

Parlaci dei tuoi progetti futuri

Sicuramente un progetto ambizioso, che sto cercando di portare avanti con passione e tenacia, è quello di trasformare Pocket manager nel primo franchising della consulenza strategica, rivolta esclusivamente alla micro impresa che abbiamo in Italia.

Il mio obiettivo è moltiplicare l’impatto positivo che si può avere nel mondo: se io da sola sono riuscita già ad aiutare centinaia di piccole imprese, c’è solo da immaginare cosa potrebbero fare tanti di noi. E adesso siamo solo in 4, pensate a quando saremo in 10, in 30 o addirittura in 100!