Sono stati colpiti duramente dalla pandemia, ma la politica li ha dimenticati: sono i ragazzi e le ragazze della generazione Covid. Soprattutto per loro nel 2022 è arrivato il bonus psicologo, ma secondo l’Ordine degli psicologi è insufficiente per rilanciare la loro capacità di formarsi o entrare con più serenità nel mondo del lavoro
Prima chiusi dentro casa tra dad, esami online e smartphone, poi tornati nelle scuole e nelle università tra ritardi e divieti, oppure appena affacciati su un mondo del lavoro già fragile e ora travolto da inflazione e crisi energetica. È la cosiddetta generazione Covid, cioè tutti i ragazzi e le ragazze che sono stati colpiti da pandemia e caro vita nel momento fondamentale in cui si forma la loro identità o in cui diventano davvero maturi: l’adolescenza e la prima età adulta. Con ricadute psico-sociali molto pesanti.
Soprattutto per loro lo scorso anno il Parlamento ha approvato il bonus psicologo, che ha raggiunto 40mila persone su una platea potenziale di quasi 400mila richiedenti, di cui il 60% era under 35. Un supporto importante quello terapeutico, in anni difficili come questi, ma la misura ha avuto svariati problemi e, secondo l’Ordine degli psicologi, è del tutto insufficiente per affrontare il boom di disagi psichici del post-Covid.
Gli effetti psicologici della pandemia sugli under 25
Secondo David Lazzari, psicologo e presidente dell’Ordine, “oggi al benessere psicologico viene data un’importanza nettamente maggiore di prima, anche per effetto della pandemia”, tuttavia il bilancio di questi anni per i più giovani sarebbe negativo.
“Erano dieci o quindici anni – spiega a Dealogando.com – che tutte le agenzie internazionali, a cominciare dall’Oms, ma anche il World Economic Forum, avevano segnalato un aumento importante nel malessere e nei disturbi comportamentali tra i bambini e gli adolescenti. La pandemia ha poi amplificato questi dati e alcune stime parlano di un aumento del 50% delle forme di disagio e di disturbi psicologici in tutto il mondo, concentrati per lo più nella fascia under 25”.
Una ricerca pubblicata su Jama Pediatrics spiega poi che lo stress legato alla pandemia durante la gravidanza potrebbe aver influenzato negativamente lo sviluppo cerebrale del feto. Infanzia, adolescenza e prima giovinezza sono quindi le fasce d’età in cui sono più aumentati disagi. Secondo gli psicologi, infatti, per loro le relazioni sociali sono decisive per la formazione del proprio sé e oggi la scuola è rimasta la loro unica “agenzia” di socializzazione, perché fuori dai suoi spazi non ci sono quasi più aree di aggregazione e incontro.
Il venir meno della presenza a scuola, insieme all’ansia respirata per la pandemia e per le sue conseguenze sanitarie ed economiche, hanno pertanto fatto esplodere il malessere pregresso.
Covid, il contraccolpo sui giovani adulti
Per chi è leggermente più grande poi, il problema si intreccia con quello della disoccupazione e della scarsa qualità lavorativa: secondo gli ultimi dati di Eures e Istat, il 43% degli under 35 guadagna meno di mille euro al mese, il 22% è disoccupato e circa 3 milioni di ragazzi e ragazze sono talmente sfiduciati o svogliati che non studiano e nemmeno cercano un lavoro (i cosiddetti “Neet”).
Questo in un quadro generale in cui, come segnala la società italiana di Neuropsicofarmacologia, c’è stata una crescita del 26% dei fenomeni di depressione e del 28% dei disturbi d’ansia rispetto al periodo pre-pandemia.
Perché il bonus psicologo è stato insufficiente
Il bonus psicologo era stato annunciato nella primavera del 2022, ma dopo vari tentennamenti della politica, tra ritardi parlamentari e decreti attuativi fantasma, è entrato effettivamente in vigore soltanto in autunno. In campo sono stati messi 25 milioni di euro, con un sostegno da 200 a 600 euro una tantum, a seconda del reddito Isee, per coprire il costo delle sedute psicologiche, fino a 50 euro per ogni incontro. Tanti, ma non tutti gli psicologi hanno aderito e la fruizione del contributo è partita solo a novembre.
Tra i 400mila che hanno fatto domanda, visti i pochi soldi a disposizione, è stata accolta la richiesta solo del 10%, tra chi lo ha chiesto prima e chi ha i redditi più bassi (privilegiando il secondo requisito). La legge di Bilancio 2023 ha poi previsto di estendere il bonus anche a quest’anno e al prossimo, ma in campo ci sono rispettivamente solo 5 e 8 milioni di euro. Così, in pratica, riceveranno l’aiuto ancora meno persone: tra le 8 e le 10mila.
Cosa fare oltre il bonus psicologo per la generazione Covid
Secondo Lazzari è un po’ presto per trarre bilanci sul bonus, ma “è chiaro che per aiutare la cosiddetta generazione Covid, accanto a questo aiuto, che va reso strutturale per almeno tutte quelle 40mila persone che lo hanno già avuto, serve una rete generale, perché il contributo da solo, seppur un segnale importante, non è assolutamente sufficiente a dare le risposte che servono”.
La ricetta del presidente dell’Ordine è quella di istituire lo psicologo di base e quello scolastico, oltre che potenziare il servizio sanitario nazionale. Il punto di partenza potrebbe essere l’istituzione di un fondo per la consulenza psicologica nelle scuole da 25 milioni di euro nel 2023, che può salire a 30 nel 2024, come era stato proposto da un emendamento bipartisan all’ultimo decreto Milleproroghe, che però non è stato approvato.
“Come psicologi – conclude Lazzari – speriamo che prima o poi si faccia, può essere una base per intercettare in modo precoce i disagi. Assieme a questo serve lo psicologo di base, perché anche la rete dei pediatri e dei medici di famiglia può prevenire i malesseri, ma necessita di risorse tecniche. Infine nei luoghi di lavoro abbiamo dati che dimostrano come chi può scegliere opta per le imprese con un welfare anche psicologico: lo facciano tutti, prevedendo sconti o tutele dirette in azienda e così si contrasterà anche il fenomeno delle Grandi Dimissioni”.
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