Si chiama Pelle, la collezione che il brand porta ad Altaroma, ispirato alla classicità di Petronio, al concetto di orizzontalità delle Terme di Caracalla, ma anche alla naturalezza nella diversità ed alle linee senza tempo degli abiti clericali

Mattia Piazza, sarto di origine palermitana, ha 28 anni e le idee molto chiare sul futuro del brand, Casa Preti – che ha fondato nel 2017 insieme all’architetto svizzero Steve Gallay – e lo ha raccontato a Dealogando, media partner di Altaroma, nel giorno precedente alla sfilata a Cinecittà.

Casa Preti nasce da un’idea di artigianalità visionaria che trae ispirazione dalle esigenze dei contemporanei. Il concetto alla base è quello di “buono uguale bello”, in cui la filiera produttiva è gestita in modo virtuoso scegliendo una produzione locale e tessuti italiani. Casa Preti per Altaroma ha sfilato nella sezione Showcase, una vera e propria vetrina promozionale per i nuovi talenti che desiderano presentare le proprie collezioni di abbigliamento e accessori ad un pubblico di addetti ai lavori.

 

Casa Preti sfila ad AltaRoma. Cosa rappresenta questa passerella per lei?

Mattia Piazza casa pretiRitornare a sfilare dopo il periodo che abbiamo vissuto è molto bello, anche se non ci siamo mai fermati neanche durante il Covid. Questa è la terza volta che veniamo ad Altaroma, ma ogni volta è un’esperienza diversa e per noi rappresenta un nuovo inizio, è una gioia da parte nostra poter presentare Pelle, la nostra nuova collezione.

Il nome del brand da cosa deriva?

L’ispirazione proviene dal pittore caravaggesco di scuola napoletana, Mattia Preti; inoltre io adoro le linee clericali, pulite, senza tempo, trovo che gli abiti clericali abbiano raggiunto un apice di verità e siano rimasti immutati nel tempo. E da lì nasce il nome del nostro brand.

Cosa significa disegnare e produrre abiti per lei?

È una possibilità per sognare e far sognare gli altri facendo vedere ciò che io immagino e per me questo è importantissimo.

Lei è anche sarto, quindi la parte creativa è completa.

Si, anche se non posso realizzare tutte le nostre creazioni, ma cerco di capire a 360° quello che è funzionale sia dal punto di vista sartoriale e concettuale a quello che Casa Preti intende esprimere.

Lei ritiene che il concetto alla base degli abiti di Casa Preti, sia “buono uguale bello”. Che cosa intende?

Credo che non si possa mai parlare di un oggetto che non abbia una sua virtù, cioè intendo che non sia stato realizzato rispettando le persone, i giusti tempi, l’ambiente, sicuramente potrà essere gradevole ma non bello. Perché secondo me il concetto di bellezza è intrinseco al concetto di buono, e questo mi riporta alla mia passione per la filosofia greca.

La collezione che ha portato ad Altaroma si chiama Pelle, da cosa trae ispirazione?

S’ispira al Satyricon di Petronio perché in un’intervista alle Terme di Caracalla, mi sono reso conto della potenza di quel luogo, ma non oggi, nella contemporaneità, piuttosto nell’antichità, dove non rappresentava solo un posto dove fare il bagno, ma era un’agorà, una piazza, una visione orizzontale di corpi, di pelle, in cui gli uomini e le donne erano uguali. C’erano naturalezza ed orizzontalità, non importava il ceto sociale, anche le persone più ricche andavano alle terme pubbliche.

Quindi direbbe che Pelle esprime la naturalezza?

Direi di si, ma esprime anche la mia città, Palermo, un crocevia di culture, diversità, che ritroviamo anche all’interno della collezione dove ci sono differenti etnie, religioni, culture.

La moda ed il Made in Italy, come fare innovazione senza perdere il legame con la tradizione?

Penso sia sbagliato di principio essere innovativi. Lo si è oppure no, deve essere naturale nel proprio design, quindi non mi sforzo mai di esserlo. Deve avvenire tutto in modo naturale.

Come vede Casa Preti tra dieci anni?

Sarà un brand molto forte per quanto riguarda l’Italia, una realtà conosciuta nel settore, magari non popolare, perché avendo una grande attenzione nella cura dei dettagli i nostri costi sono un po’ elevati e non so quanto riuscirei a svendermi per coprire un maggior numero di persone.

 

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