“Il principale consiglio che mi sento di dare ad uno startupper è di studiare bene il mercato di riferimento e cercare di capirne la potenzialità massima. Oggi è necessario cercare di sfruttare questo periodo difficile per rivedere i propri processi”: parla il CEO di Tannico, azienda food-tech di successo che ha venduto 2 milioni di bottiglie di vino nel mondo

È partito con un’idea “semplice”, quella di vendere il vino online, per poi diventare nel giro di pochi anni un punto di riferimento dell’universo enologico e dell’innovazione in questo settore: parliamo di Marco Magnocavallo e della sua Tannico, la più grande “e-enoteca” italiana con oltre 15mila etichette provenienti da 2.500 cantine messe a disposizione dei consumatori. Nata nel 2012, Tannico è ormai una realtà leader per quanto riguarda i vini (all’80% italiani), che esporta anche all’estero e che consegna in 24/48 ore in Italia, in giornata a Milano e in circa 72 ore nei 19 Paesi in cui è già attivo il servizio (come Stati Uniti, Germania, Regno Unito e Francia).

Fin dall’inizio l’obiettivo di Marco Magnocavallo è stato quello di ribaltare logiche ormai obsolete per quanto riguarda il commercio di questo amato prodotto, che resta tra i baluardi del Made in Italy. Il suo team è composto di 40 persone, per lo più under 35, e nel corso del tempo il suo successo ha attratto investitori importanti – come Campari, che quest’anno ha acquisito il 49% della società – e una vasta quota di questo mercato, superiore al 30%. E dopo aver realizzato vendite nette pari a €20,6 milioni nel 2019, Tannico ha raggiunto nuove vette nel periodo del lockdown nazionale dovuto alla pandemia di Covid-19. Ma di questo, come dei diversi progetti di business attivati da Tannico, Dealogando ne parlato direttamente con il suo CEO e co-founder.

Tannico, che dalla sua nascita ha avuto un portentoso percorso di crescita, ha visto una forte esplosione durante il lockdown. Come si diventa una realtà leader di un settore come quello enoico?

Siamo partiti con la semplice idea di portare online un business di enoteca tradizionale. Nel corso degli anni poi, mano a mano che studiavamo le dinamiche del mercato del vino, ci siamo accorti di alcune inefficienze di sistema e di nuove opportunità per Tannico. Abbiamo quindi iniziato a progettare e sviluppare nuovi servizi come Tannico Intelligence, la piattaforma che permette alle cantine di accedere ai big data che raccogliamo, WinePlatform che consente ai nostri fornitori di utilizzare le infrastrutture logistiche di Tannico per servire i loro clienti finali, FlyingSchool per cercare di avvicinare le persone al mondo del vino con leggerezza e in ultimo il Wine Bar che è il nostro primo punto di contatto fisico verso i nostri clienti.

In parallelo anche il servizio principale di enoteca online ha subito molte evoluzioni: dall’ampliamento del catalogo che ora vede 2.500 cantine e oltre 15mila prodotti, alle selezioni di Artigiani della Vigna passando per le importazioni dirette di cantine da Francia/Spagna/Austria e USA fino ad arrivare all’uso di algoritmi di intelligenza artificiale (machine learning) che ci permettono di stimare le esigenze future dello stock ma anche di personalizzare le proposte al singolo cliente.

Ciò che ha portato a rendere Tannico leader nel nostro settore sono il modo di comunicare, l’assortimento, il servizio di consegne in oltre venti paesi del mondo e in giornata a Milano e l’eccezionale servizio di customer care. Non è da dimenticare anche l’accurata selezione di artigiani della vigna e di cantine estere che importiamo in esclusiva per l’Italia.

Possiamo dire che la vostra ricetta è a base di Made in Italy e un’ottima strategia digital?

È una ricetta abbastanza complessa composta da diversi ingredienti e da un’infinita tenacia. Gli ingredienti principali a mio avviso sono: team, visione, coraggio. Entrando nello specifico, la ricetta è stata una miscela composta sicuramente da un modo completamente diverso di raccontare il mondo del vino, con un preciso tone of voice con cui siamo riusciti ad allontanarci dalle legacy del settore parlando invece di vino in modo più vicino alle persone e comprensibile. Altro ingrediente fondamentale insieme ai contenuti sono stati l’ampiezza dell’assortimento e la puntualità del servizio di consegne, stock, customer care.

A parte la tenacia e l’entusiasmo che ci ha sostenuti fin dall’inizio, questa non è una ricetta che abbiamo scoperto subito. Si è trattato di un percorso: siamo partiti molto rapidamente e in un primissimo momento senza dar troppo peso a questi elementi ma poi ci abbiamo lavorato in modo intenso. I primi tre anni ci siamo impegnati sull’allargamento del catalogo, negli ultimi tre anni affinando molto il nostro modello da un lato sulla comunicazione e dall’altro sulla logistica, sul customer care e sul posizionamento del marchio.

Un’area del vostro florido business che stavate ampliando è quella relativa al settore Horeca, ma le nuove restrizioni dovute alla ripresa dei contagi di Covid-19 rappresentano una battuta d’arresto. Ci spiega qual è il valore aggiunto di questo vostro servizio di distribuzione e in che modo va ad abbattere i costi di ristoranti, locali ed hotel?

Il servizio di Horeca di Tannico nasce per supportare gli operatori del settore nella creazione completamente personalizzata della carta vini grazie alla consulenza diretta di un nostro sommelier, risparmiando così i tempi di gestione che comporta di solito il doversi interfacciare a numerosi e differenti interlocutori. 

Grazie ai servizi di Tannico dedicati all’horeca, inoltre, è possibile ragionare sulle referenze senza imposizioni di minimi d’ordine, guadagnando anche la possibilità di inserire in carta le migliori bottiglie sul mercato senza dover immobilizzare capitali importanti. Questi aspetti vengono inoltre supportati da un sevizio rapidissimo di consegne in tutta Italia e un listino prezzi dedicato.

In quale altro settore punterebbe oggi se volesse avviare un nuovo business?

Credo nel food ma più che altro per una mia passione non tanto perché penso che sia un settore non competitivo o che non abbia già una buonissima proposta.

Quali sono i consigli che darebbe ad un giovane startupper?

Il principale consiglio che mi sento di dare è di studiare bene il mercato di riferimento e cercare di capirne la potenzialità massima. Tante volte ho visto Business Plan con la dimensione del mercato potenziale sovrastimata, questo è un grande problema. Poi determinazione, determinazione, determinazione.

Secondo lei, quali sono i migliori passi da fare per uscire dalla crisi economica post-Covid?

Cercare di sfruttare questo periodo difficile per rivedere i propri processi, l’offerta e il modo con cui si comunica e ci si confronta con il cliente. Credo che in moltissime aziende ci sia un’enorme opportunità per innovare e questo periodo di fermo o di rallentamento può essere una grande occasione.