Un italiano su 2 “non sta bene” sul luogo di lavoro: le donne soffrono più degli uomini, l’attenzione delle aziende è bassa e lo smart working spesso non è un alleato. Federico Russo di Serenis ci spiega quali sono gli ambiti più e meno stressanti

Un lavoratore su due del nostro Paese vive una situazione di grave malessere mentale e quindi di stress. E’ un tema sentito in alcune mansioni più di altre e fra le donne più che tra gli uomini. L’Osservatorio sul benessere psicologico nelle aziende italiane ha coinvolto 1500 persone tra lavoratori (26,9%) e lavoratrici (71,8%) tra i 18 e gli oltre 60 anni.

A presentare questa ricerca, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali dell’Università di Padova, è il centro medico online Serenis che, con percorsi di psicoterapia, psichiatria e coaching tramite 1300 professionisti, vuole rendere accessibile il benessere mentale affrontando gli ostacoli economici, tecnologici, sociali e culturali che allontanano le persone dalla terapia.

Abbiamo intervistato Federico Russo, psicoterapeuta cognitivo comportamentale e Direttore Clinico di Serenis, anche per sondare le condizioni in cui versa lo stato di salute del lavoro nel Belpaese e per capire quali sono le mansioni più stressanti. Una cosa è certa: con un buon grado di benessere psicologico, il rendimento migliorerebbe. Eppure l’attenzione delle imprese italiane sul tema è percepita come “estremamente bassa”.

Nel complesso, come stanno i lavoratori italiani? Quali sono le mansioni più stressanti?

Stando ai risultati dell’indagine, non tanto bene. Praticamente la metà degli intervistati presenta una situazione di crescente gravità di disagio psicologico. Rispetto alle risposte dell’indagine, chi lavora nelle aree marketing e comunicazione riporta un livello di ansia e stress superiore a quello di tutte le altre aree aziendali.

Quali sono le principali cause e fonti di stress nei luoghi di lavoro?

Tra le ragioni principali di malessere riscontrate nei lavoratori italiani rientra indubbiamente l’ampliamento delle attività da svolgere. E’ percepito come una fonte di stress e non come un’opportunità di apprendimento o miglioramento professionale. D’altronde, gli ambiti professionali come il marketing o la comunicazione sono caratterizzati da continui cambiamenti, che spingono i lavoratori a stare al passo e a mantenere standard di qualità sempre più alti.

Quali sono invece gli ambiti professionali del lavoro dove si registra meno malessere?

Al contrario, dimostrano buoni livelli di benessere psicologico i lavoratori che operano nella gestione del personale, nella consulenza e nelle professioni dell’insegnamento e dell’educazione. A volte però il contesto in cui ci si trova influisce molto sulla percezione che abbiamo del nostro benessere. E’ il caso ad esempio delle aziende di consulenza. Spesso chi ci lavora condivide ritmi intensi e faticosi con molte altre persone, arrivando a considerarlo come “normale”.

In generale, sono più colpite le donne o gli uomini?

Le donne sembrerebbero più colpite, rispetto agli uomini. Questo potrebbe essere legato a vari aspetti. Tra questi probabilmente ci sono le discriminazioni e le disparità sociali ed economiche che caratterizzano la situazione delle donne in Italia e nel resto del mondo.

In che misura il benessere mentale favorisce il rendimento nel lavoro?

Il disagio psicologico come stress, ansia o umore depresso impatta sul funzionamento della persona in diversi modi, non positivi. L’affaticamento, l’ansia e la mancanza di concentrazione non solo portano a un calo nelle prestazioni cognitive, ma possono sviluppare dei circoli viziosi che portano progressivamente la persona ad ammalarsi. Infatti è risaputo che un buon grado di benessere psicologico si traduce, lavorativamente, in un minor numero di assenze, minor numero di giorni di malattia e prestazioni lavorative migliori.

Il malessere psicologico migliora o peggiora con l’età?

È noto come il disagio psicologico tenda globalmente a migliorare con l’età ma è possibile che, rispetto all’ambito lavorativo, possano subentrare anche altri aspetti. L’anzianità lavorativa porta spesso a una migliore fiducia in sé, maggiore auto-efficacia, e con essa ne beneficia anche l’autostima. Inoltre è ipotizzabile che le condizioni lavorative raggiunte dalle persone più anziane siano anche migliori, più stabili, e che di conseguenza possano impattare anche sul benessere psicologico.

In termini di benessere psicologico dei dipendenti, quanto sono attente le aziende italiane?

Dai dati del sondaggio, la metà degli intervistati afferma che l’attenzione delle aziende italiane nei confronti del benessere psicologico sia estremamente bassa, soprattutto per le donne di età tra i 36 e i 45 anni. Eppure, quasi due persone su tre pensano che l’argomento sia estremamente importante. Questo fa emergere una chiara divergenza nella percezione dell’importanza sul tema, tra lavoratori e aziende.

Perché nelle aziende che offrono servizi alla persona gli impiegati hanno una percezione più pessimistica rispetto all’attenzione prestata dalle loro imprese?

Le professioni basate sull’interazione con altre persone tendono a provocare livelli di stress significativi, dovuti per esempio a richieste, conflitti e risoluzione di problemi, in cui la relazione con gli altri pesa notevolmente. Pensiamo per esempio alle professioni sanitarie. Duri ritmi di lavoro, gestione di situazioni emotivamente provanti e responsabilità rappresentano dei fattori di rischio per lo stress lavorativo.

Smart working sì o smart working no?

Anche lo smart working non sempre incide positivamente sul benessere mentale e, in coloro che svolgono un ruolo poco autonomo, lavorare da soli genera frustrazione. La dimensione sociale è fondamentale per prevenire situazioni di stress e ansia. A fare la differenza quindi sono sia l’ambito professionale che l’organizzazione aziendale. Quest’ultima dovrebbe porre più attenzione ai fattori di rischio dovuti a modalità di lavoro le cui richieste possono esaurire le risorse disponibili del lavoratore, come l’iperconnessione, le scadenze, o la gestione delle mansioni.