“Formazione, informazione e networking sono state la chiave della nostra crescita e di quella delle nostre socie. E questo vale per tutti i settori, non solo per il real estate”. Laura Piantanida, professionista di successo dell’immobiliare, ci racconta il volto femminile di questo settore e il modo in cui l’associazione che oggi presiede aiuta molte donne nel loro percorso di carriera e ad abbattere il divario di genere
Una rete è un luogo di aggregazione, un sistema di protezione, di tutela. Una rete professionale, in particolare, è anche e soprattutto un contesto di crescita, ricco di occasioni, di informazioni, dove trovare persone che possono fornirci competenze che non abbiamo, dove dare e ricevere consigli. L’unione fa la forza, si dice, ed è vero.
Proprio per diventare più forti, per far sentire di più e meglio la propria voce in un contesto tradizionalmente molto maschile, per arricchire e arricchirsi, nel 2006 un gruppo di donne professioniste del settore immobiliare ha fondato AREL, Associazione Real Estate Ladies.
Peculiarità e ricchezza dell’associazione è da sempre la trasversalità: AREL raccoglie rappresentanti di tutti gli ambiti del settore Real Estate (investimento, finanza, sviluppo, consulenza tecnica e legale, promozione, intermediazione, progettazione, gestione, formazione e comunicazione).
Come prima associazione di genere in questo campo, AREL ha sempre avuto l’obiettivo di creare uno spazio ben organizzato in cui coltivare preziose relazioni tra colleghe, dove le donne potevano ampliare le proprie prospettive ed esplorare tutti gli ambiti di questo comparto.
Abbiamo parlato proprio di questi obiettivi, di quelli raggiunti e delle nuove prospettive dell’associazione – oltre che dei progressi del settore per quanto riguarda il gender gap – con Laura Piantanida, attuale presidente di AREL e Head of Business Development di Yard Reaas Spa, gruppo leader in Italia nella consulenza Real Estate e nella gestione integrata di servizi immobiliari.
In tante vogliamo conoscere il percorso professionale di una donna di successo. Come e quando ti sei avvicinata al settore immobiliare e di cosa ti occupi ora nello specifico?
Dopo la laurea in architettura ho avuto modo di conoscere e apprezzare l’ambito della consulenza immobiliare, iniziando a lavorare per una società di servizi tecnico/valutativi per clienti istituzionali (investitori italiani e stranieri, SGR – società di gestione risparmio, istituti di credito).
Di questo settore ho apprezzato soprattutto l’interdisciplinarità, la possibilità di coniugare competenze tecniche ed economico/finanziarie, di poter esaminare ogni investimento e ogni operazione immobiliare sotto più punti di vista. Lo stesso che accade oggi all’interno dell’associazione.
Con AREL siete riuscite a fare rete in questo settore con l’obiettivo di crescere professionalmente tramite lo scambio di competenze ed esperienze. Cosa vi ha spinto a costituirla?
Ci siamo ispirate all’esperienza di altre associazioni straniere, americane ed europee (tedesche, inglesi, francesi), le stesse che recentemente abbiamo invitato e riunito in un momento di incontro in Francia, a Cannes, in occasione di una delle più importanti fiere del nostro settore (MIPIM).
Quello immobiliare è sempre stato un settore molto “maschile” e anche le altre associazioni del settore vedevano prevalentemente la presenza di uomini. Poi, nell’estate del 2006, un momento di fermento e cambiamento determinato anche da alcune importanti innovazioni nella normativa di settore, ha favorito il concretizzarsi di un’idea e la prospettiva di un’associazione di genere ha preso corpo grazie all’iniziativa di due importanti figure del settore real estate, Barbara Polito e Paola Lunghini, che tramite il passaparola hanno deciso di fare “sul serio” e di condividere questo progetto con altre persone. L’esigenza era di fare rete: nell’arco di tre settimane sono state raccolte le adesioni di moltissime professioniste e manager del Real Estate – circa una cinquantina di persone – che si sono riunite di fronte ad un notaio e hanno firmato l’atto costitutivo di AREL Associazione Real Estate Ladies. Così siamo diventate le “socie fondatrici”.
Parliamo di risultati e prospettive. Quali sono state le conquiste dell’associazione che finora vi hanno rese più fiere e quali i passi ancora da compiere?
Al momento della sua costituzione AREL veniva osservata, all’interno del settore, con una certa – diciamo – perplessità. Nel corso del tempo, però, è riuscita a conquistare, oltre alla fiducia delle proprie iscritte, anche quella dei diversi player del comparto immobiliare. La cosa di cui andiamo più fiere è aver creato una sorta di “comfort zone” per le nostre iscritte, un luogo di contatto e scambio in cui possono avere accesso a una serie di strumenti molto importanti per la propria crescita sia personale che professionale. Fin dall’inizio, infatti, l’associazione – che rappresenta tutte le professionalità del settore – ha avuto tre anime: formazione, informazione e networking.
Per quanto riguarda l’informazione, l’obiettivo principale è sempre stato quello di creare un ambiente piacevole e informale dove le donne potessero condividere informazioni importanti – come notizie, report o dati – per chi lavora nel settore.
Relativamente alla formazione, abbiamo cercato di garantire alle iscritte – anche e soprattutto grazie alla trasversalità di profili e competenze che contraddistingue le nostre socie – occasioni di formazione importanti, sia per l’affinamento delle “soft skills” con workshop dedicati al public speaking, alla leadership femminile e, recentemente, al personal branding, sia su argomenti di settore. Fiore all’occhiello in questo senso è ARELonSITE, un programma di visite guidate che dal 2015 promuove una maggiore e migliore conoscenza delle iniziative immobiliari di alcune tra le principali città italiane, a partire da Milano e Roma, condotte con il supporto degli investitori, dei progettisti e della pubblica amministrazione, quindi degli attori coinvolti in ciascun progetto.
Scarsa presenza di donne ai vertici, difficoltà con il work life balance, gender (pay) gap: in Italia siamo ancora molto indietro con la parità di genere nel mondo del lavoro. Qual è, oggi e sotto questo punto di vista, la situazione nel vostro settore?
Sicuramente in questi sedici anni di vita dell’associazione abbiamo assistito a progressi importanti in termini di presenza di professioniste e manager in ruoli di rilievo nel settore del Real Estate. Una crescita evidente anche nel contesto della nostra associazione e della Real Estate community, dove sempre più spesso vi sono speaker donne protagoniste dei nostri incontri o di conferenze su temi e innovazioni nella nostra “industry”. Abbiamo potuto osservare, poi, molte delle nostre socie raggiungere posizioni apicali all’interno di importanti società sia italiane che straniere del settore e questo è un aspetto positivo da sottolineare in generale, oltre che un motivo di orgoglio per l’associazione. E ha un doppio valore, perché rappresenta un modello da seguire per tutte le altre. «Se lo fa lei lo posso fare anch’io» è diventato il titolo di un progetto dedicato proprio alle colleghe che hanno lasciato il segno – e saranno di ispirazione per le più giovani – nel nostro ambito.
Ci piace pensare che AREL possa aver contribuito, anche solo per una piccola parte, a questi progressi, anche tramite la sua costante attività di networking, che ha permesso alle nostre iscritte di moltiplicare i contatti con contesti e persone capaci di farle crescere. Dal 2006 ad oggi, peraltro, le presenze a livelli medio/alti nel nostro ambito sono aumentate, e se prima, in occasione di incontri e conferenze, capitava spesso di vedere sessioni con soli relatori uomini, oggi la situazione è molto cambiata: di sicuro un panel interamente maschile balza molto più all’occhio. Certi “ostacoli culturali” sopravvivono, ma sono senz’altro più rari.
In che modo, secondo voi, le donne possono abbattere questi ostacoli?
Come già è stato detto gli ostacoli non arrivano solo dall’esterno: spesso si tratta di limitazioni che ci (im)poniamo noi stesse per prime. Rimandare “a data da destinarsi” la richiesta di un riconoscimento, anche economico, o la decisione di lasciare un’azienda che non ci sta garantendo il percorso di crescita promesso sono situazioni ricorrenti. Le ha ben descritte un’importante manager del settore, nostra speaker in un incontro dedicato alle socie – raccontando i passaggi a una nuova società che hanno scandito la sua carriera come milestones fondamentali.
Occorre definire, oltre all’obiettivo, anche un tempo in cui realizzarlo, e verificare che sia rispettato, anche se a volte è faticoso chiederne riscontro.
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