In un presente ricco di cambiamenti e in un futuro che vede sempre più tecnologia riempire le nostre vite e le nostre attività, diventa molto interessante – e necessario – il ruolo di una figura che oggi non ha ancora attraversato l’Atlantico e di cui si servono solo le aziende Usa: il filosofo esecutivo. In Italia, infatti, ne esiste solo uno: Raffaele Tovazzi. Lo abbiamo intervistato, per conoscere quali sono i diversi (ed interessantissimi) ambiti di applicazione della filosofia ai contesti aziendali o, più in generale, al business
Preparare percorsi per passare dal pensiero all’azione, illuminare la strada che ancora manager ed imprenditori non riescono a vedere, esplorare la contemporaneità e i contesti in cui prende forma l’agire dell’uomo, contribuire a dargli significato e a darne a nuovi linguaggi, scegliere il più giusto per comunicare il proprio prodotto. Questi sono solo alcuni dei “compiti” che svolge una figura assolutamente innovativa – soprattutto in Italia – ma che è destinata a ricoprire, oggi e nei prossimi anni, un ruolo molto importante in azienda: nella Silicon Valley lo chiamano il Chief Philosophy Officer (CPO), figura che qui traduciamo come filosofo esecutivo e che si occupa di offrire la propria consulenza per aiutare le aziende a crescere e, soprattutto, a superare momenti di crisi e intravedere nuove opportunità o trend futuri, del mercato e della società.
Soprattutto oggi che siamo travolti da cambiamenti repentini e che abbiamo a che fare con un mondo a cui la pandemia di Covid-19 ha dato un volto diverso, sempre più tecnologico ed iperconnesso, i contesti di business hanno la forte necessità di ritrovare il loro “lato umano”; come anche chi si trova al vertice di realtà imprenditoriali, chi le plasma con il proprio genio e le proprie idee, ha bisogno di maggior consapevolezza di questo presente e di quali principi sono ancora saldi. In questo senso, il filosofo esecutivo “aiuta le multinazionali a leggere il presente e a preparare il futuro, come faceva Aristotele per Alessandro Magno”: una definizione di questo ruolo che arriva direttamente dal primo italiano a ricoprirlo, Raffaele Tovazzi, il quale sostiene che il suo compito non sia quello di offrire soluzioni al suo cliente, ma di fargli porre domande che lo aiutino ad acquisire nuove prospettive e intuizioni. È lui stesso, intervistato da Dealogando, a spiegare cosa fa un filosofo esecutivo e, in generale, quali sono gli obiettivi di questa attività (ancora troppo poco conosciuta).
Tovazzi è originario di in un piccolo paesino in provincia di Trento e si è specializzato negli Stati Uniti e in Gran Bretagna prima di avviare progetti e collaborazioni con grandi brand internazionali, tra cui Ferrari, Maserati, Techogym, Pininfarina, Marcegaglia e Unicredit. Inoltre, è fra i massimi esperti di Programmazione Neuro Linguistica in Italia.
Chi è il filosofo esecutivo e qual è il suo ruolo in azienda?
Il filosofo esecutivo è un alleato dell’imprenditore e del manager nella corsa all’innovazione. La parola “innovazione” deriva dall’espressione latina “in nova agere”, e stando all’etimologia significa “mettere in azione idee nuove”. Qual è la dimora delle idee? Il Pensiero. E chi studia il pensiero? Il Filosofo. La differenza tra un teorico (cosiddetto Filosofo Speculativo) e il Filosofo Esecutivo è che quest’ultimo non si ferma alla dimensione del pensiero ma trova nell’immediata applicazione pratica la validazione delle teorie.
In che modo può aiutare un imprenditore in crisi?
“Crisi” è un parola che deriva dal greco κρίση, che significa “scelta”. In uno scenario di mercato che ci ha lasciati orfani di una visione e incapaci di ricordare i perché del nostro fare impresa, il Filosofo Esecutivo guida l’imprenditore a trovare i motivi del proprio agire, ad identificare nuove idee da mettere in azione e, in quanto esperto di linguaggi, a trovare i media più idonei alla trasmissione di quel pensiero al mercato.
Perché il business ha bisogno di più filosofia?
Il business ha sempre avuto bisogno di filosofia: se prendiamo in considerazione i grandi innovatori della storia, erano dei grandi filosofi esecutivi. Chi ha avuto una nuova idea di business e poi l’ha messa in pratica, chi ha pensato ad un prototipo e poi l’ha realizzato…Di fatto è partito dal pensiero e l’ha messo in azione, proprio come il Filosofo Esecutivo fa con i propri clienti. Il senso d’urgenza, che ha decretato la recente fortuna di questa figura, deriva dal contesto sociale in cui ci troviamo. Un contesto che vede nelle nuove idee la benzina per sopravvivere e trionfare.
Questa figura, al momento, è molto apprezzata negli Usa. Quando lo sarà in Italia?
Quando i filosofi la smetteranno di leggere solo libri e cominceranno a lavorare nel mondo reale. Ma lo ritengo improbabile. Oppure quando i manager cominceranno ad interessarsi di filosofia, comprendendo quanto sia utile questa disciplina.
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