Gli ostacoli che frenano lo sviluppo professionale delle donne e i loro salari, insieme ai consigli pratici per sbloccare la situazione, secondo Lina Belmadani, ceo del movimento francese “La Moisson”

Lina Belmadani è una giovane italiana che ha fondato nel 2020 “La Moisson“, un movimento dedicato all’empowerment delle donne e alla negoziazione dei salari. “Per raddoppiare il tuo stipendio, devi triplicare le tue ambizioni!” è il motto dell’iniziativa.

La premessa dell’iniziativa è che le donne guadagnano il 17% in meno degli uomini, il 60% ha paura di chiedere un aumento e l’80% dei membri dei consigli di amministrazione sono uomini. Lina, con questa realtà di cui è ceo, ha già aiutato oltre 1.500 donne a negoziare stipendi, a crescere e a sviluppare competenze.

Laureata in Business Administration presso la Neoma, in questa intervista Lina Belmadani analizza gli ostacoli che frenano lo sviluppo professionale delle donne e fornisce alcuni consigli pratici per provare a sbloccarsi.

Quali sono i principali problemi che sorgono durante la negoziazione del salario delle donne?

Negoziare è una competenza che usiamo quotidianamente, spesso senza nemmeno rendercene conto. Che si tratti di decidere chi porterà fuori il cane o chi farà i piatti, negoziamo costantemente nella nostra vita personale. Tuttavia, appena si parla di soldi, di salario o di tariffe, molti di noi si sentono bloccati. Perché questa esitazione? Negoziare il nostro salario significa anche negoziare il nostro valore agli occhi del nostro interlocutore, e questo può sembrare intimidatorio. La domanda è: come fare quando non si sa da dove cominciare o quando si dubita della propria capacità di vendere se stessi? E per sapersi vendere, bisogna prima sapere quanto si vale.

Quali sono gli ostacoli che hai osservato accompagnando le donne nella loro negoziazione salariale e nel loro sviluppo professionale?

Il primo è la Sindrome della Brava Studentessa. Fin dalla più tenera età, il sistema educativo ci insegna un principio semplice ma potente: un buon lavoro viene premiato con buoni voti. Questa logica, quasi magica nella sua semplicità, diventa una bussola che guida il nostro comportamento. Naturalmente, quando entriamo nel mondo del lavoro, applichiamo questa stessa logica. Pensiamo che se ci impegniamo, se diamo il meglio di noi stessi, la ricompensa seguirà automaticamente sotto forma di aumenti o promozioni. Tuttavia, questa aspettativa crea quella che io chiamo una relazione “verticale” tra noi e i nostri superiori, simile a quella tra un bambino e un adulto. In questa dinamica, ci poniamo in attesa di validazione e ricompensa per il nostro lavoro, come un bambino che spera di ricevere un buon voto dal suo insegnante. Ma la realtà del mondo del lavoro è spesso più complessa.

Poi c’è la sindrome dell’impostore. Molte donne provano un senso di illegittimità quando si tratta di negoziare il proprio stipendio o di parlare di soldi. Questo sentimento è spesso rafforzato dalla sindrome dell’impostore: possono avere l’impressione che non meritano di più, che ciò che hanno sia già sufficiente o che chiedere di più sarebbe eccessivo.

Si aggiunge quindi la mancanza di fiducia in sé stesse. Come ha sottolineato Christine Lagarde in un’intervista, le donne tendono ad essere meno ben retribuite perché osano meno negoziare il proprio stipendio. Questa mancanza di fiducia in sé stesse può essere un ostacolo significativo, impedendo alle donne di valorizzare appieno le proprie competenze e la propria esperienza durante le discussioni salariali.

C’entrano anche il sessismo e altri condizionamenti?

Coinvolgendo tutte le donne, il sessismo ci colpisce più di quanto si pensi. E’ il famoso: “Abbiamo molte donne nella nostra azienda”. Ma attenzione, quando si parla di posizioni di alta responsabilità, di comitati direttivi o di posizioni strategiche, non si vede più nessuna donna. Queste discriminazioni, per lo più non consapevoli, derivano da un condizionamento stereotipato di genere che limita le opportunità di carriera per una donna. E poi teniamo presente che, più si avanza nella propria carriera, più si definiscono i percorsi e più si ampliano le disparità salariali. Il soffitto di cristallo esiste davvero.

Io parlo anche di credenze limitanti. Come definirle? Direi semplicemente che è il fatto di accettare i quattro ostacoli precedentemente citati come certezze. Direi anche che è il fatto di trasformare credenze in convinzioni profondamente radicate, che alterano la nostra percezione e ci impediscono di cogliere opportunità. È cruciale riconoscere che queste barriere, anche se reali, non costituiscono verità assolute ma percezioni che possono plasmare in modo restrittivo la nostra coscienza, la nostra autostima e, di conseguenza, la nostra realtà.

Come si possono aiutare le donne a negoziare il loro stipendio?

La maggior parte delle donne che assistiamo non ha una piena consapevolezza del proprio valore e delle proprie capacità. Il nostro approccio inizia con una valorizzazione approfondita degli aspetti tangibili come le competenze, l’esperienza, i punti di forza, i successi e i risultati ottenuti. In seguito, affrontiamo l’aspetto meno tangibile concentrandoci sulle competenze “tacite”, generalmente note come “soft skills”, altamente apprezzate nel mondo professionale. Durante una selezione per una posizione di responsabilità, il 20% della decisione si basa sulle competenze tecniche, il 60% sulle “soft skills” e il 20% su altre competenze. Ricordatevi che la negoziazione è parte integrante del vostro sviluppo professionale.

Quali sono i tuoi consigli pratici rivolti alle donne?

Innanzitutto rimanete padrone della situazione. Visualizzate la negoziazione come una ricetta culinaria. Avete la ricetta, aggiungete gli ingredienti, ma tutto deve rimanere a una temperatura adeguata, altrimenti sarà troppo cotto! Controllate le vostre emozioni, praticate la comunicazione non violenta, mantenete un dialogo cortese e se vi sentite sopraffatti dalle emozioni, prendetevi del tempo per riflettere. Respirate.

Drammatizzate meno la negoziazione. Quando si negozia il proprio stipendio o le tariffe, si parla di se stessi, del proprio valore. Abbiamo quindi la tendenza a drammatizzare la situazione e talvolta a sentire di mettere in gioco la nostra credibilità, il nostro valore o il nostro posto nell’azienda. Ricordatevi che quando si negozia, si fa un accordo tra due parti. Quindi, un “no” non deve mettere in discussione la vostra vita. Se avete di fronte a voi una persona chiusa alla negoziazione, non è colpa vostra.

Come si affronta una negoziazione?

La preparazione mentale è molto importante. Siete frustrati, avete paura, non vi sentite capaci, avete il sindrome dell’impostore? Un esercizio semplice per comprendere e valutare il vostro stato mentale è quello di scrivere su un foglio due colonne. A destra, tutte le nostre paure, le nostre frustrazioni e le nostre ansie. A sinistra, le nostre soluzioni, le nostre idee e le nostre proiezioni. Inoltre lavorate sul vostro rapporto con i soldi e sulla vostra legittimità. Non state chiedendo l’elemosina, ma state chiedendo ciò che vi spetta.

E soprattutto, abbiate fiducia in voi stesse! Questo influisce enormemente sul vostro subconscio. Una persona che si prepara alla negoziazione come un’esperta, ma che manca di fiducia e sicurezza, avrà sicuramente una postura titubante, chiusa e userà parole deboli come “penso che”, “vorrei che”, indebolendo così la sua negoziazione e la sua credibilità.

In cosa consiste il movimento che hai creato?

La Moisson è un movimento dedicato all’empowerment delle donne, mirante specificamente a rompere il soffitto di cristallo che limita la loro progressione professionale. La nostra missione è accompagnare le donne nello sviluppo della loro carriera rafforzando le loro competenze, per consentire loro di realizzarsi e prendere il controllo del loro valore.

L’origine de La Moisson risiede in una presa di coscienza personale dei miei stessi ostacoli, in particolare la mia incapacità di negoziare efficacemente il mio stipendio, valutare il mio valore, conoscere le mie competenze e sapermi promuovere. Approfondendo queste problematiche, ho scoperto che erano ampiamente condivise da altre donne, le cui approcci e relazioni con il lavoro spesso differiscono da quelle degli uomini. Questa presa di coscienza è stata il catalizzatore del mio impegno nella lotta contro le dinamiche che rafforzano il soffitto di cristallo e nella creazione di soluzioni durature per risolverlo.

La filosofia de La Moisson può essere riassunta in una frase: “Conoscere se stessi, per sapere dove si va”. Da La Moisson, crediamo che conoscere se stessi sia il fondamento di tutto per sviluppare il proprio percorso professionale e superare gli ostacoli.

Come nasce e si risolve il divario salariale di genere?

Il divario salariale tra uomini e donne non si riduce solo a differenze di competenze o scelte, ma ha anche le sue radici in un’eredità storica e sistemica. Con più di due millenni di patriarcato, è innegabile che le strutture sociali e professionali siano state principalmente plasmate da e per gli uomini. Questa eredità ha lasciato un’impronta profonda che ancora oggi influisce sul modo in cui le donne percepiscono la propria legittimità nella sfera professionale, specialmente quando si tratta di parlare del proprio valore.

La mancanza di fiducia in sé stesse che molte donne provano può essere acuita dalla mancanza di modelli femminili in posizioni di leadership. Anche ai giorni nostri, alcuni settori professionali altamente codificati restano difficilmente accessibili alle donne, dove l’ascesa verso posizioni di alto livello è rara e difficile. Questa sotto-rappresentazione crea un circolo vizioso in cui la scarsa visibilità delle donne in posizioni di potere perpetua il soffitto di cristallo e alimenta il senso di illegittimità.

Inoltre, storicamente, le donne hanno dovuto lottare per ottenere diritti fondamentali, come il diritto di voto, ottenuto meno di 85 anni fa in molti paesi, o il diritto di aprire un conto bancario senza l’autorizzazione di un tutore fino al 1965 in Francia. Questi fatti storici testimoniano la lenta evoluzione dei diritti delle donne e sottolineano l’impatto sistemico del patriarcato sulla loro fiducia e sul loro rapporto con il denaro.

Qual è il ruolo delle dinamiche socio-culturali?

Cruciale. Fin dall’infanzia, ragazze e ragazzi ricevono messaggi differenziati dalla società e dal loro ambiente familiare ed educativo, plasmando le loro percezioni e aspettative rispettive. Per concludere, direi che è essenziale promuovere modelli femminili a tutti i livelli di responsabilità, decostruire i pregiudizi di genere fin dalla più giovane età e rafforzare la fiducia delle donne nelle proprie competenze e nel loro diritto di richiedere ciò che meritano. Solo così possiamo sperare di eliminare le barriere sistemiche che mantengono le donne in una posizione di svantaggio economico.

Perché le donne hanno paura di chiedere un aumento?

La questione della negoziazione salariale tra le donne è segnata da diversi fattori di paura e incertezza. In primo luogo, c’è la paura del rifiuto, che potrebbe essere percepito come un giudizio sulla propria valore personale, influenzando profondamente la propria autostima. Inoltre, le donne possono temere di essere etichettate come “invidiose” o “interessate al denaro”, specialmente in ambienti dove persistono pregiudizi sulle donne ambiziose. Inoltre, c’è la paura di non essere all’altezza delle aspettative, sia quelle personali che quelle degli altri, che amplifica il dubbio sulla propria competenza reale.

Un altro aspetto cruciale è la struttura relazionale spesso verticale instaurata nelle aziende, che ricorda quella tra un bambino e un adulto. In questo contesto, le donne possono trovarsi in una posizione di attesa passiva, sperando in una validazione e una ricompensa per il proprio lavoro, e pensando che sia solo fortuna avere il proprio posto. Questa dinamica può impedire l’adozione di una posizione di pari livello necessaria durante le negoziazioni salariali.

Questi fattori combinati non solo ostacolano la capacità delle donne di chiedere e ottenere aumenti, ma rafforzano anche gli stereotipi di genere e il soffitto di cristallo. Per interrompere questo ciclo, è cruciale promuovere pratiche salariali equilibrate e un riconoscimento imparziale delle competenze e dei successi all’interno delle aziende.

Qual è oggi il ruolo delle donne nel mondo del lavoro, sia nei ruoli dirigenziali che non?

Le donne ricoprono oggi un ruolo essenziale nel mondo del lavoro, non solo come membri attivi ma anche come leader. Nei ruoli dirigenziali, portano prospettive diverse che possono portare a decisioni più bilanciate e innovative. Studi dimostrano che le aziende con donne in posizioni di leadership spesso registrano una migliore performance finanziaria e una governance più solida, evidenziando l’impatto positivo della diversità di genere al vertice.

Nei ruoli più tradizionali, la presenza delle donne contribuisce anche ad arricchire l’ambiente di lavoro con una vasta gamma di competenze e punti di vista, migliorando e stimolando l’innovazione all’interno dei team. La loro partecipazione attiva rafforza l’inclusione e l’equità, contribuendo a combattere gli stereotipi di genere e promuovendo una cultura aziendale più inclusiva.

Inoltre, le donne svolgono un ruolo cruciale di trasmissione, aprendo la strada a nuove opportunità per le future generazioni di donne che entreranno nel mercato del lavoro. Occupando ruoli di modelli, ispirano e motivano altre donne a realizzarsi professionalmente. Contribuiscono anche a cambiare le mentalità più chiuse e tradizionali in ambienti spesso dominati dagli uomini, dimostrando alla società che la competenza va oltre i generi e i sessi.

Nel complesso, le donne apportano un valore sostanziale alle aziende e alla società nel suo complesso. E favoriscono un ambiente di lavoro più collaborativo e performante, contribuendo attivamente alla crescita economica e allo sviluppo sociale.