“C’è come una magia in quella immagine restituita dalla macchinetta: nei primi anni Sessanta, quando venne installata a Roma la prima, si formavano file di persone che volevano farsi questa sorta di selfie ante litteram”. Alberto Rizzi racconta a Dealogando i segreti dell’azienda che ha prodotto e distribuito in tutta Italia le celeberrime macchinette per le fototessere, Dedem. E il modo in cui si è adattata all’avvento del digitale (e della pandemia).
È il 10 dicembre del 1962 quando a Roma arriva la prima macchinetta per fototessera mai installata in Italia e da allora, in uno spazio di un metro quadro, su uno sgabello marrone e dietro una tendina scura si iniziano a fotografare i volti degli italiani. Sorrisi, baci, smorfie, ognuno di noi ha immortalato un’emozione in una cabina per fototessere Dedem, diventate nel tempo parte integrante della geografia urbana delle città italiane e non solo. Una storia di successo targata made in Italy quella del gruppo Dedem che oggi conta 9 mila apparecchiature dislocate tra Italia, Spagna, Israele, Turchia e Romania e che scatta ogni anno oltre 10 milioni di fotografie. Abbiamo intervistato Alberto Rizzi, amministratore delegato del gruppo Dedem, per conoscere i segreti del successo di questa grande società italiana.
Dopo aver immortalato il passato oggi Dedem è pronta a fotografare il futuro con nuove idee tecnologiche e al passo con i tempi. ImpressMe ne è un esempio, in cosa consiste questa rivoluzionaria app?
ImpressMe è l’ultima trovata Dedem, un’app che consente di materializzare i ricordi con un click.
Permette infatti di stampare, in qualsiasi momento, in ogni cabina per fototessere le foto che abbiamo sui nostri smartphone o tablet, immagini che catturano i nostri momenti più belli che, se non stampate, rischiano di andare perse. È una soluzione in pieno stile Dedem: radici ben salde nella tradizione, sguardo puntato su innovazione, tecnologia e creatività per offrire risposte ai bisogni più condivisi.
Vuoi conservare per sempre i tuoi momenti più belli? Basta scaricare gratuitamente l’app ImpressMe, trovare la cabina per fototessere più vicina e seguire le semplicissime istruzioni. Tra l’altro abbiamo ideato anche l’app Dovunque, che segnala la ‘macchinetta’ Dedem più prossima e permette di prenotare e pagare i servizi che occorrono comodamente da casa.
Ogni giorno nel mondo 200 milioni di foto vengono postate su Facebook, 80 milioni condivise su Instagram e 250 milioni trasmesse via WhatsApp. “Nell’angoscia del troppo, la nostalgia del poco”, diceva Maria Luisa Spaziani: perché una striscia di quattro piccole foto può raccontarci un momento più di milioni di pixel?
C’è come una magia in quella immagine restituita dalla macchinetta. Nei primi anni Sessanta, quando venne installata la prima in Italia, a Roma, si creò grande curiosità ed eccitazione per quella che era anche la prima macchina automatica, tanto che a Galleria Colonna, dove venne posizionata, si formavano file di persone che volevano farsi questa sorta di selfie ante litteram.
Adesso forse, in un’epoca di click compulsivi e praticamente illimitati, la seduzione sta nell’unicità dello scatto, che lo rende in qualche modo più solenne e definitivo nella sua semplicità. E, per dirla alla maniera di Vaccari, il maestro che consacrò la cabina per fototessere all’arte alla Biennale di Venezia del 1972, è un modo per lasciare una traccia fotografica del proprio passaggio, in un certo senso ufficiale, anche quando lo scatto è informale o persino scherzoso. A noi emoziona l’idea che le nostre ‘macchinette’ abbiano in buona sostanza fotografato la faccia di tutti gli italiani dal 1962 a oggi.
Qualsiasi azienda ha dovuto fare i conti con il periodo di crisi che stiamo vivendo e, anche se Dedem ha visto una contrazione del fatturato in alcuni settori rispetto allo scorso anno, siete però riusciti a mantenere l’intero organico lavorativo che conta circa 500 dipendenti. Quali politiche avete adottato per rispondere alla crisi e come vi siete riconvertiti per fare fronte all’emergenza sanitaria?
Questo 2020 è stato ed è per noi un anno in salita, come del resto per la gran parte delle aziende italiane. Abbiamo stretto i denti cercando di contenere i danni inevitabilmente causati da un’emergenza non prevista né prevedibile. Da ormai molti anni Dedem ha puntato sulla differenziazione aziendale per affrontare le sfide del mercato. Pertanto, nei momenti in cui la circolazione per le strade era ridotta ai minimi termini e dunque le cabine erano perlopiù inutilizzate come i nostri locali di divertimento per famiglie all’interno dei centri commerciali, abbiamo puntato sulla stampa 3D.
Questo è uno dei settori a cui il Gruppo si è avvicinato più recentemente, sviluppando negli ultimi anni un solido know-how. Nel precedente lockdown non solo abbiamo – secondo quanto consentito dalla legge – continuato con questa attività, ma ci siamo anche messi a stampare valvole per respiratori e visiere di protezione, che abbiamo donato ad alcuni ospedali che ne avevano necessità.
In mezzo secolo di successi, Dedem ha assistito a dei cambiamenti cruciali nel mondo della fotografia e delle nuove tecnologie. Quanto è importante per il successo di un’azienda sapersi reinventare senza snaturarsi?
Proprio così, abbiamo cercato di impostare sempre la nostra filosofia aziendale su questo assunto: non tradire mai identità e radici, ma guardando, con dinamismo e passione per le nuove tecnologie, a un orizzonte di innovazione, partendo sempre dall’esigenza del cliente. Il fatto che le nostre cabine, che talvolta hanno per la loro storia un profumo quasi di antiquariato urbano, continuino ad offrire servizi utili e attuali al cittadino di oggi, strizzando l’occhio alle ultime tendenze sociali, è un po’ rappresentativo di quanto tentiamo quotidianamente di fare.