Il settore dell’agritech, nel nostro Paese, è cresciuto tanto da raggiungere 540 milioni di euro nel 2020, in linea con il trend mondiale. Angelo Riccaboni, Professore Ordinario di Economia aziendale ed esperto di agricoltura ed innovazione di Santa Chiara Lab racconta a Dealogando le sfide del settore, i successi e gli interventi da pianificare
Secondo i dati diffusi dall’Osservatorio Smart Agrifood della School of Management Politecnico di Milano – e relativi al nostro Paese – nel 2020 il settore dell’agritech è cresciuta del 20% rispetto allo scorso anno, con un giro d’affari di 540 milioni di euro. Del resto, questo trend è in linea con quello mondiale, stimato in 13,7 miliardi di dollari in più rispetto al 2019, nonostante ci sia stata di mezzo una pandemia e i relativi lockdown.
Il 24 e 25 giugno, sarà proprio la tecnologia, vista come uno strumento utile per la coltura, oltre che indispensabile per perseguire l’obiettivo della sostenibilità ambientale, ad essere tra i protagonisti di Buono!, l’evento organizzato da Maker Faire Rome in collaborazione con il Santa Chiara Lab – Università di Siena.
Tra gli esperti del settore che interverranno nella due giorni di dirette ed incontri, ci sarà Angelo Riccaboni, Professore Ordinario di Economia aziendale, attualmente alla guida di Santa Chiara Lab, un centro di innovazione dell’università senese, che Dealogando ha intervistato.
Uno degli ambiti di ricerca del Santa Chiara Lab è il sistema agroalimentare. Quali sono i vostri progetti?
L’agricoltura sostenibile è una pratica che dovrebbe riguardare tutto il mondo, Italia compresa. In questo ambito, l’innovazione è fondamentale; per questo motivo Santa Chiara Lab si impegna in progetti per l’attuazione di strumenti per l’agricoltura di precisione, che permettono di utilizzare meno acqua e fertilizzanti e di predisporre interventi mirati sul suolo. Stiamo portando avanti un progetto di formazione con alcune imprese del settore vinicolo, vitivinicolo e cerealicolo, per supportarle nell’adozione di strumenti tecnologici per l’agricoltura di precisione come centraline, fotografie satellitari per capire le caratteristiche delle colture.
L’innovazione tecnologica in agricoltura, la cosiddetta agritech, a quali obiettivi può portare?
L’agritech è senza dubbio la nuova frontiera dell’agricoltura del futuro. Tecnologie come droni o sensori sono fondamentali perché aiutano l’agricoltore – a prezzi molto bassi – ad usare risorse in modo più accurato e con una resa maggiore.
Come definirebbe il sistema agritech italiano rispetto al resto d’Europa?
Rispetto ad altri Paesi siamo all’inizio, quindi ci sono ampi margini di miglioramento ed iniziative in corso per riuscire a diffondere e sensibilizzare le persone e le aziende ad una forma di agricoltura sostenibile. Tuttavia avendo nel nostro Paese un’imprenditorialità frammentata, con aziende anche molto piccole non è facile; sicuramente c’è la necessità di supportare questa trasformazione attraverso una marcata digitalizzazione.
I prodotti italiani sono molto richiesti all’estero, ma spesso i consumatori comprano cibo di origine non controllata. Come si fa a sovvertire questa tendenza?
I prodotti italiani sono molto ricercati all’estero perché autentici e legati alle tradizioni territoriali. Tramite la blockchain ed altri meccanismi che consentono la tracciabilità e l’identificazione dei vari processi alimentari, si può contribuire allo stop di prodotti di origine non controllata o contraffatti (un esempio su tutti è il Parmigiano – nota di redazione), anche perché il consumatore oggi è molto attento e si aspetta una comunicazione trasparente riguardo le varie fasi della produzione.
Quali sono le sfide che le imprese dell’agritech sono chiamate ad affrontare nel presente e nel futuro?
Sicuramente dovremmo occuparci del cambiamento climatico; in questo senso è necessario ripensare a come attenuarne le conseguenze. Anche ognuno di noi può contribuire, attraverso la scelta della dieta mediterranea – per esempio – o consumando prodotti sostenibili.
Può citare alcuni casi di imprese che hanno adottato buone pratiche, coniugando innovazione e sostenibilità?
Posso portare l’esempio di Sfera, un’azienda che produce pomodori e che, sfruttando la tecnologia, è un grande esempio di sostenibilità, o ancora X-Farm, un’impresa che aiuta altre aziende nella scelta di processi sostenibili e Banfi, impresa del vino della provincia di Siena, che da anni ha un’attenzione forte nella sostenibilità.