Investire in format gastronomici in piena pandemia è un atto di coraggio e un segnale positivo, capace di dare speranza in un momento di difficoltà. È il caso di CIRFOOD Retail che, negli ultimi due anni, ha acquisito realtà gastronomiche nostrane innovative e di successo. L’ultimo arrivato è Poormanger, il marchio torinese di patate ripiene, che ha aperto il 15 aprile a Milano
Tra i settori più colpiti dalla pandemia da Covid-19 c’è senza dubbio quello della ristorazione. Sono tante, purtroppo, le strutture che hanno dovuto chiudere negli ultimi mesi per via di una crisi che ha coinvolto ristoranti sia grandi che piccoli. Secondo l’Osservatorio sull’andamento dei consumi Confimprese-Ey solo a dicembre, infatti, è stato registrato un crollo del 66,8% del settore e anche i dati della Federazione italiana dei pubblici esercizi confermano che nei primi nove mesi del 2020 il comparto ha perso 23,4 miliardi di euro.
Ma, nonostante la crisi in atto, c’è chi ha deciso di non fermarsi, come CIRFOOD Retail, una società di ristorazione commerciale che ha acquistato format gastronomici innovati e di successo. Leopoldo Resta, Amministratore Delegato, ha raccontato a Dealogando i passi coraggiosi per mettere in piedi questo business di successo in un momento delicato per il comparto food come quello attuale.
Cos’è CIRFOOD Retail e come funziona?
CIRFOOD Retail fa parte del gruppo CIRFOOD, una delle maggiori imprese italiane attive nella ristorazione collettiva. Abbiamo scelto di aprire in piena pandemia ed è stata una decisione importante per fare diversificazione all’interno del gruppo CIRFOOD e posizionarsi nel mondo della ristorazione commerciale al dettaglio. Potenziarsi in questo campo ha significato acquisire format commerciali già esistenti e non crearne di nuovi. La logica che ci guida non è speculativa ma industriale e infatti cerchiamo realtà più o meno piccole, esistenti sul mercato italiano e con un potenziale già sviluppato. Puntiamo a farle crescere seguendo sempre una regola: mantenere l’originalità e l’autenticità del brand che acquisiamo. La decisione del gruppo è stata quella di andare avanti in un momento di così grande impatto economico negativo; potevamo tirare i remi in barca ma abbiamo tenuto i nervi saldi e abbiamo proseguito nelle varie acquisizioni. L’obiettivo è uscire con prudenza dalla pandemia senza provocare danni per poi riprendere con il ritmo di sviluppo non appena sarà possibile.
Quali sono i format che ad oggi fanno parte della famiglia CIRFOOD Retail?
Ad oggi abbiamo acquisito tre marchi e, in tutti e tre i casi, per non intaccarne identità, autenticità e originalità, abbiamo deciso di tenere a bordo i rispettivi fondatori. Il primo è stato Kalamaro Piadinaro, un ristorante di piadine di pesce a Riccione. Quando lo abbiamo preso, aveva un solo punto vendita ma di grandissimo successo tra i riccionesi, che qui possono trovare una piadina di qualità diversa dalle altre. Kalamaro era il classico eroe del posto, conosciuto solo dai locali e da chi frequentava Riccione, ma noi lo abbiamo portato prima a Firenze e poi a Milano. Il secondo acquisito è un brand molto noto: Antica Focacceria S. Francesco, la più antica catena di ristorazione del mondo, nata nel 1834 a Palermo in via Paternostro, un luogo sacro per i palermitani e una tappa imperdibile per i turisti nazionali e internazionali. La gastronomia siciliana, che non ha bisogno di presentazioni, qui viene proposta sotto forma di street food e di ristorazione tradizionale. Antica Focacceria S. Francesco oggi conta 12 punti vendita e noi l’abbiamo acquistata dal gruppo Feltrinelli a maggio dello scorso anno. Ultima novità, infine, è Poormanger, nata nell’ottobre del 2011 a Torino dall’idea di un gruppo di giovani neo-imprenditori torinesi di proporre, in maniera del tutto inedita, le jacked potatoes anglosassoni in Italia.
A proposito di Poormanger: come nasce questo brand?
Poormanger nasce dall’idea di tre ragazzi di Torino che, finita la scuola alberghiera, fanno un viaggio a Edimburgo, dove assaggiano le jacked potatoes e hanno l’idea di portare questa ricetta nel nostro paese per italianizzarla. Tutto parte da una patata al forno mantecata con olio e sale e poi guarnita, ad esempio, con il sugo della carbonara o con pachino fresco e burrata campana. Le ricette sono tantissime e si aggiornano ogni due mesi grazie a un continuo lavoro creativo.
Il brand a Torino è esploso fin da subito: inizialmente i ragazzi hanno avviato l’attività in un piccolo locale, per ritrovarsi ben presto troppo stretti e decidere di spostarsi in un punto vendita più grande. Quando gli affari hanno continuato ad andare a gonfie vele, allora hanno optato per l’apertura di un secondo locale. Oggi, anche in zona rossa, riescono ad avere un grandissimo successo con il servizio di delivery: il loro è un format trasversale, perfetto per tutte le età, dove sia gli universitari che i dipendenti in pausa dall’ufficio possono andare a mangiare senza spendere molto o prendersi una pausa veloce e gustosa. Per il momento apriremo solo con l’asporto, che rappresenta una formula che una città come Torino ha dimostrato di saper utilizzare in maniera straordinaria. Milano, poi, è sicuramente il mercato più vivace in Italia da questo punto di vista: la speranza, però, rimane sempre che nel giro di pochi mesi si possa tornare alla normalità anche per quanto riguarda bar e ristoranti.
L’offerta culinaria made in Italy comunque, nonostante la crisi, resta famosa in tutto il mondo. Qual è la forza della gastronomia nostrana?
L’eccellenza gastronomica locale è il punto di forza di tutti i brand di cui abbiamo parlato finora. Pensiamo a Kalamaro: qui la piadina – la cui preparazione prevede una doppia lavorazione per renderla più fragrante – viene sfogliata a mano nel momento in cui il cliente la ordina e poi farcita con il pesce. Ed è proprio questo il valore aggiunto di Kalamaro, ciò che rende il brand e il suo prodotto unico e diverso: è la vera essenza della gastronomia italiana. Stessa cosa per Focacceria S. Francesco: la cucina siciliana è famosa in tutto il mondo, ma la novità di Antica Focacceria S.Francesco sta nell’“inventare” il cibo da strada dalle ricette della tradizione; il cliente, oltre a farsi servire al tavolo, può infatti acquistare quelle deliziose pietanze direttamente dalle vetrine, scegliendo ad esempio tra arancini o panelle che può poi degustare passeggiando per strada. Poormanger, infine, lavora moltissimo con i piccoli fornitori piemontesi e tutti gli ingredienti, a partire dalla salsiccia fino all’olio, vengono selezionati con cura dai fondatori tra i produttori locali; noi, come CIRFOOD Retail, abbiamo deciso di conservare e ampliare questi rapporti, perché attraverso la nostra crescita cresceranno anche loro.
Quali saranno i prossimi passi di Cirfood Retail nel mercato della ristorazione commerciale?
La decisione del gruppo è stata quella di andare avanti in un momento di così grande affanno economico e infatti abbiamo proseguito nelle varie acquisizioni. Invece di aprire dieci punti vendita all’anno magari ci concentreremo su cinque, ma l’obiettivo è quello di uscire con prudenza dalla pandemia senza provocare danni per poi riprendere con il ritmo sostenuto di sempre non appena sarà possibile.