Gli incentivi predisposti negli ultimi mesi dall’esecutivo sono al centro degli interessi dei cittadini, ma molti lavori sono rallentati a causa della imponente burocrazia richiesta. Il gruppo Biasi, importante realtà del settore caldaie e riscaldamento, propone una piattaforma per rendere più semplici gli adempimenti dei bonus. Dealogando ha allora intervistato Lorenzo Belloni, amministratore delegato dell’azienda.

Facciamo il punto sugli Ecobonus gestiti dall’Agenzia delle Entrate, misure molto discusse sulle cronache di tutta Italia: da un lato, e per prima, quella del 65% che riguarda gli interventi di sostituzione di caldaie verso impianti dotati almeno della classe A energetica, oltre a sistemi di pompa di calore e altre tecnologie avanzate; dall’altro, le ristrutturazioni cosiddette del 110%, che coinvolgono le azioni sul cappotto termico, consistenti lavori di ristrutturazione condominiale per il riscaldamento nonché le azioni di ecosostenibilità su proprietà esclusiva per l’installazione di pompe di calore, impianti ibridi, geotermici, fotovoltaici, micro-cogenerazione o collettori solari.

Non si può morire di credito di imposta”, dice a Dealogando Lorenzo Belloni, project manager di Biasi, azienda italiana che da oltre 80 anni opera nel segmento caldaie, offrendo soluzioni per il comfort in ambito domestico e professionale. È con queste parole nette che Belloni commenta l’andamento del bonus 65% per la riqualificazione energetica degli edifici, una misura che sta dimostrando di funzionare e che avrebbe solo bisogno di alcune attenzioni amministrative. Grazie alle ultime tecnologie e alle nuove piattaforme digitali, tale meccanismo potrebbe essere reso più facile e fluido, mentre, invece, il tanto atteso bonus 110%, approvato dalla legge di bilancio 2021, spiega, sta riscontrando rilevanti problematiche.

 

Lorenzo BelloniDottor Belloni, ci parli dell’intervento sul bonus termico 65%. Come sta andando questa misura? E quale è la situazione del cosiddetto bonus 110%?

Le misure in sé sono convincenti, ma l’andamento è altalenante.  Il superbonus al 110%, rivolto agli interventi per migliorare l’efficientamento energetico degli edifici e per la riduzione del rischio sismico è un provvedimento estremamente interessante che sta prendendo piede, ma con estrema lentezza. Il bonus 65% per la ristrutturazione degli elementi termici, onestamente, va quasi da solo.

 

Quali i problemi, allora, di questo secondo bonus?

Sono ancora di natura burocratica, ma si possono risolvere. Se l’intervento della caldaia della signora Maria costa 3mila euro, grazie al bonus verrà 3000 meno il 65%, che la signora Maria potrà avere come credito di imposta. Ecco, noi di Biasi agiamo tramite una piattaforma, da noi messa a disposizione, che consente all’installatore di caldaia, di pompa di calore o comunque dell’intervento proposto di non avere paura di non commettere errori all’interno della pratica per la liquidazione del credito di imposta.

Noi forniamo certificazione e assistenza in tutti i passaggi della procedura, verifichiamo che il bonifico parlante sia corretto e così la documentazione XML; garantiamo, inoltre, all’installatore che la pratica sia corretta lato documentale. In questo modo, l’esercente può scordarsi di tutto, gestiamo noi anche il suo cassetto fiscale ed entro 70 giorni egli avrà la garanzia che l’Agenzia delle Entrate non rigetti la pratica. Il credito di imposta va bene, ma a chi sta sul mercato serve la liquidità e noi siamo nelle condizioni di garantirla.

 

Cosa ha rallentato l’ottimale applicazione del bonus 110%, che era molto atteso? 

Il meccanismo sembrerebbe facile e lineare: il proprietario dell’immobile cede il credito di imposta del superbonus al 110% alla banca o all’impresa attraverso lo sconto in fattura, il 10% in più rispetto all’ammontare dei lavori copre mediamente il costo per gli interessi e il proprietario effettua gli interventi a costo zero.

“Tutti felici e contenti” sembrerebbe, eppure non è così, probabilmente a causa dell’eccesso di burocrazia, carte da firmare, cavilli tecnici e responsabilità da assumersi, ecco che l’incentivo non decolla come ci si aspettava. Occorre quindi snellire la burocrazia per far sì che questa misura possa dare un contributo essenziale a rilanciare un comparto molto importante per l’economia del nostro paese.

 

Le normative per l’efficienza energetica in questo senso stanno aiutando? 

Non nascondo che le normative per i nuovi edifici a impatto zero rendano il costruito un po’ più complesso da edificare. Oggi chi costruisce una casa ha delle imposizioni di legge riguardo il trattamento dell’aria, dell’acqua e dell’efficienza energetica ed è obbligato a tenere dentro dei requisiti che certamente alzano il livello di spesa.

Questo è senza dubbio un pro per le aziende del nostro comparto. Bisogna verificare, però, se queste voci economiche siano sostenibili o meno a livello del mercato. Non so se sia giusto o sbagliato, di certo per noi è un’opportunità.

 

Quali le ultime possibilità tecnologiche in fatto di riscaldamento locali? 

La pompa di calore è certamente la tecnologia più sostenibile, ma il problema vero è il corretto dimensionamento che deve essere effettuato per soddisfare il fabbisogno termico dell’edificio in corrispondenza della temperatura esterna minima della zona.

Non bisogna dimenticare che ad una riduzione della temperatura esterna corrisponde un maggior fabbisogno termico per riscaldare l’edificio e la pompa di calore riduce la sua potenza con la riduzione della temperatura esterna.

La soluzione ottimale soprattutto per le aree climatiche con temperature più rigide è quindi un sistema ibrido: caldaia + pompa di calore con una gestione elettronica che sappia gestire al meglio le due fonti energetiche, ovvero elettricità e gas.