Il Bitcoin, una delle più rivoluzionarie innovazioni in campo finanziario, viene messo sotto accusa da Bill Gates per l’impatto dannoso che ha sull’ambiente. Secondo Gian Luca Comandini, massimo esperto in Italia di blockchain, la moneta virtuale potrà divenire meno inquinante, ma è necessario alimentarla con energie sempre più sostenibili e cambiare punto di vista
È il 2008, l’anno della crisi finanziaria e del crollo della fiducia nelle banche e nelle istituzioni,
quando un anonimo inventore (o un gruppo di inventori), noto con lo pseudonimo di Satoshi
Nakamoto, sviluppò il Bitcoin. Forme alternative di pagamento elettronico e denaro
digitale erano nell’aria già da molto prima: nel 1996 Alan Greenspan, economista allora a capo
della Federal Reserve, la banca centrale statunitense, lanciò l’idea che il denaro potesse venire
sottratto al monopolio degli stati ed essere emesso anche da soggetti privati. Nel 1999
Neal Stephenson pubblicò Cryptonomicon, romanzo in cui si immagina un mondo
sotterraneo alimentato da una sorta di oro digitale, in grado di far mantenere le identità delle
persone private grazie a un complesso sistema di crittografia. Sarà poi il movimento cypherpunk
a mettere a punto le tecnologie necessarie per creare elettronicamente denaro digitale protetto da crittografia. Questi progetti, che proliferavano sul finire degli anni Novanta, avevano
tutti l’ambizione di dare vita a una moneta virtuale che desse modo alle persone di conservare e
scambiare valore senza più bisogno di intermediari o garanti, come banche e altri operatori
finanziari ufficiali, e il Bitcoin, ideato da Satoshi Nakamoto alcuni anni dopo, aveva perfettamente
centrato l’obiettivo.
Bitcoin e impatto ambientale
Il Bitcoin si inserisce nel campo delle criptovalute, ovvero quegli strumenti che basandosi sulla
crittografia permettono, ad una rete di persone che non si conoscono tra loro, di generare moneta e farla circolare senza intermediazione da parte delle banche. La tecnologia che consente alle criptovalute di circolare è la blockchain, la quale utilizza i miners per convalidare i blocchi di transazioni. I miners (minatori) sono persone che, attraverso complessi calcoli matematici, garantiscono la sicurezza delle transazioni. Un grande limite del sistema di mining è l’enorme impatto ambientale legato all’utilizzo dei computer che processano i dati. Si attesta che questi
dispositivi siano in grado di consumare in un anno più energia di una nazione come il Cile. A questo si aggiunge che la maggior parte dei miners risiede in Cina, dove l’energia elettrica è ancora prodotta a carbone.
L’opinione di Bill Gates
È Digiconomist a dare una stima del consumo di energia provocato dal bitcoin. Si parla di 707,6
kilowattora di energia elettrica, l’equivalente di una famiglia americana media in 24
giorni. Ultimamente anche Bill Gates si è espresso sulla quantità eccessiva di emissioni di carbonio causate dalla criptovaluta: “Il bitcoin utilizza più elettricità per singola transazione rispetto a qualsiasi altro metodo di pagamento noto all’umanità”, ha spiegato al New York Times.
Un parere contrario sul tema è quello di Jack Dorsey, CEO di Square, per lui la criptovaluta è
destinata ad essere alimentata da energia pulita. La sua società ha annunciato lo scorso dicembre
il “Bitcoin clean energy investment initiative”, un fondo da 10 milioni di dollari per aziende che
rendono il mining di bitcoin più efficiente dal punto di vista energetico.
Gian Luca Comandini: il futuro del Bitcoin
Qual è il futuro del Bitcoin? Scomparirà a causa del suo impatto ambientale? Dealogando lo
ha chiesto a Gian Luca Comandini, massimo esperto in Italia di blockchain, professore con
cattedra in Blockchain presso l’Università Guglielmo Marconi di Roma e membro della task force
del MISE sulla Blockchain: “Va bene ammettere che il Bitcoin abbia un impatto negativo sull’ambiente, ma dobbiamo essere intellettualmente onesti e considerare che gran parte delle rivoluzioni tecnologiche che hanno portato l’umanità ad evolversi hanno implicato conseguenze
da un punto di vista ecologico. Anche i viaggi nello spazio richiedono il consumo di enormi quantità di energia ma, andando avanti nel tempo, diventeranno talmente importanti che saremo disposti a pagare quel costo e faremo di tutto per non arrestare il progresso tecnologico. Per il Bitcoin – prosegue Comandini – vale lo stesso ragionamento: inizialmente consumava tantissimo e oggi anche di più in termini di valori assoluti, ma in proporzione le macchine che minano bitcoin sono sempre più performanti e inquinano meno. Andrà ancora meglio in futuro”.
“È l’andamento ciclico dell’innovazione e del progresso umano: all’inizio il costo tecnologico è molto alto ma poi la tecnologia si perfeziona e così si abbattono costi e consumi. Quando saremo in grado, e avremo il coraggio, di passare al consumo di energie rinnovabili e non più combustibili, abbandoneremo il tradizionale per il nuovo con il fine di salvaguardare davvero l’ambiente. Lo faremo lentamente anche con il bitcoin. È inoltre un po’ contraddittorio dire che il bitcoin consuma tantissimo ed è un pericolo per l’ambiente, quando nella classifica dei consumi, proprio sopra a bitcoin, abbiamo l’oro, i cellulari, il sistema bancario, i computer, le automobili e la carne. È innegabile che oggi l’innovazione debba andare di pari passo con il concetto di sostenibilità e che la criptovaluta ideata da Satoshi Nakamoto generi ancora livelli di inquinamento troppo elevati. Non per questo, però, dobbiamo pensare che scomparirà ma piuttosto interroghiamoci su come alimentarla con energie sempre meno inquinanti”, conclude l’esperto.
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