“L’intelligenza artificiale e la tecnologia devono essere utilizzate per valorizzare le persone e non per sostituirle. Beyond The Box permette ad aziende e professionisti di accedere a competenze specifiche senza sottovalutare il fattore umano”

La parola chiave di questo periodo è senza dubbio “distanza”: restiamo a distanza per questioni di sicurezza, lavoriamo a distanza con lo smart working mentre i più giovani hanno a che fare da mesi con la didattica a distanza. Questi ultimi, però, non sono gli unici a dover imparare seguendo corsi e lezioni di fronte allo schermo di un pc; anche chi lavora per un’azienda viene sottoposto a corsi di formazione o aggiornamento che prima magari potevano essere seguiti sul posto di lavoro, mentre oggi le cose sono cambiate. Così, a venire in soccorso degli smart workers, c’è lo smart learning, l’ultima frontiera della formazione a distanza. Il suo scopo? Reinventare i processi di apprendimento e rendere le competenze fruibili da chiunque in qualunque momento.

E, ad occuparsi di smart learning, c’è ad esempio una piattaforma molto innovativa come Beyond The Box, che in questo periodo in particolare si propone come uno strumento davvero utile per le aziende, le quali sempre più spesso hanno bisogno che i loro dipendenti acquisiscano competenze specifiche. Aleksandra Maravic, CO-founder e CEO di Beyond The Box, è partita dall’idea di voler valorizzare il know how di ciascun professionista creando un “ambiente digitale” dove fosse possibile un repentino scambio di informazioni tra una persona con una richiesta specifica e il consulente che può correre in suo aiuto. Dealogando ha chiesto direttamente a lei come funziona la piattaforma. E non solo.

Sul vostro sito scrivete che “la perdita di tempo è un costo sommerso”, in riferimento al tempo che si perde spesso per imparare a fare qualcosa che non sappiamo fare. Qualcosa che, magari, ci ha chiesto il nostro superiore in azienda. In che modo Beyond The Box abbatte questi costi?

L’autoformazione è un passaggio fondamentale quando ci si trova con nuova attività da fare o si è bloccati con qualche passaggio, ma bisogna darsi un limite. 15 minuti sui motori di ricerca sono sufficienti. Se la ricerca richiede più di 15 minuti allora è bene cercare fonti alternative. Beyond The Box parte dal presupposto che è un paradosso avere un problema di formazione/competenza e dover cercare la soluzione da soli, tra migliaia di risultati disponibili. Noi vogliamo che le persone inseriscano le loro richieste all’interno della piattaforma, ci pensiamo noi a trovare le competenze di cui hanno bisogno.

BeyondTheBox è uno strumento innovativo che richiede solo di indicare l’attività di impresa con le quali si è alle prese e noi troviamo l’Esperto adatto per fissare una video chiamata di pochi minuti. Invece di perdere 2 ore al giorno in autoformazione, si usano pochi minuti per inserire la richiesta e 20 minuti per parlare con qualcuno più Esperto di noi.

L’intelligenza artificiale è il futuro. Credete che anche le maggiori società di recruiting la adotteranno per seguire il vostro modello? Qual è, in questo senso, il vostro valore aggiunto?

L’intelligenza artificiale e la tecnologia devono essere utilizzate per valorizzare le persone e non per sostituirle. Sono strumenti a supporto dell’uomo e possono veramente essere un ottimo alleato. Il nostro vero valore aggiunto è la capacità di saper abbinare attività di impresa con le competenze necessarie per svolgerle. L’intelligenza artificiale ci permette di essere scalabili ma il vero plus è l’aver sorpassato i format tradizionali che abbinano attività con qualifiche professionali, ignorando spesso che le persone hanno così tante passioni, esperienze, attitudini e sfumature diverse che non potranno mai rientrare in un semplice job title.

Oggi, con la rivoluzione digitale che corre molto velocemente, quali competenze non devono mancare in un curriculum vitae?

Le soft skills sono sempre più importanti. Secondo uno studio di Mercer pare che entro il 2030 spariranno 80 milioni di posizioni lavorative a causa della tecnologia, ma se ne creeranno 115 milioni. È perciò importante sviluppare competenze soft come empatia, problem solving, capacità di gestione e soprattutto un approccio “customer centric” per tutte le funzioni aziendali.

Smart working, consulenze rapide ed efficaci, necessità per gli imprenditori di mettersi in contatto con professionisti con competenze specifiche: in questo presente/futuro quanto spazio c’è per il fattore umano? Passerà sempre di più in secondo piano in favore delle risorse tecnologiche e di collaborazioni lavorative sempre più brevi e focalizzate al raggiungimento di un obiettivo?

Le aziende hanno sempre più bisogno di competenze molto specifiche e le risorse sono spesso scarse. Il fattore umano è fondamentale, è proprio quello che fa la differenza. Noi mettiamo semplicemente a disposizione un nuovo modo di accedere a competenze, più frazionato e su misura in base alle esigenze specifiche del momento e il problema a caldo. La tecnologia fornirà gli strumenti per valorizzare il fattore umano con il vantaggio della flessibilità, semplicità e soprattutto scalabilità, permettendo di costruire contatti e collaborazioni anche con persone a 3000 km di distanza.