Quando la moda unisce etica ed estetica, dà vita a collezioni uniche. Abbiamo incontrato la designer Adelaide Carta che ci ha presentato il suo brand
Adelaide Carta punta a essere l’incontro fra etica e moda. L’attenzione ai materiali ecologici e vegani si intreccia alla valorizzazione della cultura della Sardegna, che risalta nei dettagli di sughero e nelle stampe tradizionali, interpretate con lavorazioni all’avanguardia, forme pulite e colori decisi.
Dalla convinzione che eleganza e rispetto per l’ambiente possano convivere, prendono vita borse e accessori che affondano le loro radici nel territorio per guardare lontano, verso un mondo della moda in grado di andare oltre lo stile e contribuire al cambiamento. La fondatrice si chiama Adelaide Carta, ha 32 anni ed è stata una delle protagoniste dello showcase fashion designer di AltaRoma, il premium event fashion che si è tenuto dal 15 al 17 settembre a Roma.

Che spazio c’è in Europa e nel mondo per un fashion etico ed ecosostenibile?
C’è uno spazio ampio sicuramente nei paesi scandinavi, in Germania, in contesti un po’ più attenti alle tematiche dell’ecosostenibilità e della salvaguardia dei diritti animali, come Finlandia e Austria. Lo stile vegan ed ecologico è la nuova frontiera del fashion in America, dove l’attenzione su questi temi è altissima: quel che arriva dagli Stati Uniti vince su tutto.
Cosa significa fare fashion ecosostenibile e vegano?
Il fashion bio parte dalla ricerca di quell’estetica che pur volendo allinearsi all’immagine vincente dell’alta moda, non rinuncia a usare materiali ecosostenibili. Vi è tanta, tantissima ricerca su soluzioni che siano all’altezza del pellame vero e proprio, che possa mutuare i processi produttivi che lo realizzano mantenendo bassissimo l’impatto ambientale.
In Adelaide C. ricicliamo materiali di scarto provenienti da avanzi di magazzino o da vecchie collezioni, materiali perfettamente nuovi che altrimenti diventerebbero un rifiuto da smaltire e quindi un costo, in aggiunta a materiali completamente vegetali quali sughero, pinatex – una fibra estratta dalle foglie dell’ananas – legno e materiali completamente riciclati come nappe al 100% ricavate dal PET.
Sono ecosostenibili anche tutti i supporti che andremo ad inserire, e che sceglieremo per le nostre prossime collezioni, sui quali vengono spalmati i preparati che creano il materiale finale che si ammira su una borsa. Parlo dunque di poliestere e plastica completamente recuperati che saranno la base di materiali innovativi e ecologici, a riprova che un economia circolare a 360° può esistere anche dell’industria della moda.
Una tecnica produttiva così delicata ha certamente dei costi maggiori.
È corretto. Costa di più la produzione, perché ci sono più passaggi, oltre che tutta la fase della ricerca e dello sviluppo, al fine di poter raggiungere la stessa prestanza del prodotto in pelle che ha le note qualità estetiche ma anche di durata nel tempo. Ecco che allora dobbiamo lavorare molto di più, trovare soluzioni che tengano insieme il materiale alternativo e che siano all’altezza del prezzo richiesto al pubblico.
La nostra lavorazione è poi fatta da vere mani italiane al 100%, qualcuno dice “110% made in Italy” e a me piace come concetto perché rende l’idea. Cerchiamo infatti di mantenere italiana anche la produzione delle minuterie metalliche che molte aziende fanno all’estero abbassando notevolmente il costo del prodotto.
Tutto il possibile lo produciamo in Italia, esclusi alcuni accessori che non vengono proprio realizzati a costi accessibili, mentre la lavorazione e la galvanica (fase successiva alla produzione attraverso la quale avviene il processo di personalizzazione, incisione e colorazione) la realizziamo interamente in Italia nonostante i costi maggiori, poiché grazie alle capacità dei nostri artigiani di fiducia del settore elettro-metallurgico, si riescono a produrre metallerie così uniche per forma e colore, da poter rendere le nostre borse riconoscibili in mezzo a quelle di tutto il mondo, garantendo alta qualità e un’estetica di grande pregio.
Dunque un costo maggiore, ma…
Ma lavorare così ti introduce in mercati dove la pelle animale non può entrare, fare questo tipo di investimenti garantisce una proposta innovativa che io credo sarà l’unica possibile nel futuro. Forse non domani ma fra qualche anno non si potrà prescindere dal bio, dal green, dall’ecosostenibilità anche nella moda e nell’industriale.
Abbiamo preso la strada più difficile, che come si sa porta spesso al beneficio maggiore e al panorama mozzafiato. Seguendo la strada più semplice, il risultato è più certo ma non si spinge sull’acceleratore.