Qual è il segreto del successo di Supreme? Analizziamo la storia di questo fenomeno dello streetwear fatto di negozi innovativi, collezioni esclusive e celebri collaborazioni
È diventato uno dei marchi più conosciuti, amati e imitati al mondo. Supreme ha completamente stravolto le regole del mercato e del fashion system, inserendosi abilmente nel segmento luxury attraverso strategie pensate per creare engagement e aspettativa.
Una storia di successo che ha avvicinato due mondi apparentemente agli antipodi, lo streetwear e il lusso, trasformando un negozio newyorkese in un fenomeno globale che in poco più di 25 anni ha attirato la curiosità del pubblico e degli addetti ai lavori del settore moda.
Un po’ di storia
Supreme nasce nell’aprile del 1994 quando James Jebbia inaugurò il primo store a New York in Lafayette Street. Jebbia, americano di nascita, aveva lavorato per il marchio Stüssy e in seguito aveva deciso di mettersi in proprio aprendo un negozio che voleva essere anche un punto di ritrovo per il mondo dello streetwear e per gli skater newyorkesi.
Il design e il layout del negozio, infatti, erano stati pensati proprio per gli skater, con i vestiti disposti lateralmente e al centro uno spazio vuoto simile ad una pista. Questo aveva creato un unicum per la clientela di New York, poiché le persone potevano entrare in negozio con lo skate e, quindi, sentirsi a proprio agio in quell’ambiente.
Lo stile immediatamente riconoscibile del brand ha raccolto sin da subito numerosi consensi e Supreme in breve tempo è diventato un punto di riferimento per il mondo dello streetwear e degli skater, oltre che per le sottoculture hip hop, punk e rock che negli anni Novanta hanno vissuto il loro periodo d’oro.
Supreme come Chanel
Nel 1995 la rivista Vogue USA definì il brand Supreme “lo Chanel dello streetwear”. Questo paragone, che ai più potrebbe sembrare azzardato, è dovuto alle tecniche di produzione e distribuzione dell’azienda che ricalcano quelli dell’alta moda.
I prezzi di Supreme, ovviamente, non sono paragonabili a quelli dei luxury brand, ma sono comunque più alti rispetto alla media degli altri brand di streetwear. Inoltre il metodo di vendita è molto particolare: non vengono rispettate le stagioni canoniche (Primavera/Estate e Autunno/Inverno), ma vengono rilasciati solo 15 articoli alla volta con dei “drop” che avvengono ogni giovedì mattina.
Insomma, la strategia dell’azienda si basa sulla Questa strategia contribuisce ad aumentare l’esclusività del brand poiché si registra il tutto esaurito in pochi minuti e aumenta l’attesa e l’aspettativa per il drop successivo.
Insomma, il pubblico non si stanca mai e, anzi, è perfino disposto a pagare molto di più pur di accaparrarsi un articolo firmato Supreme, dando vita al mercato parallelo del reselling. Inoltre, negli ultimi anni Supreme ha avviato numerose collaborazioni con i brand più disparati come Nike, Vans, Levi’s, The North Face, Timberland, Playboy, Stone Island, Comme des Garçons e perfino Louis Vuitton.
Queste capsule collection hanno aumentato ancora di più l’idea di esclusività del brand, avvicinandolo ancora di più ai big del fashion system. Altra strategia vincente sta nel coinvolgere nelle campagne promozionali celebrità del mondo pop come Michael Jordan, Lady Gaga, ma anche Fedez e Chiara Ferragni.
Oggi, a 26 anni dall’inaugurazione del primo negozio, Supreme conta undici store in tutto il mondo, uno shop online che spedisce in più di trenta paesi del mondo e una rete di buyer e reseller da far invidia ai più grandi marchi internazionali.
L’azienda ha anche fatto fronte, in maniera vincente, ai continui tentativi di copiarne lo stile e il logo, bloccando tutti i “legal fake” che si sono susseguiti nel corso degli anni in varie parti del mondo. Inoltre, nel 2017 il brand è stato valutato per circa 1 miliardo di dollari, confermando la sua importanza sul mercato globale e non solo come trend passeggero. Un fenomeno che non accenna ad arrestarsi e che saprà far tesoro delle novità del sistema moda e cavalcarne l’onda.