Questa è la storia di un logo felice, nato per regalare colore in una giornata buia. Il cerchio giallo con due occhi neri e un grande sorriso è diventato rapidamente un simbolo di positività e ottimismo, in America come in Europa. E si racconta che il primo ad ideare lo Smiley sia stato Harvey Ball
Un semplice cerchio giallo può fare la storia? A quanto pare sì. Lo Smiley – conosciuto anche semplicemente come Smile – è un simbolo iconografico, ma le sue origini non sono molto chiare. Pare che sia stato un designer americano a raffigurarlo per la prima volta e che non abbia mai registrato il marchio. Il suo nome è Harvey Ball, un uomo che ha impiegato circa dieci minuti del suo tempo per creare un simbolo destinato a diventare un’icona per tutte le generazioni future.
La storia di Harvey Ball
Nato a Worcester nel 1921, Harvey Ball ha dimostrato sin da ragazzo di avere una certa predisposizione per il mondo dell’arte. Ha lavorato come apprendista di un pittore locale, carpendone i segreti del mestiere, e una volta cresciuto ha studiato belle arti, frequentando il Worcester Art Museum School. Ma quella passione è stata soppressa dall’urgenza di servire il paese. L’inventore dello Smiley, ancor prima di arrivare a quel punto, ha servito nell’esercito americano per ben 27 anni: ha preso parte alla Seconda Guerra Mondiale servendo sia in Asia che nel Pacifico.
Il suo lungo percorso militare l’ha portato ad ottenere una medaglia di bronzo per l’eroismo dimostrato durante la battaglia di Okinawa e, nel 1999, è stato insignito del titolo di Veterano dell’anno, concesso dalla Worcester Veterans Council.
Com’è nato lo Smiley
Nonostante la carriera militare, Harley Ball ha sempre coltivato il suo sogno artistico, motivo per cui ha iniziato a lavorare per una ditta di pubblicità. Non soddisfatto, nel 1959 molla tutto e fonda la sua azienda, la Harvey Ball Advertising. Pochi anni dopo arriva un’opportunità ghiotta con la quale Harvey Ball avrebbe potuto costruire un impero: nel 1963 una compagnia di assicurazioni locale, la State Mutual Life Assurance Company, viene assorbita da un’altra grande catena dell’Ohio, la Guarantee Mutual Company. A causa di questo assorbimento, pare che i dipendenti avessero manifestato un certo malessere e calo dell’umore. Per questo la compagnia ha scelto Harvey Ball per realizzare un progetto. Gli è stato affidato il compito di disegnare qualcosa che potesse tirare su di morale i dipendenti dell’azienda.
Si narra che Harvey Ball abbia impiegato soltanto dieci minuti per quel lavoro, tracciando un semplice cerchio su un foglio, aggiungendo due occhi neri e un grande sorriso (che ricorda la forma di una parentesi tonda). A rendere il suo Smiley perfettamente riconoscibile sono le due asticelle che chiudono la bocca, come a segnare due grandi fossette sulle guance. Quella faccina sorridente avrebbe dovuto motivare i dipendenti della compagnia assicurativa, destinata ad apparire su ogni scrivania di lavoro, stampata su un poster e messa in bella vista. Per quel lavoro, Harley Ball ha ottenuto in cambio soltanto 45 dollari. Non avrebbe mai immaginato che, di lì a qualche anno, quel simbolo avrebbe fatto il giro del mondo.
Franklin Loufrani promuove lo Smiley in Europa
L’inventore dello Smiley non ha mai pensato di registrare il marchio e, in poco tempo, la faccina gialla dal grande sorriso è diventata di pubblico dominio. È stato il punto di non ritorno per Harley Ball, che non ha mai potuto (ma neanche voluto) ricavare profitti dalla sua invenzione. A differenza di Franklin Loufrani, dirigente d’azienda francese che non solo ha portato lo Smiley in Europa, ma ha anche avuto la prontezza di registrare il marchio creando il proprio impero.
Fino a quel momento il logo non aveva un vero e proprio nome. Nel 1971, qualcosa cambia. Cambia che Pierre Lazareff commissiona all’agenzia di Franklin Loufrani un lavoro molto simile a quello di Harvey Ball. Lazareff è il redattore di un quotidiano francese ben noto all’epoca e, dato il periodo storico, ha chiesto a Franklin Loufrani di ideare una campagna per favorire le notizie positive anziché negative. L’idea del copywriter arriva quasi fulminea. Perché non evidenziare sul giornale le notizie positive con un simpatico Smiley? Così facendo, il lettore avrebbe avuto una vera e propria guida sul giornale, evitando le notizie dal carattere meno allegro e frivolo.
Quella campagna non solo ha avuto successo, ma ha spinto Franklin Loufrani a registrare il marchio in Francia ottenendone i diritti. La faccina gialla munita di un grande sorriso appare per la prima volta sul giornale France Soir nel 1972 ed è il protagonista della nuova campagna realizzata da Franklin Loufrani. Il suo messaggio più importante?
Prendetevi il tempo di sorridere
La campagna ottiene l’effetto sperato e quel successo spinge anche altre testate giornalistiche europee ad emularne il format.
L’effetto merchandising con i fratelli Spain
Simbolo di positività e ottimismo, lo Smiley molto presto subisce anche il fascino del merchandising. Il merito, in questo caso, va ad una coppia di fratelli americani. All’inizio degli anni ’70, Bernard e Murray Spain traggono ispirazione dal bozzetto di Harvey Ball e iniziano a produrre tantissimi prodotti destinati al merchandising con protagonista l’iconico Smiley. O meglio, propongono una versione leggermente diversa da quello prodotto da Ball un decennio prima. Protagonista di tazze, spille, felpe e t-shirt, lo Smiley dei fratelli Spain aggiunge anche uno slogan accattivante: Have a Happy Day.
Considerando che Ball non ha mai registrato il marchio, i due fratelli ne hanno approfittato e, con l’aggiunta di quello slogan, hanno cavalcato l’onda del successo europeo. Il loro piccolo negozio di oggettistica a Filadelfia ha immediatamente aumentato le vendite. Il merito, in parte, va anche al periodo delicato che stava affrontando l’America, impegnata con la guerra del Vietnam. Con l’umore sotto le scarpe, un semplice Smile giallo avrebbe potuto strappare un sorriso anche al più diffidente. Ed è così che è iniziata la fortuna dei fratelli Spain.
I diversi utilizzi dello Smiley negli anni
Il tempo talvolta porta consiglio, ma soprattutto cambiamenti. E lo Smiley non ne è stato immune. Negli anni ’80, ad esempio, questo simbolo è stato associato alla cultura rave. Il decennio successivo, invece, il figlio di Franklin Loufrani, Nicolas, ha ottenuto la guida della Smiley Company e ha lanciato un nuovo utilizzo della faccina sorridente, complice anche il sopravvento della tecnologia.
Ad oggi, infatti, lo Smile è principalmente conosciuto e utilizzato come emoji dello smartphone per manifestare un’emozione. E non si limita più ad un semplice sorriso: attraverso un prezioso dizionario, le Emoticon propongono un nuovo linguaggio universale. E il suo fascino ha intaccato anche il mondo della moda. Tantissimi marchi hanno realizzato capsule collection con protagonista l’iconica faccina gialla tanto che, nel 2005, la Smile Company ha fondato anche un’associazione a scopo benefico per devolvere una parte degli utili della società a progetti a sfondo sociale.
Che cos’è la World Smiley Corportation
Pur non avendo guadagnato nulla al di fuori di quei 45 dollari, Harvey Ball non ha mai rivendicato la paternità dello Smiley. Il suo obiettivo non è mai stato quello di arricchirsi, ma di essere in grado di regalare un sorriso a chi ne aveva bisogno. Per questo il grafico ha fondato la World Smiley Corportation, la stessa società che ha poi istituito la Giornata mondiale del sorriso.
Ogni anno, il primo venerdì di ottobre, il mondo intero può festeggiare questa preziosa ricorrenza. E, a detta di Harvey Ball, quello che è più importante – ma ogni giorno della vita – è potersi concedere un atto di gentilezza, aiutando qualcun altro a sorridere.
Leggi anche >>> La storia del BlackBerry: chi l’ha inventato e perché è fallito