Può un robot far tutto? Sicuramente può consegnare cibo a domicilio. L’idea è stata sviluppata da una startup bresciana che ha lanciato sul mercato Gibot, un robot capace di svolgere il servizio di delivery attualmente funzionante soltanto per le strade di Brescia. Ma l’ispirazione lanciata da Gibot è fondamentale per capire come il settore sta cambiando e qual è il futuro del delivery

Le consegne a domicilio hanno subito un forte incremento durante la pandemia e quell’abitudine è diventata una costante nella vita di tante persone, motivo per cui il settore del delivery sta vivendo diverse trasformazioni anche al fine di venire incontro alle esigenze delle persone. Un obiettivo che si è posta anche una giovane startup bresciana creando un robot capace di effettuare le consegne a domicilio. Ma come funziona? Può arrivare dappertutto?

 

Robot delivery guidati a distanza: l’idea di una startup bresciana

Gibot ha come missione quella di consegnare cibo a domicilio. L’idea è di una giovane startup bresciana: viaggia ad una velocità di 6 km/h, è alto appena 60 centimetri e a guidarlo sono persone fisiche che, causa disabilità, non riescono facilmente ad addentrarsi nel mondo del lavoro. Gibot ha dato loro un’opportunità, e si muove indisturbato per le strade di Brescia – quantomeno quelle mappate – ma sotto l’occhio attento di un pilota da remoto. Prima l’app, Gibo Delivery, e poi il robot vero e proprio realizzato in collaborazione con Francesco Riccuti e Filippo Baldini di Presto Robotics.

Matteo Crucito ha soltanto 32 anni e ha co-fondato Gibo Delivery, l’app per le consegne a domicilio attualmente attivo soltanto nella città di Brescia. A supportarlo nell’impresa anche Enrico Mattioli, Matteo Crucito, Carlo Scanzi e Andrea Cremonesi. L’idea è nata durante la pandemia come ponte tra tradizione e innovazione e anche per dare un lavoro a chi è in difficoltà nel trovarlo. Come si legge nella presentazione dell’app:

Si stima che nel nostro paese solo il 16% dei disabili abbia un lavoro. Abbiamo quindi deciso di apportare il nostro contributo affinché́ questa situazione possa cambiare; così, in collaborazione con Presto Robotics, abbiamo sviluppato Gibot, un robot pilotabile da remoto per le consegne a domicilio. Il nostro obiettivo è quello di creare opportunità lavorative per persone con disabilità, garantendogli un lavoro sicuro all’interno di realtà innovative.

Gibot, come funziona il robot delivery

Come racconta Forbes, a partire dall’ottobre 2022 ben due Gibot circolano per le strade della città trasportando cibo da consegnare a domicilio nel raggio di 500 metri dal punto di partenza. L’obiettivo per il 2023 è di incrementare il numero di robot in circolazione, portando questo servizio anche fuori da Brescia, in altre città del Nord d’Italia. Oltre al robot, anche rider tradizionali percorrono le strade di Brescia per consegnare cibo a domicilio entro 60 minuti dall’ordine e nel raggio di cinque chilometri dai punti vendita.

Gibot si muove principalmente sul marciapiede e a breve dovrebbe introdurre anche una funzione speaker, così da mettere in contatto vocale l’operatore da remoto e le persone a cui effettuare la consegna. Come ha raccontato Matteo Crucito a Forbes, dopo la fase iniziale di testing è arrivato il momento di avviare una campagna di crowfunding per poter raccogliere capitale e perfezionare l’espansione di Gibot.

 

Il delivery più eco-friendly e inclusivo

Prima ancora di perfezionare questo sistema di consegne a domicilio, l’app Gibo Delivery era già operativa nel settore del delivery: ha stretto accordi con le botteghe, macellerie e gastronomie di quartiere, portando nelle case dei bresciani piatti casalinghi e genuini. Una scelta consapevole e più sostenibile, che aiuta le attività locali combattendo il fenomeno degli e-commerce e delle multinazionali in espansione massiccia. Tramite l’app di Gibo è possibile visionare (seppur virtualmente) il banco dei prodotti e scegliere quello che più interessa. Una volta effettuato l’ordine, nel giro di un’ora qualcuno bussa alla porta per la consegna.

L’idea di spedire un robot in missione è già stata approfondita a livello internazionale. Negli Stati Uniti, ad esempio, è una prassi ormai comune ma che sfrutta l’intelligenza artificiale. Come ha precisato Crucito a Forbes, nessuno ha mai guidato il robot in questione con un supporto da remoto, come invece avviene in questo caso. Anche Amazon, in alcuni paesi e città selezionate, ha iniziato a sperimentare la consegna a domicilio tramite drone – una scelta più sostenibile ma da perfezionare.

 

Il delivery in cambiamento: l’esempio di Getir e Gorillas

Proprio per via delle continue evoluzioni tecnologiche, quello del delivery è un settore che non può permettersi di non essere flessibile. Lo sa bene Gorillas, startup tedesca del settore che di recente è stata travolta da una crisi e che è stata inglobata da Getir, azienda turca che l’ha acquisita per un totale di 1,2 miliardi di dollari e la cui posizione su questo mercato è diventata sempre più forte.

E sempre a proposito di cambiamenti ed evoluzioni, in Toscana è stato invece lanciato il marchio etico “delivery responsabile”: attraverso questo logo sarà possibile riconoscere tutte le imprese di food delivery che tutelano i diritti e la sicurezza dei propri rider. Tutele che riguardano sia le questioni contrattuali che la formazione e l’informazione su salute e sicurezza, per garantire delle condizioni di lavoro più trasparenti e regolamentate. Il logo di riferimento è una semplice bicicletta a cui è abbinata la scritta “Delivery responsabile – Regione toscana, per i diritti e la sicurezza dei rider”.

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