La pandemia ha velocizzato il processo di evoluzione sia delle aziende sia del comportamento dei capi d’impresa, che hanno dovuto dare inizio ad un processo di trasformazione aziendale per adattarsi alle nuove esigenze dei propri collaboratori e del lavoro. E dalle ceneri del capo “dispotico”, nasce una nuova figura: il leader gentile

Il Leader del futuro? deve essere un buon ascoltatore, deve saper parlare bene, motivare adeguatamente il suo team di lavoro e deve avere (ovviamente) competenze manageriali. Queste sono le prime skills da acquisire secondo una recente indagine condotta da Espresso Communication per Great Place to Work sulle soft skill che caratterizzano la leadership.

Alessandro Zollo, Amministratore Delegato di Great Place to Work Italia, azienda di consulenza, leader nell’analisi del clima aziendale, afferma che:

Essere leader significa essere una fonte d’ispirazione e, soprattutto, un grande ascoltatore.

Il ruolo del leader dopo la pandemia

Bisogna considerare, poi, che la pandemia da Covid-19 ha velocizzato il processo di evoluzione sia delle aziende sia del comportamento dei capi d’impresa, che hanno dovuto dare inizio ad un processo di trasformazione aziendale per adattarsi alle nuove esigenze dei propri collaboratori e del lavoro.

È proprio in questo contesto che emerge la figura del leader gentile, ovvero colui che motiva i propri collaboratori, invitandoli a dare il meglio: il capo d’impresa in questione si dimostra un vero e proprio coach, un punto di riferimento per tutti coloro che fanno parte del workplace.

L’indagine di Great Place to Work

Secondo una recente indagine condotta da Espresso Communication per Great Place to Work, il leader di oggi, per essere un buon leader nel futuro, deve avere delle skills ben specifiche.

Il leader del futuro deve essere capace di:

  • motivare e mobilitare energie e risorse, dando un senso a quello che si fa
  • moltiplicare il potenziale di leadership, creando spazi grazie ai quali i collaboratori possono sentirsi dei punti di riferimento in base alle loro capacità e attitudini
  • disegnare e gestire spazi per la leadership collettiva, ponendo le basi per un successo non solo personale, ma aziendale e duraturo.

Non si parla più, quindi, di “pugno di ferro” o di “clima di terrore”, anzi, empatia e flessibilità sono sempre di più tratti distintivi per una buona leadership, poiché il successo di un’azienda dipenderà sempre dalla capacità del capo di mettere le persone nella condizione più corretta e performante possibile.

Le skills necessarie ai leader del futuro

A queste prime cinque “leader skill”, nello studio, se ne aggiungono altre, che sembrano scontate, ma sono essenziali:

  • la gestione dei conflitti interni
  • la costruzione di feedback accurati
  • la comunicazione efficace
  • una buona capacità di ascolto
  • una propensione alla disponibilità
  • l’empatia verso i collaboratori

Il leader e l’attenzione alle competenze umane

Garantire un «great place to work» per i dipendenti, sempre secondo lo studio di Espresso Communication, è possibile per ogni leader solo attraverso la valorizzazione delle competenze umane: parte dal briefing e si conclude con la costruzione di una realtà psicologicamente sicura, che coinvolge l’intero team operativo, in cui ogni collaboratore ha la possibilità di intervenire proattivamente.

Che sia un capo d’azienda, un allenatore sportivo o semplicemente un genitore, un buon leader oltre a dare istruzioni e ad essere una guida, deve mostrare coraggio, passione, sicurezza, impegno e ambizione. Inoltre, deve avere ben chiaro l’obiettivo da raggiungere ed essere in grado di trasmettere la propria visione in modo chiaro, assicurandosi che i membri del team capiscano come il loro contributo aiuti al raggiungimento di obiettivi sempre più ambiziosi.

Un vero leader è anche consapevole che il modo migliore per ottenere credibilità è guadagnarsi il rispetto degli altri, dando il buon esempio: far seguire i fatti alle parole aiuta a creare fiducia e rende i membri del team più disposti a seguire l’esempio positivo.

I cinque livelli di leadership di Maxwell

Secondo John Maxwell, scrittore e autore statunitense, per essere un buon leader bisogna seguire “delle istruzioni”, o meglio, bisogna raggiungere dei livelli. Per questo motivo ha sviluppato il paradigma dei 5 livelli di leadership prima nel libro “Developing the Leader Within You” e poi in “The 5 Levels of Leadership”.

Questi dipendono l’uno dall’altro e non sono interscambiabili: chi raggiunge il quinto livello deve necessariamente passare per i precedenti.

Livello 1 – Posizione

Il primo livello è l’unico che non richiede abilità o sforzo per essere raggiunto: chiunque, infatti, può essere nominato per una posizione, ma questo non basta per essere un buon leader e per ottenere la stima e il consenso del team di lavoro.

Chi vuole essere circondato da persone che lo stimano non solo perché è il capo, ma soprattutto perché ha le competenze necessarie per esserlo, deve dunque passare allo step successivo.

Livello 2 – Permesso

Il livello 2 si basa sulle relazioni interpersonali: le persone scelgono di seguire le indicazioni del capo perché lo desiderano, cioè danno al leader il “permesso” di guidarli.

Per raggiungerlo, i leader devono conoscere le persone con cui lavorano, valorizzarne le qualità e creare un clima distensivo. Quando infatti si riconoscono i meriti degli altri, si sviluppa un’influenza positiva su di loro e la fiducia finisce per tradursi in rispetto.

Livello 3 – Produzione

A questo livello, i leader che producono risultati costruiscono la loro influenza e credibilità e possono diventare agenti di cambiamento.

In che modo? Svolgendo il lavoro in modo da tenere alto l’umore del team, aumentando i profitti e raggiungendo gli obiettivi: più si produce, più si è in grado di affrontare problemi spinosi.

Livello 4 e 5 – Formazione e sviluppo delle persone

Questo livello può essere riassunto in una parola: riproduzione. L’obiettivo è identificare e formare quanti più leader possibili, investendo in loro e aiutandoli a crescere.

Quando ci sono più leader, è possibile realizzare più obiettivi e stimolare il team di lavoro: le persone, infatti, seguono più volentieri un leader che forma altri leader perché pensano che un giorno potrebbe toccare anche a loro.

Il livello più alto di leadership è – ovviamente – anche il più difficile da raggiungere: un leader non deve solo crescere personalmente e formarsi di continuo, ma anche far crescere il suo team di lavoro. L’impegno per diventare un buon capo è considerevole, ma il valore aggiunto creato è un’eredità fondamentale per la futura generazione di leader.

 

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