Ecco la storia della fondatrice di Bumble, la seconda più grande app di incontri online quotata in borsa. A soli 31 anni, Whitney Wolfe Herd non è solo la più giovane miliardaria self-made del mondo, ma anche la più giovane ceo donna che abbia mai quotato un’azienda negli Stati Uniti.
Un sogno americano al femminile, quello che vede l’imprenditrice farsi largo tra datori di lavoro e colleghi sessisti, per creare una piattaforma online per incontri che cambia le regole del gioco. La caratteristica principale che distingue Bumble dalle concorrenti? Dare alle donne il potere esclusivo di prendere l’iniziativa. Sono solo loro, infatti, a poter fare la prima mossa sullo scacchiere del dating.
Chi è Whitney Wolfe Herd? Dal debutto nel business al sessismo di Tinder
Classe ‘89, Whitney Wolfe Herd nasce a Salt Lake City, Utah. A soli 20 anni, mentre frequenta ancora il college, avvia il suo primo business: una borsa in bamboo per donne, il cui ricavato viene destinato alle zone colpite da sversamenti di petrolio. Collabora con il celebre stilista Patrick Aufdenkamp per fondare l’organizzazione non-profit “Help Us Project”. Di lì a poco, sempre in tandem con Aufdenkamp, lancia “Tender Heart”: una linea di abbigliamento per sensibilizzare l’opinione pubblica sul traffico di esseri umani e sul commercio equo e solidale.
In seguito, Wolfe Herd ricopre la carica di vice-presidente della sezione marketing di Tinder, una delle app per incontri più diffusa del mondo. Se ne andrà citando in giudizio per molestie sessuali il suo ex capo e fidanzato Justin Mateen, accusandolo di averle inviato minacce e messaggi dispregiativi, nonché di averle tolto il titolo di co-fondatrice della piattaforma.
La fondazione di Bumble
Archiviata la vicenda, nel 2014 crea Bumble, l’app di dating incentrata sulle donne. Nell’arco di appena un anno, la piattaforma raggiunge i 15 milioni di conversazioni e accende 80 milioni di coppie. “Mentre costruivamo Bumble, ci dicevano che era impossibile creare un marchio e una piattaforma di successo per le donne” – ha scritto Wolfe Herd in una lettera aperta. “Queste obiezioni sono state solo uno sprone. Sei anni e innumerevoli matrimoni Bumble, bambini, amicizie, partnership commerciali e relazioni significative dopo, abbiamo una comunità diversificata e in rapida crescita in tutti e sei i continenti.”
Un successo che è anche finanziario. Nei primi nove mesi del 2020, la piattaforma registra un fatturato di 417 milioni di dollari. Lo scorso 11 febbraio debutta a Wall Street con un’offerta pubblica iniziale che valuta la società a più di 8 miliardi di dollari. Alla chiusura del primo giorno di negoziazioni, le azioni Bumble superano i 70 dollari. Attualmente, Wolfe Herd possiede 21,54 milioni di azioni, pari all’11,6% della società. Il suo patrimonio netto è di 1,5 miliardi di dollari.
Ecco il tweet con cui la fondatrice ha salutato il proprio esordio in borsa: “Oggi, @Bumble diventa una società per azioni. Questo è possibile solo grazie agli oltre 1,7 miliardi di ‘prime mosse’ fatte da donne coraggiose sulla nostra app e alle donne pioniere che ci hanno aperto la strada nel mondo degli affari. A tutte coloro che hanno reso possibile questo giorno: grazie. #BumbleIPO.”
Che cos’è e come funziona Bumble?
Bumble è la prima app di dating della storia in cui a dettare le regole del gioco sono le donne. Questo il suo asso nella manica per battere la concorrenza. Il meccanismo iniziale non è diverso dalle altre piattaforme: ogni utente visualizza i profili degli altri e ha la possibilità di mettere un like. Nel momento in cui si verifica un like reciproco (ovvero un match), l’app invia una notifica a entrambe le persone.
È qui che scatta la prerogativa di Bumble: nel caso di un match eterosessuale, la prima mossa può essere avanzata solo dalla donna. L’uomo non può fare nulla se non aspettare di essere, eventualmente, contattato. Funzionalità che contribuisce a rendere l’ambiente più sicuro e confortevole per il pubblico femminile. Un potere, quello delle donne, che non è riservato solo all’utenza, ma affonda le radici nella stessa struttura societaria: nel management di Bumble non compare nemmeno un uomo!
Le funzioni offerte dalla piattaforma sono diverse: chat, videochiamate, invio di file multimediali. L’app può essere usata non solo per incontrare un partner, ma anche per fare amicizia tramite la sezione BFF, oppure per cercare lavoro tramite la sezione Bizz. Unico difetto? Il costo. Secondo molti utenti, Bumble è quasi inutilizzabile nella versione gratuita. Per usufruire a pieno delle sue funzioni, bisognerebbe pagare un abbonamento di circa 35 euro al mese.