In Italia le imprese guidate dagli under 35 sono più di mezzo milione e rappresentano l’8,7% del totale. Ma quali sono i settori a cui guardano oggi i giovani imprenditori? Quali quelli in calo? Il report di Unioncamere ha fotografato i cambiamenti degli ultimi 5 anni

Qual è la situazione attuale dell’imprenditoria giovanile in Italia? Quali sono le aziende e le startup in crescita e quali hanno invece registrato un calo? In quali settori decidono di investire, oggi, i giovani under 35? Sono le domande a cui l’ultimo report di Unioncamere ha risposto, fornendo un quadro completo della salute o della “malattia” di alcuni settori d’impresa, soprattutto se a guidare le aziende sono ragazzi e ragazze che si affacciano al mondo del lavoro e del business.

Il report, anche al netto della pandemia in corso e del drastico cambiamento del contesto macroeconomico degli ultimi mesi, ha fornito dei dati in parte sconfortanti ma che, dall’altro lato, devono essere utilizzati per studiare le azioni da mettere in campo al fine di incentivare i giovani ad investire e mettere in piedi realtà che siano di stimolo alla crescita del Paese; preziosi, in tal senso, sono i fondi in arrivo dall’Europa nel quadro del programma Next Generation Eu. “Sono più di mezzo milione le imprese di giovani con meno di 35 anni oggi presenti in Italia. Un numero importante, pari all’8,7% di tutto il sistema produttivo nazionale anche se in calo di 80mila unità rispetto a 5 anni fa”, è quanto infatti rilevato dalle Camere di commercio italiane, che evidenziano come gli under 35 ultimamente – dal 2015 ad oggi – siano attratti dal mondo dell’agricoltura e dell’ospitalità, con un occhio che viene strizzato anche all’innovazione e al green.

Soprattutto negli ultimi anni è salita moltissimo l’attenzione, a livello sia nazionale che internazionale, per l’ecosostenibilità e nei confronti di modelli di produzione a basso impatto ambientale; di qui gli investimenti, sempre più numerosi e importanti, nella direzione dell’economia “verde” o “circolare” e in quella delle tecnologie per sostenerla. Secondo Unioncamere tra le imprese giovanili manifatturiere il 47% ha investito nella greeneconomy nel passato triennio, contro il 23% delle altre imprese. E, nella loro scelta di fare impresa, 6 giovani su 10 hanno puntato su settori tradizionali quali il commercio (140mila imprese di under 35, il 26,5% del totale), le costruzioni (63mila, pari al 12%), il turismo (quasi 58mila, circa l’11%) e l’agricoltura (55mila, 10,4%). Ad operare nella manifattura è invece il 5,5% del totale delle imprese (che equivale a 29mila aziende giovanili), mentre il 6,3% opera negli altri servizi (oltre 33mila imprese).

Ma tornando a parlare di agricoltura, rispetto a settembre 2015 sono quasi 7mila in più le imprese giovanili specializzate in questo settore, con un incremento di oltre il 14% nel periodo. Per quanto riguarda il turismo, invece, i giovani hanno puntato molto sulle attività di alloggio (oggi sono 1.800 in più), mentre nel commercio in quelle di vendita all’ingrosso e al dettaglio. 1.100 imprese giovanili in più si occupano poi di attività di direzione aziendale, 700 di pubblicità e ricerche di mercato, 170 di istruzione, 160 nell’ambito della produzione cinematografica e video e 100 di Ricerca scientifica e sviluppo. Dal 2015 al 2020, emerge sempre dal report, sono aumentate le imprese che si occupano di servizi alla persona (+700), di lotterie e scommesse (+200) e di servizi finanziari (+200). Il bilancio è invece negativo, rimanendo nei settori tradizionali, per le imprese giovani del commercio ( – 35mila), delle costruzioni (-29mila), della ristorazione (quasi 5mila) e della manifattura (-7mila).

In generale, comunque, come già anticipato il trend complessivo vede una riduzione delle attività d’impresa avviate dagli under 35: dalle 119mila registrate tra gennaio e settembre 2015 siamo passati alle 65.300 dello stesso periodo di quest’anno. E per quanto riguarda le regioni, solo il Trentino Alto Adige ha visto un incremento dal 2015: da quell’anno in questo territorio ci sono il 2,4% in più d’imprese guidate da giovani imprenditori, mentre per le altre regioni le percentuali sono solo negative (Marche -20,6%, Toscana -19,8%, Abruzzo -18,4%, Campania -7,9%, Basilicata -8%, Sardegna -11,3%).