Per Hwang Dong-hyuk, il sogno di realizzare Squid Game è rimasto a lungo nel cassetto. In molti non ne hanno colto il potenziale, l’hanno reputato poco realistico, persino grottesco e ben lontano da ciò che la gente avrebbe voluto guardare sullo schermo. Mai idea fu più sbagliata e, a distanza di dieci anni, Netflix ha dimostrato il perché

Prendete un gruppo di giocatori, portateli su un’isola deserta e date loro vaghe indicazioni: la più importante, da non dimenticare mai, è il montepremi in denaro. Perché, per quella vile carta che tutto può, chiunque (o quasi) arriverebbe ad uccidere. Di certo, lo farebbero i personaggi di Squid Game. La serie TV sudcoreana è frutto della vivida immaginazione di Hwang Dong-hyuk e ha monopolizzato per settimane la top10 di Netflix. Eppure, prima di arrivare in cima e godere di un successo inaspettato, il creatore di Squid Game ha dovuto attendere dieci lunghi anni e, nel mentre, ha dovuto far fronte ad alcune difficoltà economiche.

Il primo rifiuto non si scorda mai, ma nel mondo dello spettacolo anche il millesimo può fare ancora male. Per Hwang Dong-hyuk, il sogno di realizzare Squid Game è rimasto a lungo nel cassetto. In molti non ne hanno colto il potenziale, l’hanno reputato poco realistico, persino grottesco e ben lontano da ciò che la gente avrebbe voluto guardare sullo schermo. Mai idea fu più sbagliata e, a distanza di dieci anni, Netflix ha dimostrato il perché.

I primi passi di Hwang Dong-hyuk

Ogni regista che si rispetti ha bisogno di collaudare il proprio talento con della vecchia e sana gavetta. Stessa sorte è toccata a Hwang Dong-hyuk. Nato e cresciuto a Seul, la capitale della Corea del Sud, l’aspirante regista ha iniziato a scrivere e dirigere tantissimi cortometraggi ancor prima di Squid Game. Si è laureato in comunicazione presso l’Università Nazionale di Seul e, appena ottenuta la pergamena, si è inoltrato nel mondo dei cortometraggi, scrivendone e dirigendone a bizzeffe. Quell’amore per il cinema l’ha spinto su un aereo diretto a Los Angeles, dove ha potuto frequentare un master in Film Production presso l’University of Southern California. Ispirato dal sogno americano, il regista ha presentato come film per la tesi di laurea un corto intitolato Miracle Mile con protagonista Karl Yune. Quel cortometraggio è stato il suo primo trampolino di lancio, poiché è stato ripreso in 40 Festival internazionali e ha meritato diversi premi, tra cui lo Student Emmy Award.

Una volta entrato nel sistema, Hwang Dong-hyuk ha fatto il passo successivo, presentando il primo lungometraggio. Basato su una storia vera, My Father è arrivato in sala nel 2007 ed è stato apprezzato dalla critica. Tuttavia i film che hanno ottenuto maggiore successo in Corea del Sud sono stati Dogani (in lingua inglese tradotto con Silenced) e The Fortress. Avendo quindi raggiunto la fama, perché era ancora così ossessionato da Squid Game?

Il rifiuto di Squid Game e le difficoltà economiche

Come sarebbe tornare indietro e fare di nuovo quei giochi che hanno segnato la nostra infanzia? Una domanda che il creatore di Squid Game si è posto più volte, finché non ha buttato giù una storia che ponesse al suo centro proprio i classici giochi di strada. Dal più conosciuto Un, due, tre, stella fino al gioco del calamaro, l’autore ha reso questi giochi infantili a prova d’adulto, aggiungendo un tocco mortale e un montepremi da miliardi di won.

In principio, Hwang Dong-hyuk voleva che Squid Game fosse un film. Ben lontano dal progetto che è diventato, il regista aveva proposto la sua bozza a diverse case di produzione, ma in risposta aveva ottenuto sempre e solo un secco no. Il motivo? I potenziali investitori dell’epoca trovavano le uccisioni fin troppo brutali. Inoltre credevano poco realistico che degli individui lottassero fino alla morte per avere in cambio denaro.

Dieci anni fa, il creatore di Squid Game aveva lottato duramente per far sì che la sua idea prendesse vita. All’epoca, viveva sia con la madre che con la nonna e la sua famiglia non navigava in buone acque finanziarie. Di fatto, come riporta il Wall Street Journal, Hwang Dong-hyuk era molto convinto della sua idea, ma ad un certo punto fu costretto ad interrompere la sceneggiatura perché la famiglia era in gravi condizioni economiche. Per far fronte alle spese di tutti i giorni, dovette vendere il suo laptop per appena 675 dollari. E mentre il portafogli si svuotava di giorno in giorno, Hwang Dong-hyuk collezionava sempre più rifiuti da parte del mondo del cinema.

Hwang Dong-hyuk incontra Netflix ed è subito successo

La vita di Hwang Dong-hyuk è cambiata nel momento in cui Netflix ha bussato alla sua porta. Il colosso dello streaming, che di recente ha investito sempre più nell’intrattenimento coreano, nel 2019 ha finalmente pronunciato la parola che il creatore di Squid Game ha atteso per dieci lunghi anni. Quel , stretto gelosamente al petto, è stata la scintilla che ha riacceso i motori. E dall’idea di un film si è arrivati a mettere in piedi una serie televisiva, composta da nove, avvincenti episodi. Il cuore della trama non è mutato. La lotta tra classi e la povertà dilagante in Corea del Sud restano pilastri portanti della storia. La disperazione che spinge 456 concorrenti a cadere in una trappola mortale ha stregato non soltanto i telespettatori coreani, ma anche italiani, spagnoli, russi e americani. L’intero mondo è caduto vittima dell’incantesimo di Squid Game. Netflix ha infatti annunciato che è la serie più vista di tutti i tempi con 111 milioni di account collegati nelle prime quattro settimane dall’uscita. Un record che ha battuto persino Bridgerton.

L’impostazione di trama ricorda sicuramente prodotti più celebri come Hunger Games e Battle Royale. E Hwang Dong-hyuk non ha potuto negare di aver tratto ispirazione dalla sua infanzia: non soltanto quindi fumetti e film giapponesi, ma anche i giochi da bambini riportati poi nella serie TV. In Squid Game la violenza prende vita sfruttando giochi dalla facile comprensione. Questo escamotage permette al telespettatore di concentrarsi più su ciò che fanno i personaggi, come si comportano e come riescono a risolvere il gioco, anziché interpretare le regole. Nonostante la grande opportunità offerta da Netflix, Hwang Dong-hyuk ha raccontato a Variety di aver avuto difficoltà con il flusso creativo. Il creatore di Squid Game ha impiegato sei mesi per la stesura dei primi due episodi.

La possibilità di un sequel di Squid Game

E, all’idea di realizzare un sequel, Hwang Dong-hyuk in un primo momento è parso titubante. Non perché non riesca a vedere una nuova storia, ma perché la modalità di realizzazione è piuttosto complicata. In un’intervista alla CNN, il creatore di Squid Game ha infatti spiegato che la produzione della prima stagione è stata un’esperienza intensa: a causa dello stress, il regista ha perso sei denti durante le riprese.

Nonostante la difficoltà evidente di una trama tanto complessa, Hwang Dong-hyuk è ugualmente intenzionato a realizzare una nuova stagione se il pubblico lo vorrà. L’importante, specifica, è non farlo da solo. Per la prima stagione, ha dovuto occuparsi di scrittura, produzione e regia, un compito troppo grande per una sola persona. Ma, se Netflix decidesse di rinnovare Squid Game per una seconda stagione, Hwang Dong-hyuk è certo di poter fare un buon lavoro, un po’ come il suo protagonista, Gi-hun, che ha scelto di non arrendersi e quella spietata perseveranza che l’ha condotto verso la libertà.

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